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PUNTA DELLE SELLE (m 2593) PUNTA ALOCHET (m 2582)
Il sentiero Bruno Federspiel, in generale poco frequentato, unisce il Passo delle Selle alla Forcela de la Costela percorrendo la spettacolare Cresta dei Monzoni. Una parte del percorso è attrezzata con pioli e funi metalliche per affrontare le frazioni più strette ed esposte. Chi non ha pratica di questa tipologia di percorsi può tuttavia eseguire ugualmente una bella escursione salendo la Punta delle Selle e la Punta Alochet fermandosi subito prima della frazione attrezzata per rientrare a ritroso. É un’alternativa più semplice ma non meno interessante potendo comunque osservare, lungo la linea di cresta, parecchi reperti che risalgono alla prima guerra mondiale. Siamo infatti lungo quella che fu la linea del fronte. Tutta la frazione estesa dal Passo delle Selle alla Punta d’Alochet era all’epoca presidiata dalle truppe austro-ungariche e ancora oggi sono ben conservati i resti di trincee, caverne e mulattiere in un vero e proprio museo a cielo aperto. All’interesse storico deve senz’altro aggiungersi quello panoramico nonché l’osservazione della flora in quanto contempla specie rare o endemiche d’alta quota. In generale consigliamo la percorrenza di questo itinerario nel periodo compreso tra fine giugno e ottobre. È bene sottolineare che sebbene non si affrontino frazioni attrezzate resta comunque necessario piede fermo e l’assenza di vertigini per via del tracciato a tratti piuttosto sottile ed esposto. Un escursionista di media esperienza possiede senz’altro queste capacità ferma restante la necessità di percorrere la cresta con tempo stabile e buona visibilità per scongiurare eventuali problemi collegati alle nebbie o peggio ancora ai fulmini. L’escursione in breve: Passo San Pellegrino (Pas de Sèn Pelegrin – m 1907) – Pont (m 2092) – Baita Paradiso (m 2170) – Campagnacia (m 2233) – stazione a monte della seggiovia di Costabella (m 2273) – Passo delle Selle (Pas de le Sele – m 2528) – Rifugio Passo delle Selle (m 2549) – Punta delle Selle (m 2593) – Punta Alochet (m 2582) Dati tecnici: Partenza dal Passo di San Pellegrino (m 1907): Difficoltà: EE (T sino alla stazione a monte della seggiovia; E nel tratto successivo sino al Rifugio Passo delle Selle; EE nella traversata dal rifugio alle cime). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 686. Acqua potabile sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Dal paese di Moena si segue la SS 346 raggiungendo il Passo di San Pellegrino. In coincidenza del valico sono presenti numerosi edifici e ristoranti. Troviamo l’indicazione del sentiero 604 sulla sinistra subito dopo il muro dell’Hotel San Marco. L’automobile può essere lasciata in un qualsiasi parcheggio presso il passo. Chi proviene da Cencenighe Agordino raggiunge dapprima Falcade quindi sale sino al valico (m 1907). La partenza del sentiero in questo caso sarà sulla destra. Descrizione del percorso: Come anticipato l’inizio dell’escursione avviene presso l’Hotel San Marco dove troviamo il cartello indicante il segnavia 604. Il percorso aggira la struttura quindi sale verso destra su ampia sterrata in moderata salita tra i prati. Procedendo il tracciato volge verso sinistra confluendo nella forestale chiusa al traffico che dal fondovalle sale alla Baita Paradiso. Lasciamo alla nostra destra il profondo solco scavato dal Torrente Biois quindi raggiungiamo il bivio in località Pont (m 2092). Guidati dai cartelli volgiamo verso sinistra guadagnando in facile salita tra i prati la Baita Paradiso (m 2170). Procediamo oltre la struttura sempre su larga forestale ghiaiosa chiusa al traffico. Il panorama sulla destra è imponente abbracciando le principali vette della catena di Cima dell’Uomo. Le nude cime dolomitiche contrastano con i verdissimi prati che caratterizzano l’area. In località Campagnacia (m 2233) si separa sulla sinistra un primo sentiero con cartello indicante il Passo delle Selle. Scegliamo tuttavia di mantenere la forestale guadagnando, in moderata salita, la stazione a monte della seggiovia di Costabella (m 2273 – ore 1,10 dalla partenza). Da notare che avendo pochissimo tempo a disposizione è possibile usufruire dell’impianto che ha inizio in coincidenza del Passo di San Pellegrino (informarsi su date e orari d’apertura). Si elimina in questo modo circa un’ora di cammino in salita e almeno altri 45 minuti in discesa. La zona si rivela molto panoramica grazie alla vista delle lontane vette delle