Piz de Lavarela

PIZ DE LAVARELA (m 3055)

La potente, poderosa muraglia che unisce il Piz de Lavarela al Piz dles Conturines è il principale elemento paesaggistico a colpire lo sguardo del turista che risale la ridente e verdissima Valle di S.Cassiano. A stupire sono le dimensioni di questa colossale bastionata che al tramonto sembra incendiarsi assumendo un’intensa ed indescrivibile colorazione tra l’arancione e il rosato. Pochi immaginano che in realtà è possibile portarsi sulle creste sommitali senza difficoltà eccessive. Parliamo naturalmente di escursionisti esperti che non temono qualche passaggio su roccette; semmai ad impensierire dovrebbe essere la lunghezza complessiva dell’impresa, tale da impegnare un intero giorno richiedendo nel complesso un buon allenamento al cammino. Fondamentali sono naturalmente le condizioni meteorologiche stabili soprattutto in considerazione della più assoluta mancanza di punti d’appoggio intermedi. Chi raggiungerà la vetta del Piz de Lavarela potrà dire d’aver guadagnato un ambito “3000” in ambiente selvaggio che resterà per sempre nella propria memoria.

Dati tecnici:

Partenza dalla Capanna Alpina (m 1720): Difficoltà: EE. (E sino alla sella divisoria quotata m 2885 tra il Piz de Lavarela e il Piz dles Conturines; EE nel tratto successivo con passaggi di 1° grado non esposti lungo la cresta sommitale) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1335. Acqua: torrente tra Col de Locia e il Passo Tadega, per il resto assente ma con rifugio alla partenza utile per fare scorta.

Accesso:

Chi proviene da nord accede alla partenza risalendo la Val Badia sino al paese di La Villa (Stern / La Ila). Abbandoniamo il proseguo per Corvara volgendo a sinistra con indicazioni per il Passo di Valparola. Superiamo il paese di S.Cassiano quindi la frazione di Armentarola. Appena un km oltre quest’ultima frazione lasciamo la statale per volgere a sinistra raggiungendo in breve il Rifugio Capanna Alpina dove il tratto transitabile ha termine. Presso la struttura è presente un ampio parcheggio a pagamento. E’ possibile accedere alla partenza anche da Cortina d’Ampezzo con la statale delle Dolomiti: si raggiunge il Passo Falzarego e da qui, con ulteriori due km e mezzo di facile rotabile, si raggiunge il Passo di Valparola. Si divalla oltre il passo entrando in territorio altoatesino sino a trovare, un km prima di Armentarola, il bivio a destra per la Capanna Alpina.

Descrizione del percorso:

Con partenza dalla Capanna Alpina (m 1720), il nostro percorso muove inizialmente verso est seguendo il segnavia n° 11 e tralasciando il sentiero n° 20 che sale a destra al Rifugio Scotoni. Dopo una prima breve frazione quasi piana, scavalchiamo il limpidissimo e fragoroso torrente per intraprendere la moderata salita su ampio tracciato ben sostenuto nei tratti più ripidi da traverse in legno. Il paesaggio appare dominato, sin dalla partenza, dalle grandiose e strapiombanti pareti che ricadono dalla vetta del Piz dles Conturines. La vicinanza delle bastionate dolomitiche acuisce l’imponenza dell’ambiente infondendo la sensazione d’essere piccolissimi granelli di polvere alla base di rupi colossali. Il nostro sentiero sale lungo il fianco destro della vallata con alcuni tratti fra le rocce dove un occhio attento noterà in agosto i bellissimi fiori del Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa). Uno sguardo alle spalle permette di apprezzare il pendio risalito con un colpo d’occhio sul fondo valle dove abbiamo abbandonato l’auto. Un’ultima faticosa frazione permette di accedere al Col de Locia (m 2069 – ore 1 dalla partenza – panchina in legno), splendido terrazzo prativo che permette di godere dell’imponente panorama circostante. Il proseguo si sviluppa in debole saliscendi tra ondulazioni con il bosco di conifere ad alto fusto che lascia posto alle distese quasi cespugliose di pino mugo. Scavalchiamo le fresche acque del torrente passando a sinistra (destra orografica della valle) per procedere quasi in piano fino al bivio segnalato da cartelli; ignoriamo il segnavia 20B che si stacca a destra salendo nei selvaggi ghiaioni alla base delle Cime Ciampestrin. Manteniamo il nostro sentiero che attraversa ora “L’Gran Pian”, splendida distesa prativa pianeggiante in ambiente vasto e solitario. In breve raggiungiamo l’ampia e poco marcata Forcella da l’Ega (o anche Passo Tadega – m 2157 – ore 1,30 dalla partenza) dove abbandoniamo il segnavia 11 che procederebbe in direzione della Malga Gran Fanes.

