Corona

MONTE CORONA (m 2508)

Sono molte le aree nell’ambito del Gruppo dell’Adamello ad essere appartate e poco conosciute, eppure si tratta molto spesso di settori dove la montagna si presenta ancora nella sua veste migliore. La salita al Monte Corona dalla Valle d’Arnò presenta proprio queste caratteristiche: un ambiente ancora incontaminato tra cime per lo più dimenticate. Il tutto si traduce in un’ascensione di valore ancora più grande dove troverete quella meraviglia e quel silenzio sempre più rari da trovare, specialmente nei gruppi montuosi più famosi. La salita offre poi un’ulteriore attrattiva nella bellissima Cascata della Cravatta ad impreziosire ulteriormente il percorso. Ne consigliamo la percorrenza tra luglio e settembre evitando così i nevai che, soprattutto nella zona del Passo del Frate, possono rendere il cammino impegnativo. Occorre sottolineare che il tratto sommitale è in ogni caso adatto ad escursionisti esperti per via del terreno instabile e in parte esposto. Non vi sono comunque difficoltà sino alla zona del Passo del Frate e anche limitandosi a questo tratto l’escursione è ugualmente ricca d’interesse e di magnifici scorci panoramici.

L’escursione in breve:

Radura presso Malga d'Arnò (m 1415) – Malga Maggiasone (m 1740) - Passo del Frate (m 2248) - Monte Corona (m 2508)

Dati tecnici:

Partenza presso Malga d’Arnò (m 1415): Difficoltà: EE (E sino a circa 100 metri al di sotto del Passo del Frate; EE l’ultimo tratto prima del passo con sentiero ripido ed esposto; EE anche il tratto successivo su percorso non segnato a tratti esposto e in ultimo su fondo detritico molto instabile) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino al Passo del Frate; assente nel tratto successivo su tracce non sempre facili da reperire. Dislivello assoluto: m 1093. Acqua sul percorso: presso Malga Maggiasone.

Accesso alla partenza:

Dal paese di Breguzzo, nelle Valli Giudicarie, si imbocca la nascosta e poco nota Val di Breguzzo. Poco oltre il Rifugio Ponte Arnò seguiamo la strada con parecchi tornanti che conduce verso la Malga d’Arnò. Prima della struttura, a 1415 metri di quota, notiamo sulla sinistra una radura utile per parcheggiare e le indicazioni per Malga Maggiasone.

Descrizione del percorso:

Seguiamo la carrareccia, dapprima ampia e quasi in piano, che si sviluppa immediatamente a destra del fragoroso torrente. Il fresco bosco di conifere e il rumore delle rapide rendono l’ambiente selvaggio e suggestivo. La mulattiera lascia spazio ad un buon sentiero che in pendenza moderata risale il pendio sino a guadagnare il primo punto caratteristico dell’escursione. Il bosco lascia spazio ad una conca racchiusa ad occidente da una grande parete rocciosa letteralmente divisa in due dalla bellissima Cascata della Cravatta. Il sentiero scavalca il torrente con un ponte in legno dal quale il salto d’acqua si mostra in tutto il suo grandioso splendore. Scavalcato il ponte si può eseguire una veloce digressione passando sulla traccia a destra che porta in qualche minuto fin sotto al getto della cascata.

Rientrati sul sentiero proseguiamo nella salita che diviene ora molto più ripida sebbene priva di difficoltà. In marcata pendenza raggiungiamo infine un pianoro dove la fitta abetaia si dirada lasciando spazio ad un tratto prativo. Ritorniamo brevemente nel bosco con alberatura tuttavia più rada e con pendenza molto meno marcata. In breve siamo sull’altipiano erboso che accoglie la Malga Maggiasone (m 1740 – ore 1 dalla partenza). Ancora una volta l’ambiente è di rara suggestione: siamo in un grandioso anfiteatro d’alta montagna e spicca, verso ovest sudovest, il marcato Passo del Frate costituito da rocce calcaree bianche assolutamente inusuali e contrastanti con le scure cime granitiche dell’immediato circondario. Un occhio attento noterà, proprio in coincidenza della sella, l’inconfondibile monolite roccioso che ha dato notorietà al passo. Avremo modo nel proseguo di transitare proprio alla sua base.