Pale di San Martino mentre in primo piano si innalzano il Col Margherita e la Cima Juribrutto. La strada bianca lascia spazio ad un ampio sentiero con cartello indicante ancora una volta il Passo delle Selle e l’omonimo rifugio. Il tracciato è facile e sale in pendenza moderata sviluppandosi quasi parallelamente alla soprastante catena. Ignoriamo la deviazione a destra con indicazioni per la Cresta di Costabella. Proseguiamo tra i pascoli con vista estesa verso sudovest in direzione di Cima Bocche. Poco oltre tralasciamo il segnavia 604A che si separa a destra in direzione della Cima di Costabella mantenendo il n° 604 con il Passo delle Selle indicato a circa mezz’ora di marcia. Nella frazione successiva prati e pascoli lasciano spazio ad una grande pietraia caratterizzata da enormi massi precipitati in modo evidente dalle pendici soprastanti. Il sentiero serpeggia senza difficoltà tra i detriti quindi, con il Rifugio Passo delle Selle ormai ben visibile, rimontiamo una caratteristica cordonatura morenica a destra della quale, nel solco sottostante, la neve tende a permanere nella prima parte dell’estate. Subito oltre intersechiamo la più ampia mulattiera che proviene dal fondovalle affrontando con un’ultima, brevissima frazione, la ripida salita che permette l’accesso diretto al Passo delle Selle (Pas de le Sele – m 2528 – ore 2 dalla partenza). L’omonimo rifugio (m 2549) sovrasta di pochi metri il valico offrendo una meritata sosta. Si ripete, naturalmente, l’ottima vista sulla non distante Catena di Cima Bocche. Il Passo delle Selle è un importante crocevia di sentieri. Ignoriamo la deviazione a destra che conduce alla Cima Costabella con la via ferrata Bepi Zach. Tralasciamo allo stesso modo la discesa sul versante opposto del valico con cartello indicante la valle e il lago delle Selle. Scegliamo invece di volgere a sinistra con indicazioni per “La Costela” e la Via ferrata Bruno Federspiel. Possiamo già osservare la vicina Punta delle Selle che appare come una piccola ma ardita piramide rocciosa. Il sentiero segue grosso modo l’elegante filo di cresta scostandosi lievemente a sinistra della stessa per evitare i punti più impegnativi. Da rilevare la presenza di alcuni resti delle trincee e degli osservatori che furono costruiti dagli austriaci durante la prima guerra mondiale. La vista si estende alla sottostante Valle delle Selle mentre in lontananza si elevano guglie e cime del Gruppo del Catinaccio. Alle spalle possiamo apprezzare l’ardita posizione in cui è stato innalzato il Rifugio Passo delle Selle. In breve raggiungiamo l’esile cuspide sommitale. Sorprende l’improvvisa, impressionante esposizione sul lato destro in quanto precipita ripidissimo un esposto salto roccioso. Il sentiero si scosta appena a sinistra evitando il tratto più pericoloso. Resta comunque necessario avere piede fermo per via del tracciato nel complesso assai stretto. Il filo di cresta divide in effetti i ripidi pendii erbosi del versante sinistro dalle placche rocciose inclinate ed esposte presenti sulla destra. In breve guadagniamo l’affilata sommità della Punta delle Selle (m 2593 – ore 0,15 dal Passo delle Selle – ore 2,15 dalla partenza). Dalla vetta possiamo già osservare il proseguo del sentiero verso la vicina piramide della Punta Alochet. Muoviamo in questa direzione con il tracciato che mantiene fedelmente il filo di cresta. Il tracciato resta sottile ed elegante con esposizione lievemente minore. In breve siamo alla piccola selletta sottostante dove aggiriamo, sulla sinistra, un aguzzo spuntone di roccia affiorante. Subito oltre risaliamo qualche metro aggirando, sempre a sinistra, un secondo costone roccioso. Proseguiamo toccando il filo del crinale in un punto in cui sono presenti resti dei muretti che fuorono costruiti a scopo difensivo durante la grande guerra. Andiamo ora a debordare a sinistra per affrontare l’ultimo breve tratto di salita con un breve ma ripido salto su fondo per lo più terroso. Nonostante le apparenze la difficoltà resta ragionevolmente contenuta con la pendenza che decresce scavalcando un modesto affioramento di roccia inclinata. Subito oltre siamo in vetta con croce in legno e targa metallica riportante il toponimo della vetta (m 2582 – ore 0,15 dalla Punta delle Selle – ore 2,30 dalla partenza). Da notare come diverse mappe identifichino come Cima Alochet un’elevazione ancora successiva raggiungibile proseguendo e affrontando una frazione attrezzata con funi metalliche. Inutile dire che questo ingenera