Punta Pettorina - Punta Telegrafo

PUNTA TELEGRAFO (MONTE MAGGIORE - m 2200)

PUNTA PETTORINA (m 2192)

CIMA VALDRITTA (m 2218)

L’itinerario che andiamo a suggerire è il più breve a permettere l’accesso alle due maggiori cime del Monte Baldo. Il Monte Telegrafo è l’elevazione che gode della maggiore notorietà per via del rifugio gestito che sorge a pochi minuti dalla vetta, Cima Valdritta è invece il punto più alto dell’intero gruppo montuoso sebbene sia decisamente più isolata ed impervia della precedente. Il magnifico percorso che andiamo a suggerirvi le raggiunge entrambe per poi descrivere un anello davvero meritevole per i vasti panorami che permette di godere nei giorni più tersi. A titolo d’esempio, dalla cima del Telegrafo la visione spazia dalla Val Padana con il lontano crinale appenninico al sottostante Lago di Garda, per poi abbracciare a nord le Dolomiti di Brenta e i lontani ghiacciai dell’Adamello e della Presanella. Scegliete per questo magnifico itinerario i mesi compresi tra giugno e ottobre evitando le giornate estive più calde ed afose. In linea di massima tutto il settore sommitale del Baldo presenta una forte nevosità per cui i percorsi di crinale sono per lo più sconsigliabili, anche nel mese di maggio, per evitare la percorrenza di ripidi canaloni innevati. Un ultimo doveroso accenno è riferito alla flora: il Monte Baldo è un giardino botanico spontaneo grazie al fatto che durante il quaternario sfuggì alle glaciazioni fungendo da rifugio per numerose specie. Il numero di entità endemiche ed esclusive non è così elevato come avviene invece ad ovest del Lago di Garda (zona dei monti Tremalzo, Tombea e Corna Blacca), tuttavia questo nulla toglie alla straordinaria biodiversità del settore. In coda alla relazione trovate un ampio resoconto delle principali specie osservate.

Dati tecnici:

Dalla S.P per la Bocca di Navene (m 1555): Difficoltà: EE (In generale E; un breve tratto EE nella discesa sul segnavia 66) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 645; dislivello reale superiore in quanto si percorrono ampi tratti di crinale (almeno 850 metri complessivi). Acqua sul percorso: assente con un punto di appoggio nel Rifugio G.Barana presso Punta Telegrafo.

Accesso alla partenza:

Percorrendo l’autostrada del Brennero l’uscita più comoda è quella di Affi. Seguiamo la strada che conduce dapprima a Caprino Veronese quindi a Spiazzi e a Ferrara di Monte Baldo. Subito oltre l’ambiente diviene d’alta montagna. Proseguiamo in direzione della Bocca di Navene transitando presso il Rifugio Cedron. Superiamo il confine tra le province di Trento e Verona (segnalato da cartello) quindi la strada si fa ripida e stretta sino a trovare sulla sinistra il sentiero n° 652 (cartello indicatore - cercare di arrivare presto per le scarse possibilità di parcheggio).  

Descrizione dell’itinerario:

