Ponteranica Centrale

MONTE PONTERANICA CENTRALE (m 2372)

Caratterizzato da tre cime principali, il Ponteranica è una grandiosa montagna posizionata lungo il crinale delle Alpi Orobie, a cavallo tra le province di Bergamo e Sondrio. Delle tre elevazioni l’unica inaccessibile agli escursionisti è il Ponteranica Occidentale con la via normale che raggiunge e varca la soglia del secondo grado di difficoltà alpinistica. Il Ponteranica Centrale e il Ponteranica Orientale sono invece alla portata degli escursionisti anche se la vetta Orientale è nettamente la più conosciuta e frequentata. Nel nostro caso ci concentriamo invece sulla vetta Centrale, ugualmente bella e con la via di salita che transita presso i bellissimi Laghi del Ponteranica. Consigliamo l’ascensione nel periodo del disgelo quando gli ultimi nevai rendono il luogo ancora più suggestivo e attraente. Occorre notare che l’escursione si articola in una zona nel complesso isolata ed impervia; a conferma di questo non è affatto difficile, lungo il percorso, osservare una ricca fauna selvatica che comprende ad esempio il camoscio, lo stambecco e la marmotta. Il percorso, così come descritto, segue tratturi e sentieri non sempre segnati tuttavia, con buona visibilità e seguendo le sottostanti indicazioni non incontrerete difficoltà. Potrete godere di un ambiente per gran parte inalterato piuttosto inusuale per le Alpi Orobie, le quali troppo spesso sono state manomesse dall’intervento dell’uomo.

L’escursione in breve:

Piani dell’Avaro (m 1704) – Laghi di Ponteranica (m 2105) – Monte Ponteranica Centrale (m 2372)

Dati tecnici:

Partenza dai Piani dell’Avaro (m 2372): Difficoltà: E. (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica:  discontinua e per lo più assente tuttavia gran parte del percorso segue sentieri ugualmente ben tracciati non difficili da identificare con buone condizioni di visibilità e in assenza d’innevamento. Dislivello assoluto: m 668. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Si risale gran parte della Val Brembana con la SS 470 sino a raggiungere Olmo al Brembo. In coincidenza del paese abbandoniamo il proseguo della statale volgendo a sinistra per guadagnare in progressiva salita i piccoli abitati di Averara, S.Brigida e Cusio. Dal paese di Cusio una lunga strada senza uscita si inerpica con innumerevoli curve lungo il pendio sino a guadagnare le splendide distese prative dei Piani dell’Avaro (m 1704) dove il tratto transitabile in auto ha termine.

Descrizione del percorso:

Lasciata l’automobile presso l’Albergo Monte Avaro procediamo a piedi lungo l’ampia sterrata che muove verso nord. Un piccolo laghetto artificiale posto sulla sinistra offre l’opportunità d’eseguire alcune splendide fotografie. In ambiente prativo vasto e riposante lasciamo alla nostra sinistra il sentiero 109 procedendo senza segnaletica lungo l’ampia strada bianca chiusa al traffico. Descriviamo una marcata curva verso sinistra calando lievemente di quota sino a raggiungere in qualche minuto uno stretto valloncello con torrente. Bordeggiamo due case in cemento quindi in salita passiamo a breve distanza da una grande stalla per l’allevamento degli ovini. Nel proseguo la carrareccia volge decisa a sinistra: subito dopo la curva la abbandoniamo definitivamente passando a destra su sentierino ancora una volta non segnato ma evidente in quanto ben scavato nel manto erboso. In sensibile salita raggiungiamo un’ampia spalla al di là della quale si apre un profondo vallone. Il sentierino volge ora con decisione verso sinistra tagliando a mezza costa il pendio. Nonostante l’assenza di qualsiasi tipo di segnaletica il percorso è del tutto evidente e ben tracciato permettendo senza dislivello di avanzare verso settentrione. Nelle roccette a lato del sentiero si assiste, a cavallo tra maggio e giugno, ad una splendida fioritura di Primula hirsuta, dagli sgargianti petali porporini o violetti. Il sentiero, superato questo tratto sul ciglio del profondo vallone che si apre alla nostra destra, raggiunge infine un’idilliaca, verde piana nella quale è posta una modesta malga in legno. Siamo in ambiente solitario ed appartato: il sentiero descrive un ampio semicerchio attorno al piccolo altipiano aggirandolo da sinistra per poi rimontare il pendio che delimita il pianoro a nordovest. In diagonale ascendente lo risaliamo, seppure per un breve tratto, fino ad accedere al costone soprastante dove si apre un macereto pianeggiante ancora più vasto.

Pochi metri e confluiamo nell’ampio sentiero 101 che dal Rifugio Cà S.Marco conduce al Rifugio Benigni: lo seguiamo verso destra per qualche minuto portandoci all’estremità orientale del pianoro dominato dal Monte Avaro e dal più lontano Monte Valletto dove guadiamo le tranquille acque di un limpidissimo torrente (circa m 1900). Il sentiero 101 proseguirebbe scendendo lungo il ripido pendio a sinistra del corso d’acqua. Nel nostro caso abbandoniamo il percorso segnato evitando di perdere quota per volgere verso una modesta ma evidente costruzione in pietra posta all’estremità settentrionale del piano erboso. Con buona visibilità si tratta di un chiaro riferimento per capire in quale direzione muoversi; alla sua destra notiamo il nostro percorso che ci permetterà di salire di quota: un’evidente traccia di sentiero che obliqua diagonalmente verso l’alto. Si tratta di un antico sentiero che i pastori utilizzavano in passato per portare gli animali al pascolo negli alpeggi posti al di sopra. Il tracciato è ben marcato ed evidente permettendo un’ascensione priva di difficoltà. Pochi minuti di cammino permettono di raggiungere il soprastante piano erboso, a circa 2000 metri, dove seguiamo la traccia che muove, verso sinistra, in direzione dei Laghi di Ponteranica. Come riferimento è presente un vecchio rudere semidistrutto proprio in coincidenza del punto in cui il sentiero volge a sinistra in direzione degli specchi d’acqua.

