Pan di Zucchero

MONTE PAN DI ZUCCHERO (m 3207)

Sono pochissime le strade alpine che permettono di varcare in automobile i 2700 metri. Il Colle dell’Agnello, al confine tra Italia e Francia, è una graditissima eccezione. La posizione privilegiata ed elevata del valico aiuta non poco gli escursionisti permettendo di superare in modo relativamente agevole i 3000 metri per godersi il panorama d’alta quota. La salita al Pan di Zucchero è particolarmente frequentata trattandosi di una delle elevazioni più vicine alla partenza. Si tratta nel complesso di un itinerario che impegna per mezza giornata tuttavia il breve percorso non deve indurre a sottovalutare il cammino; la salita richiede infatti una certa attenzione per via del fondo instabile. Occorre inoltre rilevare la presenza di più vie di salita non chiaramente segnate che in alcuni casi affrontano brevi tratti esposti. Attenzione deve infine essere prestata alle condizioni meteorologiche; l’elevata altitudine determina infatti un clima in genere assai rigido anche in piena estate oltre alla possibilità di trovare residui di neve. Il panorama di vetta è di quelli che non si dimenticano grazie alla vicina presenza del grandioso Monte Viso e del prospiciente Pic d’Asti inconfondibile per l’affilatissima ed esposta cresta sommitale.

L’escursione in breve:

Colle dell’Agnello (m 2748) – Colle dell’Agnello Vecchio (m 2785) – Monte Pan di Zucchero (m 3207)

Dati tecnici:

Partenza dal Colle dell’Agnello (m 2748): Difficoltà: EE. (Vai alla scala delle difficoltà). Difficoltà E sino al Colle dell’Agnello Vecchio. Nel proseguo EE con diverse possibilità di salita mal segnate su fondo instabile e con brevi passaggi in parte esposti. Quasi in cima un breve passaggio di 1° grado appare ben gradinato e in contenuta esposizione. Segnaletica: totale sino al Colle dell’Agnello Vecchio; nel tratto che segue si è guidati da ometti di pietre e tracce di passaggio nel ghiaione per lo più confuse per la presenza di molte tracce che si intersecano. Dislivello assoluto: m 460. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

L’accesso avviene risalendo la Valle Varaita su comoda strada provinciale. Attraversiamo diversi paesi tra i quali ricordiamo Sampeyre, Casteldelfino e Pontechianale con il suo lago. In ultimo siamo a Chianale, ultima frazione della valle. La strada prosegue in direzione del confine di stato: con parecchi tornanti guadagniamo ripidamente quota rasentando lo splendido Lago del Pic d’Asti. Raggiungiamo infine la frontiera in coincidenza del Colle dell’Agnello, uno dei più alti valichi alpini transitabili in automobile. Da notare, poco prima del confine di stato, il bellissimo panorama verso il Pan di Zucchero, il Pic d’Asti e, ancora più a destra, sul grandioso Monte Viso. Proseguiamo per un centinaio di metri nel versante francese sino al cartello blu con scritto “Département des Hautes-Alpes” in coincidenza del quale, sulla destra, troviamo un’ampia piazzola dove abbandonare l’auto.

Descrizione del percorso:

Alle spalle della piazzola dove abbiamo lasciato l’auto si sviluppa un evidente sentiero che rimonta dolcemente il pendio. In questa prima parte restiamo a sinistra del crinale in quanto impraticabile per la presenza di alcuni affioramenti rocciosi strapiombanti. Il panorama appare grandioso, davanti a noi, in direzione del Pan di Zucchero, nostra meta finale. L’ambiente, come è ovvio che sia, non presenta alberatura per via della quota troppo elevata. Avanziamo tra macereti e prati d’altitudine in piena fioritura nei mesi di luglio e agosto. Il percorso, in pendenza moderata guadagna il crinale, ora ampio e praticabile, con la vista estesa, a destra del Pan di Zucchero, alla bianca sagoma sommitale del Pic d’Asti. Siamo sullo spartiacque principale delle Alpi nonché sul confine di stato. Da rilevare la visione a sinistra in direzione Molines-en-Queyras con l’orizzonte occidentale occupato da vette che presentano lontani ghiacciai. Il crinale, molto ampio e perfettamente percorribile, presenta dolci pendenze nel versante francese; in territorio italiano si affaccia invece in una ripida ed esposta scarpata detritica che precipita per quasi 200 metri fino ai prati sottostanti in fondo ai quali occhieggia il laghetto del Pic d’Asti. Procediamo su fondo ben battuto attraverso ampi macereti nei quali abbonda una preziosa flora d’altitudine a cui faremo riferimento in coda alla descrizione. In breve siamo al Colle dell’Agnello Vecchio (m 2785) in coincidenza del quale ci raccordiamo con una poco visibile traccia che sale dal versante italiano. In coincidenza del valico la precedente scarpata lascia infatti spazio ad un verdeggiante pendio posto immediatamente ai piedi della grandiosa sagoma del Pan di Zucchero.