Seguiamo in salita il facile sentiero 652: questa prima frazione di percorso si articola prevalentemente nel bosco, più in alto il percorso volge verso sudovest e concede le prime aperture in coincidenza di alcuni pendii prativi. Cominciamo ad osservare il panorama verso meridione e notiamo la sottostante conca prativa attraversata dalla strada che unisce Ferrara di Monte Baldo alla Bocca di Navene. Il fondo resta comodo e ben marcato in pendenza nel complesso moderata; raggiungiamo infine il bivio ben segnalato dai cartelli (circa m 1700 - ore 0,40 dalla partenza). Tralasciamo il segnavia 66 che sale a destra verso la Forcella di Valdritta e che utilizzeremo come via di ritorno mantenendo invece il 652 che prosegue davanti a noi ascendendo diagonalmente. La pendenza diviene progressivamente più marcata e tratti a pino mugo sostituiscono il bosco che aveva caratterizzato la parte iniziale. Superiamo alcuni canali rocciosi che costituiscono una via naturale di scarico per le valanghe e per lo scioglimento della neve, quindi proseguiamo in pendenza che diviene ora decisamente più marcata. Cominciamo a notare alcuni affioramenti rocciosi: bizzarri torrioni di rocce calcaree interrompono la fitta mugheta sovrastando il percorso. Aggiriamo in diagonale ascendente il pendio e su fondo ora roccioso e quindi più impegnativo volgiamo verso ovest in direzione del sovrastante crinale. In ultimo il percorso diviene nuovamente più facile, in moderata salita, sino a guadagnare il bivio con il sentiero 651 che traversa appena sotto crinale (ore 1,30 dalla partenza – cartelli indicatori). Siamo a breve distanza dalla Punta Telegrafo, forse la più conosciuta fra le cime che caratterizzano il Monte Baldo. Per guadagnarne la cima si aprono due possibilità: la prima è raggiungere, seguendo il facile sentiero segnato, il sentiero Barana in appena 15 minuti dal bivio, scavalcando il crinale che immette sul versante gardesano; dal rifugio la cima dista qualche minuto appena. E’ un’opportunità consigliabile a chi ha bisogno di rifornirsi di cibo e acqua; da ricordare che il rifugio è aperto da fine giugno a fine settembre.

Non avendo bisogno dei servizi offerti dal rifugio è possibile una salita più diretta; in questo caso, con partenza dal bivio, si segue l’ampia mulattiera (sentiero 652) verso destra, con bel panorama verso la Punta Pettorina. Dopo poche decine di metri il tracciato decorre appena sotto il filo del crinale: abbandoniamo il sentiero segnato scavalcando il piccolo salto roccioso a sinistra, alto solo 2 – 3 metri, che permette l’accesso alla cresta spartiacque; si apre ai nostri occhi uno splendido scorcio sul Lago di Garda con, all’orizzonte nord-occidentale, i ghiacciai dell’Adamello. Volgendo verso sinistra un facile sentierino su fondo detritico segue il filo del crinale sino a guadagnare un'anticima caratterizzata da un paletto in legno. Compare di fronte a noi la Punta Telegrafo: per raggiungerla proseguiamo sempre lungo il filo di cresta o appena a sinistra d’esso per evitare qualche tratto roccioso più arduo. Sempre accompagnati da splendidi scorci a destra sul sottostante Lago di Garda guadagniamo, senza alcuna difficoltà, la vetta di Punta Telegrafo nota anche come Monte Maggiore (m 2200 – ore 2 circa dalla partenza). Il panorama nei giorni più tersi è d’impressionante vastità. Verso meridione osserviamo la cresta del Baldo perdersi in direzione della pianura con la Cima delle Buse in primo piano e il Rifugio Barana appena sotto la vetta. Sempre a sud è ben visibile un vasto settore del Lago di Garda interrotto in minima parte dalle montagne circostanti; per una vista senza ostacoli è sufficiente dalla Punta Telegrafo spostarsi poche decine di metri verso ovest (appena due minuti) sino a guadagnare una posizione prominente sul lago. Tra i particolari visibili citiamo l’istmo di Sirmione, la falesia di Malerba e le cime che sovrastano la zona di Salò (Monte Pizzocolo, Monte Spino ecc…). Verso ovest notiamo il settore centrale del Lago di Garda con il paese di Campione, ma è soprattutto verso nord che il panorama risulta particolarmente suggestivo. Nelle immediate vicinanze osserviamo il promontorio che ospita il paese di Limone sul Garda mentre all’orizzonte si stagliano i ghiacciai della Presanella e dell’Adamello con l’inconfondibile profilo del Carè Alto. Appena più a destra si riconoscono le pareti rocciose delle Dolomiti di Brenta mentre nelle immediate vicinanze svettano le cime del settore centrale del Baldo (Cima Valdritta, Punta Pettorina). Ad oriente l’orizzonte è chiuso dai Monti Lessini.