Seguiamo il bel sentierino che traversa nel prato sino a raggiungere a a scavalcare un modesto ruscello. Subito oltre siamo in salita con tracciato segnalato a sorpresa da vecchi ma ancora ben visibili segnavia in vernice bianco rossa. Tra facili balze prative d’altitudine rimontiamo il pendio lasciando alla nostra destra un profondo solco nel quale precipita con una magnifica cascata il torrente emissario del soprastante lago. In ultimo la pendenza decresce sino ad accedere all’estremità orientale del primo dei Laghi di Ponteranica (m 2105 – ore 1,40 dalla partenza).

L’ambiente, soprattutto nel periodo del disgelo, è d’assoluta suggestione grazie alla straordinaria limpidezza delle acque e all’eventuale presenza di nevai residui della precedente stagione invernale. La caratteristica mole rocciosa del Monte Valletto si specchia nelle calmissime acque del lago in una visione alpestre senz’altro meritevole. Alle spalle osserviamo invece, all’orizzonte, numerose alte cime delle Alpi Orobie. L’escursione prosegue lungo la sponda destra (meridionale) del lago, notiamo infatti, a distanza, un’evidente sentierino che taglia il conoide ghiaioso a sinistra del Monte Valletto. Senza segnaletica, ma comunque senza alcuna difficoltà, muoviamo in questa direzione camminando tra comodi prati, macereti, nonchè qualche pozza d’acqua e alcuni nevai ad inizio stagione. Compare alla nostra sinistra il secondo dei Laghi di Ponteranica. Rimontiamo il pendio grazie ad alcune tracce di passaggio sino ad intercettare il sentiero nel ghiaione a cui abbiamo fatto riferimento poco fa. Lo seguiamo verso destra lasciando i Laghi di Ponteranica per muovere in direzione della conca racchiusa tra il Monte Valletto a sinistra e il Ponteranica Centrale a destra. La raggiungiamo con scarsi dislivelli seguendo il comodo sentiero.

Siamo ora alla base del pendio sommitale del Ponteranica. Le tracce guidano in forte pendenza sulla destra con un unico breve passaggio di pochi metri su roccette a richiedere qualche attenzione in più. Per il resto l’ascensione si sviluppa su fondo erboso non difficoltoso. Siamo accompagnati da un orizzonte sempre più ampio esteso alle principali elevazioni delle Alpi Orobie. Il prospiciente, rude Monte Valletto, come un fedele gendarme, accompagna i nostri passi con la sua costante presenza. Un ultimo sforzo permette di accedere al crinale sommitale in coincidenza di una modesta selletta. Siamo in pieno spartiacque e l’orizzonte si apre meravigliosamente verso nord, in direzione della Valtellina, con i lontani massicci del Bernina e del Disgrazia. Pochi passi verso destra permettono di guadagnare una prima elevazione senza nome, inconfondibile per la presenza di un grande ometto di pietre posto proprio in vetta. Dalla cima ammiriamo il grandioso circo disteso sotto la vetta del Ponteranica Orientale; l’esposizione a nord della conca favorisce in essa la persistenza della neve talvolta per tutta la prima parte dell’estate nonostante le quote non troppo elevate. Guardando verso nordovest notiamo ormai prossima la vetta del Ponteranica Centrale e, più a destra e poco più distante, la sommità del Ponteranica Occidentale, cima riservata agli alpinisti. Per raggiungere la prima delle due torniamo a ritroso per qualche metro appena rientrando alla selletta sottostante per poi proseguire grosso modo lungo il filo del crinale. In un paio di minuti siamo sulla sommità del soprastante risalto di cresta. La traccia di sentiero cala poi brevemente ad un’esile forcellina e rimonta, sempre in qualche minuto, al tozzo rilievo del Ponteranica Centrale (m 2372 – ore 2,15 dalla partenza). Il rientro avviene a ritroso.

Cenni sulla flora:

Segue una lista parziale delle principali specie osservate in occasione della nostra salita, avvenuta alla fine del mese di maggio.

1)      Primula irsuta (Primula hirsuta); pianta tipica dei substrati acidi dalle splendide corolle rosso – violette.

2)      Erba unta comune (Pinguicola vulgaris). E’ una pianta carnivora in grado di catturare piccoli insetti grazie alle foglie vischiose.

3)      Soldanella alpina (Soldanella alpina)

4)      Soldanella della silice (Soldanella pusilla)

5)      Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

6)      Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

7)      Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

8)      Erica carnea (Erica carnea)

9)      Cariofillata montana (Geum montanum)

10) Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

11)   Genzianella (Gentiana verna)

12)   Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

13)   Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

14)   Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

15)   Croco (Crocus vernus)

16)   Viola gialla (Viola biflora)

17)   Mirtillo (Vaccinium myrtillus)

18)   Anemone narcissino (Anemone narcissiflora)

19)   Bartsia alpina (Bartsia alpina)

20)   Trifoglio alpino (Trifolium alpinum)

21)   Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

22)   Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium)

23)   Genziana purpurea (Gentiana purpurea)

24)   Primula odorosa (Primula veris)

25)   Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

26)   Nontiscordardime (Myosotis alpestris)

27)   Orchidea maschia (Orchis mascula)

28)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

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