Cambia ora la pendenza dell’ampia mulattiera in quanto saliamo con decisione verso la marcata spalla che la cima rivolge verso occidente. Ci spostiamo pertanto dal crinale debordando di poco in territorio francese. In breve raggiungiamo lo spallone in coincidenza del quale abbandoniamo il sentiero che proseguirebbe traversando senza dislivello per inerpicarci invece, sulla destra, lungo la traccia che punta in direzione della cima. Non è presente segnaletica ma con buona visibilità appare evidente il tracciato che nei più limpidi giorni estivi sarà certamente frequentato da parecchi escursionisti. Non è l’unica possibilità per salire alla cima tuttavia è la prima che incontriamo nonché la più diretta anche se affronteremo alcuni passaggi che richiederanno una certa attenzione. Dapprima rimontiamo gli instabili pendii ghiaiosi inclinati posti alla base della struttura sommitale quindi cominciamo a salire tra il detrito mobile con pendenza che diviene progressivamente più marcata nel settore superiore. Guidati dagli ometti di pietra, talvolta con diverse possibilità che si ricongiungono, saliamo restando a brevissima distanza dal pauroso salto che si affaccia in direzione del versante italiano. Non sono da segnalare particolari difficoltà tuttavia, in un paio di punti, il percorso arriva a qualche metro dal salto risultando in parte esposto. Con cautela proseguiamo nella salita con le ghiaie che lasciano spazio dapprima a pietrisco mobile quindi ad alcuni affioramenti rocciosi. Da rilevare il panorama che si estende in territorio estero alla Crête de la Taillante e al sottostante Lago Foréant.

In ultimo siamo all’unica vera asperità dell’itinerario di salita: si tratta di un liscio lastrone inclinato alto alcuni metri da rimontare con l’aiuto delle mani e con molta attenzione per non scivolare (difficoltà intorno al 1° grado). Da rilevare, poco prima del lastrone, l’evidente traccia che sale dalla sinistra congiungendosi al nostro tracciato: sarà la via che utilizzeremo per rientrare a valle. Superato il liscio salto il sentiero prosegue ancora per un brevissimo tratto sino ad accedere all’affilata cresta sommitale e infine al punto più alto (m 3207 – ore 1,30 dalla partenza).

Da notare l’incredibile abisso che precipita dalla cima in territorio italiano: l’esposizione è da capogiro e per questo motivo è bene muoversi con circospezione sul sottile crinaletto evitando di avvicinarsi inutilmente allo strapiombo. Il panorama appare straordinario e non potrebbe essere diversamente considerata la quota molto elevata e la posizione della vetta in pieno spartiacque. Proprio di fronte a noi, a brevissima distanza, notiamo l’elegante e sinuosa cresta che conduce in vetta al Pic d’Asti. Più a sinistra, di poco più lontano, godiamo della visione del Monte Viso, la più alta cima del circondario. Volgendo ulteriormente ad est abbiamo il Pic Brusalana quindi, spostandoci verso settentrione, la vista si estende a grande distanza fino a scorgere, nelle giornate più limpide, le cime della Valle d’Aosta. Possiamo distinguere il Monte Rosa, il Cervino e il Monte Bianco (quest’ultimo quasi allineato con il vertice a sinistra della Crête de la Taillante). Tornando al circondario del Pan di Zucchero godiamo della vista non solo, ai piedi della Crête de la Taillante, del Lago Foréant ma anche del Lago d’Asti da non confondersi con il precedentemente citato Lago del Pic d’Asti posto quest’ultimo nel versante italiano. Più a occidente la vista si perde tra le cime delle Alpi Francesi.