In ambiente idilliaco e meravigliosamente appartato attraversiamo il verdissimo altipiano dominato a destra dalla Punta di Maggiasone. Guadagniamo un canalone detritico attraversato dal torrente; il guado non presenta particolari difficoltà. Subito oltre siamo al margine meridionale dell’alpeggio; ha termine il tratto in falsopiano, il sentiero diviene infatti assai ripido lasciando alle spalle la conca prativa per salire in lunga serpentina. Intorno ai 2000 metri il bosco ha termine lasciando spazio ai prati d’altitudine; il panorama si allarga concedendo la vista, a sinistra, delle quinte rocciose del Monte Corona. Il nostro percorso, ben evidente e scavato nel manto erboso, obliqua a destra in direzione del Passo del Frate. Il sentiero asseconda alcuni canaloni dove la neve di valanga tende talvolta ad permanere sino alla stagione estiva, quindi traversa fin sotto la verticale del passo. Il sentiero evita inizialmente le bianchissime rocce calcaree affioranti traversando a destra per sfruttare sino all’ultimo il fondo prativo; siamo infine alla base della ripidissima scarpata rocciosa. Per rimontarla il tracciato sfrutta una stretta e caratteristica fenditura nella roccia di probabile origine artificiale: la zona è stata infatti interessata dal primo conflitto mondiale e non mancano numerose testimonianze d’esso evidenti nelle trincee e nei detriti di legno ancora presenti lungo il pendio. Saliamo molto faticosamente tra le due pareti calcaree sfruttando gli scalini a tratti vistosamente artefatti con l’inconfondibile monolite del Passo del Frate ormai vicinissimo. In ultimo la pendenza si attenua sino a guadagnare il crinale in coincidenza del passo (m 2248 – ore 2,30 dalla partenza) che, a sorpresa, rivela verso meridione ampi dorsi prativi con pendenze ben più dolci rispetto al versante di salita.

L’ascensione verso il Corona prevede ora la percorrenza dell’evidente traccia che si innalza a sinistra. Lasciamo alle spalle le bianchissime rocce del “Frate” e le pendici del monte La Uzza per seguire il vecchio sentiero di guerra che ricalca in pratica la linea del crinale. Da notare come il paesaggio includa, verso sudovest, le pendici del Cornone di Blumone e del Laione, grandiose cime poste all’estremità meridionale del Gruppo dell’Adamello. Il tracciato, non segnato ma comunque, in questa prima parte, assai evidente, appare come un’esile striscia tra l’erba. Il percorso è infatti ricavato lungo la linea dello spartiacque in questa frazione piuttosto affilato. L’esposizione resta contenuta è comunque necessaria la massima attenzione avendo piede fermo per via del pendio che, soprattutto a sinistra, appare davvero molto precipite sulla conca sottostante. Superato un settore dello spartiacque in falsopiano, la pendenza si accentua improvvisamente con la trincea sfruttata dal nostro tracciato che si impenna assecondando il ripido pendio caratterizzato in parte da instabili sfasciumi. La traccia evita a sinistra alcuni spuntoni sino a riprendere la cresta raggiungendo la base di un salto roccioso invalicabile (circa m 2400). Da notare la cima del Corona proprio di fronte a noi e le suggestive stratificazioni rocciose che la montagna rivolge alla nostra destra.

Ha ora inizio la frazione più impegnativa dell’ascensione, riservata ad escursionisti esperti. La via di salita prevede infatti l’abbandono della linea di crinale per traversare a sinistra su terreno assai instabile ed in gran parte esposto. Purtroppo il fondo detritico ad ogni inverno si muove rendendo difficile reperire le tracce di passaggio. Con estrema attenzione si rimontano i grandi ghiaioni inclinati rivolti verso settentrione sino a guadagnare, in ultimo, il punto più alto (m 2508 – ore 3,30 dalla partenza). Grandioso appare il panorama di vetta, aperto a nord verso l’inconfondibile cuspide del Carè Alto. Verso ovest si stagliano le cime del Bruffione, del Cornone di Blumone e del Re di Castello mentre al di là del Passo del Frate il paesaggio è occupato dalla tozza sagoma, in parte erbosa, del Monte La Uzza. Il ritorno avviene a ritroso prestando molta attenzione al terreno detritico esposto del settore sommitale. Per l’intera escursione sono da preventivare almeno 6 ore di cammino al netto delle soste.