Passiamo a sinistra con il cartello indicante il Piz de Lavarela: ha inizio la lunga salita che conduce in vetta. In questa prima frazione la vegetazione a pino mugo è ancora predominante. Con qualche tratto roccioso più sconnesso cominciamo a guadagnare quota con bel colpo d’occhio sulla grande struttura del Piz dles Conturines e alle spalle sulle cime di Ciampestrin. Complice la quota, i pini mughi e i prati cedono il posto ai detriti e ad una vegetazione pioniera tipica dei terreni dolomitici d’altitudine. Passiamo non distanti da una grande parete strapiombante ricadente dal Piz dles Conturines quindi il percorso, in costante salita, si porta sulla destra (sinistra orografica del vallone). In breve raggiungiamo la conca del Lago di Conturines (m 2518), piccolo laghetto che arriva quasi a prosciugarsi a fine estate. Il sentiero prosegue innalzandosi a destra dello specchio d’acqua guadagnando ulteriore quota in ambiente selvaggio vasto e desolato. L’itinerario assume spiccate caratteristiche d’alta montagna con la vegetazione che lascia definitivamente spazio a balze rocciose e detriti. Il segnavia sfrutta per un breve tratto le stratificazioni sovrapposte della dolomia: possiamo immaginare le immani forze che migliaia d’anni fa la terra sprigionò per generare queste grandi bancate di pietra all’apparenza immutabili nel tempo. Il sentiero si fa più impegnativo e alcune frazioni risultano più instabili per via del fondo pietroso frutto dell’erosione delle pareti circostanti. Muoviamo in direzione della sella compresa tra le propaggini del Piz de Lavarela a destra e il Piz dles Conturines a sinistra. Sotto la verticale della forcella attraversiamo un breve tratto piano con fondo caratterizzato da detrito fine e compatto quindi rimontiamo un ulteriore salto; il nostro sguardo è ancora una volta attratto dalle ciclopiche stratificazioni poste questa volta a sinistra del tracciato. Un ultimo sforzo permette di accedere alla sella divisoria (m 2885 – ore 3,20 dalla partenza).

Siamo ad un importante bivio, il sentiero si separa infatti in due opportunità. A sinistra, il sentiero “Tru Dolomien”, traversa in direzione del Piz dles Conturines, raggiungibile con una breve frazione ferrata. Nel nostro caso scegliamo invece di muovere a destra affrontando l’ultima parte di cammino, l’unica a presentare passaggi di un certo impegno per via dell’ambiente severo d’alta quota e per il terreno smosso. Rimontiamo con una sequenza di serpentine l’evidente canale franoso su fondo detritico instabile; a sinistra un poderoso strapiombo precipita fino ai verdi prati della sottostante Valle di S.Cassiano. Siamo inoltre sovrastati da una caratteristica rupe di roccia giallo nerastra. In lontananza un occhio attento scorgerà, all’orizzonte, la Marmolada con il suo ghiacciaio. Da notare inoltre, alle spalle, il bel colpo d’occhio sull’inconfondibile cocuzzolo del Piz dles Conturines con l’evidente traccia che conduce alla base del salto terminale. Il nostro percorso, dopo aver risalito quasi per intero il colatoio detritico, volge all’improvviso verso destra per traversare, in pratica senza dislivello, lungo una sottile cengia in piena parete. Il tratto non presenta alcuna difficoltà tuttavia la parziale esposizione e l’assenza di assicurazioni consiglia prudenza e piede fermo sino al termine della cengia; subito oltre questo caratteristico traverso volgiamo a sinistra su pendio in moderata pendenza ora ampio e senza esposizione puntando in direzione della cresta sommitale. Da notare il paesaggio che, verso sudest, si apre in direzione delle Tofane. Siamo ora sovrastati dal crinale sommitale che unisce il punto più alto posto a destra con l’anticima occidentale sulla sinistra; quest’ultima ricade in nostra direzione con un grande paretone strapiombante costituito da una serie di stratificazioni rocciose sovrapposte. Il percorso segnato sale grosso modo fra le due cime sfruttando l’unico punto debole del bastione sommitale: un conoide detritico inclinato di ghiaie e pietre instabili appoggiato alla parete che conduce direttamente in pieno crinale. Una volta raggiunta la cresta possiamo notare a sinistra la grande vicinanza dell’anticima: si tratta della sommità visibile dalla Valle di S.Cassiano (m 3034) mentre la vetta vera e propria è in posizione più arretrata verso oriente e quindi non visibile dal fondo valle. Per raggiungere il punto più alto non resta che seguire l’affilato crinale roccioso verso destra con un paio di passaggi intorno al 1° grado comunque non esposti e quindi ben superabili da un escursionista con esperienza. L’ultima frazione è pressochè piana e conduce infine al punto più elevato (m 3055 – ore 4 complessive – libro di vetta).