Il rientro a valle avviene a ritroso per i primi metri affrontando in discesa il liscio lastrone inclinato con difficoltà intorno al 1° grado. Disceso questo breve ostacolo siamo ad un marcato bivio: lasciamo l’itinerario usato in salita per volgere a destra calando su evidente traccia lungo l’ampia spalla che raggiunge il sottostante Col Vieux. Il sentiero cala tra i detriti con una serie di tornanti e soprattutto con minore difficoltà rispetto alla salita. La vista, molto ampia ed avvincente, include in lontananza il Colle dell’Agnello, dove la nostra avventura ha avuto inizio. Più vicino appare l’ampio Lago Foréant dominato a destra dalla già citata Crête de la Taillante; ancora più a destra restano visibili, sullo sfondo, i grandi ghiacciai del Monte Rosa. Guidati dagli ometti scendiamo di quota transitando tra rocce rotte e lastroni inclinati. Il percorso appare in linea di massima logico in quanto resta prossimo alla spalla discendente sino al punto in cui la traccia volge con decisione verso destra. La svolta non è evidentissima tuttavia, non scorgendola, si procede in discesa per pochi metri sino ad un salto esposto che rende così evidente l’errore. Occorre allora arretrare in salita sino a cogliere il punto in cui la traccia abbandona la spalla per traversare verso nord. Il proseguo, con la guida di alcuni ometti, si articola tra vaste pietraie di clasti mobili senza comunque rilevare alcun passaggio impegnativo. Problemi si potrebbero tuttavia avere in presenza di nebbia per via dell’orientamento tutt’altro che chiaro. Attenzione infine all’eventuale presenza di nevai residui non improbabili fino ad estate inoltrata grazie alla quota e all’esposizione verso nordovest della frazione.

Intorno ai 3000 metri di quota il percorso volge con decisione verso sinistra tornando a muovere in direzione del Colle dell’Agnello. Il sentiero è ora ampio e finalmente chiaro; risale brevemente a scavalcare un modesto costone detritico per poi riprendere a calare con dolci pendenze in direzione di un’evidente bivio non segnalato. A destra si cala verso l’ormai prossimo Col Vieux, posto immediatamente a monte del Lago Foréant. Procediamo invece verso sudovest, su percorso molto ampio, lasciando alle spalle la grandiosa sagoma del Pan di Zucchero. Tra aridi macereti d’altitudine e prati magri caliamo dolcemente sino a riprendere, poco a monte del Colle dell’Agnello Vecchio, il sentiero di cresta usato all’andata. L’ultima frazione ricalca a ritroso il tracciato usato in salita riportandosi alla partenza in complessive 3 ore di cammino.

N.B Utilizzando il percorso di discesa per salire in vetta si annulla ogni problema di progressione legato a frazioni esposte e al fondo instabile. L’unica difficoltà resta il liscio gradone con difficoltà di primo grado che precede di poco il raggiungimento del punto più alto. Il percorso non è tuttavia così semplice da identificare per via dell’assenza di qualsiasi cartello indicatore e per la presenza di numerose tracce che si intersecano. Per questa ragione abbiamo preferito la descrizione della salita più diretta e facile da identificare, comunque alla portata di un escursionista di media esperienza.

Cenni sulla flora:

La zona del Colle dell’Agnello è di grande valore dal punto di vista della flora grazie alla presenza di specie caratteristiche delle quote più alte incluse alcune piante endemiche. Lo sviluppo dell’itinerario ad una quota prossima ai 3000 metri fa sì che le fioriture si protraggano, a seconda dell’andamento stagionale, sino ad estate inoltrata. Il settore più interessante e ricco è senz’altro quello compreso tra la partenza e il Colle dell’Agnello Vecchio mentre il successivo tratto, che conduce alla vetta, appare di minor interesse in quanto il fondo detritico o roccioso non permette la presenza di numerose specie. Segue una rapida rassegna delle specie più rilevanti osservate nel nostro caso a cavallo tra i mesi di luglio e agosto.