confusione; nel nostro caso ci siamo fidati della targa riportante il toponimo scegliendo di non affrontare tratti ferrati per mantenere l’ascesa di livello escursionistico seppure adatta a camminatori con piede fermo. Merita senz’altro menzione il panorama di vetta esteso questa volta anche verso settentrione raggiungendo Sassolungo e Sassopiatto. Appena più a destra si intravedono, a maggiore distanza, le Odle nonché la piramide del Piz Boè. Ancora più a destra si eleva l’impressionante parete meridionale della Marmolada che spunta subito dietro il crinale della catena di Cima dell’Uomo. Il rientro avviene come anticipato a ritroso per un totale di circa 4 ore di cammino.Cenni sulla flora:
Tutta l’area circostante il Passo di San Pellegrino è molto interessante per la presenza di una ricca flora d’alta montagna che comprende specie rare o endemiche. Segue una rassegna delle principali specie osservate eseguendo l’escursione nella prima metà del mese di luglio. Entità endemiche: 1) Androsace emisferica (Androsace helvetica). Endemica delle Alpi, è una delle piante più belle e preziose osservabili lungo questo itinerario. Il portamento pulvinante, la sua spettacolare fioritura e l’habitat particolarmente selettivo rendono questa pianta di estrema spettacolarità. Sono presenti alcuni pulvini nei grandi massi che si incontrano salendo dalla stazione a monte della seggiovia al Passo delle Selle intorno ai 2400 metri di quota. 2) Eritrichio nano (Eritrichium nanum). Pianta endemica tipica delle Dolomiti dai piccoli, graziosi fiorellini azzurri che ricordano quelli del comune Nontiscordardime. Colonizza gli sfasciumi nel tratto compreso tra la Punta delle Selle e la Punta Alochet. 3) Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S. squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in S. caesia. 4) Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae). Tipica pianta di praterie, ghiaioni e pendii aridi su substrato calcareo. É un endemismo alpino – dinarico con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli. 5) Sassifraga di Seguier (Saxifraga seguieri); endemismo alpico tipico dei valloncelli nivali endemico della zona alpina compresa tra la Valle d’Aosta e il Veneto. Presente con frequenza in Svizzera, è pianta più rara in Italia. 6) Valeriana strisciante (Valeriana supina): endemica dell’arco alpino, predilige i ghiaioni rocciosi su substrato calcareo. Altre specie: 1) Ranuncolo di Seguier (Ranunculus seguieri) osservabile presso il Passo delle Selle. 2) Androsace vitaliana (Androsace vitaliana subsp. sesleri); bellissima pianta a portamento strisciante caratterizzata da fiori di colore giallo intenso. È presente con diversi cuscinetti nel tratto compreso tra il Passo delle Selle e la Punta delle Selle. 3) Millefoglio dei macereti (Achillea barrelieri subsp. oxyloba) 4) Stella alpina (Leontopodium alpinum). Il fiore per eccellenza delle Alpi è presente con diversi esemplari, nei prati a lato del sentiero 5) Botton d’oro (Trollius europaeus) 6) Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum) 7) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) 8) Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata) 9) Anemone del Monte Baldo (Anemone baldensis). 10) Salice retuso (Salix retusa) 11) Salice reticolato (Salix reticulata) 12) Silene a cuscinetto (Silene acaulis) 13) Astro alpino (Aster alpinus) 14) Arabetta alpina (Arabis alpina) 15) Bartsia alpina (Bartsia alpina) 16) Campanula barbata (Campanula barbata) 17) Crepide dorata (Crepis aurea) presso la partenza. 18) Camedrio alpino (Dryas octopetala) 19) Genziana di Koch (Gentiana acaulis) 20) Genzianella (Genziana verna) 21) Nigritella comune (Nigritella nigra) 22) Cariofillata montana (Geum montanum) 23) Cariofillata dei rivi (Geum rivale) 24) Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpathica) 25) Piede di gatto (Antennaria dioica) 26) Dafne rosea (Daphne striata) 27) Primula farinosa (Primula farinosa) 28) Poligono viviparo (Polygonum viviparum) 29) Genziana punteggiata (Gentiana punctata) 30) Spillone alpino (Armeria alpina) 31) Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp. rhaeticum) 32) Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum) 33) Geranio selvatico (Geranium sylvaticum) 34) Linaiola d’alpe (Linaria alpina) 35) Trifoglio bruno (Trifolium badium) 36) Orchide candida (Pseudorchis albida) 37) Tossillaggine alpina (Homogyne alpina) 38) Sulla alpina (Hedysarum hedysaroides)
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