Nei giorni sereni il panorama è sconfinato, interrotto in minima parte, verso sud, dal Piz dles Conturines dal quale siamo divisi da un ampio crinale nel quale spicca il risalto del Piz dles döes Forceles. A settentrione il paesaggio è dominato dalle grandiose pendici del Monte Cavallo e del Sasso delle Dieci. Da notare, sotto la verticale, in direzione nordest, l’Alpe di Fanes con il bellissimo Lago Verde e con i rifugi Fanes e Lavarella.

Il rientro avviene a ritroso prestando attenzione nel tratto sommitale alle poche difficoltà tecniche prima descritte: la cresta sommitale di 1° grado, il traverso esposto e un paio di canali detritici a fondo instabile (ore 7 complessive).

Cenni sulla flora:

Di grande ricchezza appare la flora lungo l’intero il percorso. Si tratta di un itinerario in gran parte impervio, non alla portata dell’escursionista improvvisato o privo d’allenamento. Il risultato è un’abbondanza floreale legata all’isolamento davvero sorprendente. Di seguito alleghiamo una lista delle principali specie osservate con un particolare cenno in relazione alle entità endemiche. 

Specie endemiche:

1)      Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa); uno dei più spettacolari fiori osservabili nelle Dolomiti, ha colonizzato lungo questo percorso le rupi che precedono l’arrivo al Col de Locia. Molti esemplari sono presenti a pochi metri dal sentiero permettendo splendide fotografie. In piena fioritura ad inizio agosto, si tratta di un endemismo con areale esteso dalle Grigne in Lombardia sino alla Carinzia.

2)      Bonarota comune (Paederota bonarota); condivide con il Raponzolo chiomoso il medesimo habitat; le belle infiorescenze di colore blu sono in piena fioritura il luglio.

3)      Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum); endemico delle Alpi Centrali e Orientali, si distingue dal più comune Rhododendron ferrugineum per l’evidente pelosità setolosa presente sulle foglie.

4)      Millefoglio dei macereti (Achillea barrelieri subsp.oxyloba); endemico delle Alpi Centrali e Orientali è osservabile nelle rocce e nei detriti della fascia compresa tra il Passo Tadega, il Lago Conturines e la selletta quotata 2885 metri.

5)      Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemismo delle Alpi sudorientali con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli.

6)      Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae); endemismo alpico – dinarico presente in Italia dalla Lombardia al Friuli che predilige substrato calcareo e dolomia.

7)      Aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana) endemismo delle Alpi sudorientali con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli. Lungo il percorso descritto interessa il settore in salita compreso tra la Capanna Alpina e il Col de Locia.

8)      Senecio abrotanino (Senecio abrotanifolius); pianta endemica delle Alpi con areale esteso dalla Valle d’Aosta al Friuli caratterizzata da appariscenti capolini arancioni.

Altre piante osservate:

1)      Celoglosso (Coeloglossum viride)

2)      Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp. rhaeticum)

3)      Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

4)      Stella alpina (Leontopodium alpinum)

5)      Potentilla caulescente (Potentilla caulescens); predilige i dirupi a strapiombo e lungo questo itinerario condivide il suo habitat con Physoplexis comosa e Paederota bonarota.

6)      Camedrio alpino (Dryas octopetala)

7)      Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

8)      Tajola comune (Tofieldia calyculata), nei prati umidi presso il Col de Locia.

9)      Arnica (Arnica montana)

10)   Crepide dorata (Crepis aurea)

11)   Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

12)   Campanula dei ghiaioni (Campanula cochlearifolia)

13)   Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides)

14)   Sassifraga androsacea (Saxifraga androsacea)

15)   Genziana alata (Gentiana utriculosa)

16)   Piroletta a foglie rotonde (Pyrola rotundifolia) nei mughi tra il Col de Locia e il Passo Tadega.

17)   Silene a cuscinetto (Silene acaulis), presente nei macereti sommitali a monte del Lago di Conturines.

18)   Linaiola d'alpe (Linaria alpina)

19)   Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium)

20)   Napello (Aconitum napellus)

21)   Sassifraga muschiata (Saxifraga moschata)

22)   Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

23)   Potentilla lucida (Potentilla nitida)

24)   Moehringia cigliata (Moehringia ciliata)

25)   Raponzolo orbiculare (Phyteuma orbiculare)

26)   Prunella delle Alpi (Prunella grandiflora)

27)   Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

28)   Cariofillata montana (Geum montanum)

29)   Iberidella alpina (Hornungia alpina)

30)   Spillone alpino (Armeria alpina)

31)   Erba unta comune (Pinguicola vulgaris)

32)   Salice reticolato (Salix reticulata)

33)   Erigero unifloro (Erigeron uniflorus)

34)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

35)   Genziana germanica (Gentiana germanica)

36)   Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

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