Piante endemiche:

1)   Campanula del Moncenisio (Campanula cenisia); bellissimo endemismo delle Alpi Occidentali e Centrali caratterizzato da corolle di colore azzurro chiaro. Nonostante il portamento strisciante, i fiori sono piuttosto appariscenti in quanto presenti nelle pietraie e nei nudi macereti immediatamente a monte del Colle dell’Agnello Vecchio tra 2800 e 3000 metri.

2)    Campanula occidentale (Campanula alpestris); un’altra splendida entità endemica presente nelle Alpi Occidentali con una curiosa presenza disgiunta sui Monti Sibillini e quindi nell’Appennino Centrale. La colorazione azzurro intenso e la grande dimensione della corolla la rendono facilmente distinguibile dalle congeneri. Lungo il percorso è presente lungo il crinale immediatamente prima del Colle dell’Agnello Vecchio, specialmente nell’impervia scarpata che precipita nel versante italiano.

3) Genepì dei ghiacciai (Artemisia glacialis), endemico delle Alpi Occidentali è osservabile sulle rocce nel tratto compreso tra la partenza e il Colle dell’Agnello Vecchio.

4) Genepì maschio (Artemisia genipi); endemismo dell’arco alpino che purtroppo si sta pericolosamente rarefacendo in quanto è stato in passato raccolto indiscriminatamente per produrre amari. Lungo il percorso descritto è presente con alcuni esemplari lungo il pendio sommitale del Pan di Zucchero, anche oltre i 3000 metri.

5)   Primula impolverata (Primula marginata). Si tratta di un endemismo delle Alpi Marittime e di un piccolo settore delle Alpi Cozie; è pertanto presente in Piemonte e nella Liguria occidentale. Sono presenti alcune curiose stazioni disgiunte nell’Appennino Ligure tra la Ciapa Liscia e il Groppo Rosso. L’infiorescenza è inconfondibile per le corolle azzurro violette e per la lamina farinosa delle foglie.

6)    Achillea nana (Achillea nana); endemica delle Alpi Occidentali e Centrali è presente in buona quantità nei detriti consolidati e nei macereti della prima parte di percorso, fin verso il Colle dell’Agnello Vecchio.

7) Caglio del Col di Tenda (Galium tendae); endemismo delle rupi silicee segnalato nelle Alpi Marittime, Cozie e Graie.

8)  Veronica di Allioni (Veronica allionii), endemica delle Alpi Occidentali.

9)    Astragalo elvetico (Oxytropis helvetica); endemismo delle Alpi Occidentali e Centrali con areale che interessa sia il versante italiano che quello francese e svizzero. In Italia è presente in Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. E’ osservabile in grande quantità nei prati e nei macereti tra la partenza, il Colle dell’Agnello Vecchio e il Col Vieux.

Piante non endemiche ma comunque rare:

1)      Arabetta celeste (Arabis caerulea). Poco appariscente per le piccole dimensioni, è presente con i suoi fiori di colore azzurro chiaro in un macereto a breve distanza dal Colle dell’Agnello Vecchio.

2)      Androsace vitaliana (Androsacde vitaliana subsp. cinerea); bellissima pianta a portamento strisciante caratterizzata da fiori di colore giallo intenso. E’ presente con diversi cuscinetti in un macereto a breve distanza dal Colle dell’Agnello Vecchio.

3)      Petrocallide dei Pirenei (Petrocallis pyrenaica)

4)      Stella alpina (Leontopodium alpinum)

Altre piante osservate:

1)      Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

2)  Genziana nivale (Gentiana nivalis)

3)  Genzianella (Gentiana verna)

4)  Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

5)  Sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia)

6)  Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

7)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

8)  Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum)

9)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

10) Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

11) Spillone alpino (Armeria alpina)

12) Veronica alpina (Veronica alpina)

13) Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

14) Nontiscordardime (Myosotis alpestris)

15) Iberidella alpina (Hornungia alpina)

16) Draba gialla (Draba aizoides)

17) Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)

18) Doronico dei macereti (Doronicum grandiflorum)

19) Motellina pigmea (Pachypleurum mutellinoides)

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