Cenni sulla flora:

L’intero settore attraversato dall’escursione appena descritta presenta una sorprendente ricchezza vegetale legata soprattutto all’isolamento della zona, tutt’oggi poco nota agli escursionisti. Segue un elenco delle principali entità osservate in occasione della nostra salita, avvenuta tra luglio e agosto.

1)      Cicerbita alpina (Cicerbita alpina)

2)      Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus). Da molti ritenuta la più bella tra le orchidee italiane, è presente nei prati presso Malga Maggiasone.

3)      Camedrio alpino (Dryas octopetala)

4)      Cariofillata dei rivi (Geum rivale)

5)      Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

6)      Sassifraga di Vandelli (Saxifraga vandellii); questo raro endemismo insubrico con areale compreso tra il Lago di Como le le Valli Giudicarie, è presente con alcuni esemplari nelle bianche rocce calcaree presso il Passo del Frate.

7)      Nigritella comune (Nigritella nigra)

8)      Nigritella rossa (Nigritella miniata)

9)      Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

10)   Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

11)   Stella alpina (Leontopodium alpinum) presente lungo il crinale a monte del Passo del Frate.

12)   Semprevivo montano (Sempervivum montanum), presente lungo il crinale a monte del Passo del Frate.

13)   Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

14)   Primula di Val Daone (Primula daonensis); splendido endemismo dei terreni silicei presente unicamente nei gruppi dell’Adamello e dell’Ortles – Cevedale. E’ presente in coincidenza del Passo del Frate e nei prati subito a valle.

15)   Primula meravigliosa (Primula spectabilis), caratterizzata da un’appariscente corolla con petali tra il rosso e il violetto, è un endemismo insubrico con areale esteso dalla Val Camonica sino ai monti del Grappa. Lungo questo itinerario è osservabile in coincidenza del Passo del Frate e nei prati subito a valle della sella.

16)   Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

17)   Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

18)   Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

19)   Arnica (Arnica montana)

20)   Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

21)   Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata)

22)   Spillone alpino (Armeria alpina)

23)   Piede di gatto (Antennaria dioica)

24)   Bartsia alpina (Bartsia alpina) nei prati immediatamente ai piedi delle bianche rocce calcaree del Passo del Frate.

25)   Trifoglio bruno (Trifolium badium)

26)   Genepì maschio (Artemisia genipi); purtroppo la raccolta indiscriminata della pianta per produrre amari ha fatto sì che la specie si sia pericolosamente rarefatta. Resta presente in aree limitate delle Alpi; lungo il percorso appena descritto sono osservabili alcune piante nelle rocce di crinale tra il Passo del Frate e la cima.

27)   Falangio alpino (Lloydia serotina); rara pianta della famiglia delle Liliaceae.

28)   Raponzolo plumbeo (Phyteuma ovatum)

29)   Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

30)   Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

31)   Genzianella (Gentiana verna)

32)   Astro alpino (Aster alpinus)

33)   Cinquefoglia trifogliata (Potentilla grandiflora)

34)   Vedovella alpina (Globularia nudicaulis)

35)   Vedovella celeste (Globularia cordifolia)

36)   Astranzia maggiore (Astrantia major) nel bosco, proprio ad inizio percorso.

37)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

38)   Genziana alata (Gentiana utriculosa), inconfondibile per il suo calice fortemente rigonfio con costolature alate.

39)   Linaiola d’alpe (Linaria alpina), presente con numoerosi esemplari nelle trincee a monte del Passo del Frate.

40)   Luparia (Aconitum lycoctonum)

41)   Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis), subendemica dell’arco alpino, è presente nelle rocce calcaree presso il Passo del Frate.

42)   Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

43)   Borracina verde scura (Sedum atratum)

44)   Soldanella alpina (Soldanella alpina)

45)   Pigamo colombino (Thalictrum aquilegifolium)

46)   Arabetta alpina (Arabis alpina)

47)   Campanula barbata (Campanula barbata)

48)   Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

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