Il proseguo dell’escursione prevede ora che si riprenda il segnavia 651 che taglia, appena sotto cresta, il massiccio del Baldo. Possiamo tornare a ritroso o, con giro più ampio, si può riprendere il sentiero passando per il Rifugio Barana. Tornati sul percorso segnato muoviamo verso nord in direzione della Forcella di Valdritta lasciando Punta Telegrafo alle spalle. Il tracciato, ampio e battuto, si sviluppa in leggerissima salita mantenendosi sul versante opposto a quello del Lago di Garda. Attraversiamo il pendio fittamente rivestito dai mughi sino al punto in cui il percorso comincia a perdere debolmente quota. Possiamo a questo punto effettuare una deviazione su tracciato non segnato di pochi minuti che permette, senza difficoltà, di raggiungere Punta Pettorina, seconda cima dell’escursione. La deviazione non è in alcun modo indicata tuttavia l’orientamento non è difficile: ribadiamo che si abbandona il sentiero 651 nel punto in cui spiana prima di cominciare a perdere quota (circa m 2150). Tra i mughi saliamo a sinistra guadagnando in pochi istanti il crinale: torniamo così a scorgere un piccolo tratto del Lago di Garda. Volgendo a sinistra rimontiamo il breve pendio pietroso sino al bellissimo culmine di Punta Pettorina (m 2192 – ometto di pietre in vetta) dalla quale osserviamo la parte centrale del lago. Verso sud abbiamo in pratica a pari altezza Punta Telegrafo, scalata in precedenza, mentre verso nord appare non lontana Cima Valdritta, massima elevazione del gruppo e prossimo obiettivo della nostra camminata. Subito a sinistra della Cima Valdritta l’orizzonte si dilata sino a scorgere le lontane Dolomiti di Brenta.

Torniamo a ritroso in pochi minuti riportandoci sul segnavia 651 e procedendo verso nord in debole discesa. Traversiamo ancora una volta appena sotto crinale lungo un costone per lo più roccioso; appena oltre il costone aggiriamo una prominenza con mughi quindi rasentiamo nuovamente lo spartiacque in coincidenza della Forcella Val Fontanella (m 2105) con comodo scorcio a sinistra sul versante gardesano. Procediamo per pochi metri e siamo al bivio con il sentiero 66 che cala verso destra riportando alla partenza. Prima di scegliere questa opportunità possiamo effettuare una digressione molto consigliabile per raggiungere Cima Valdritta, punto culminante del Gruppo del Baldo. Procediamo pertanto sul sentiero 651 con panorama sempre aperto verso nordest; dopo un breve tratto piano il sentiero scende diagonalmente tagliando una poderosa rupe calcarea. Raggiungiamo un bel pulpito panoramico proteso ad oriente oltre il quale il percorso volge deciso verso sinistra in direzione della vicinissima Forcella di Valdritta. A mo’ di cengia sotto le rocce risaliamo alla stretta sella riconoscibile per un caratteristico gendarme roccioso posto alla sua destra. Dalla Forcella di Valdritta (m 2107 – ore 1,15 da Punta Telegrafo) cala sul versante del Lago di Garda il sentiero 5 per località Piombi mentre noi manteniamo il 651 aggirando il suddetto pinnacolo roccioso e guadagnando la deviazione per Cima Valdritta. Da notare che non vi sono cartelli indicatori: è presente soltanto una scritta sulle rocce ad indicare il facile percorso di salita. Abbandoniamo pertanto il sentiero segnato per rimontare le rocce sul versante gardesano seguendo la facile traccia e andando a conquistare il punto più alto dell’escursione (m 2218 – libro di vetta – ore 0,15 dalla Forcella di Valdritta – ore 3,30 complessive). Si ripete l’immenso panorama a 360° sulle montagne circostanti e sul sottostante Lago di Garda.

Per tornare alla partenza è ora consigliabile il rientro a ritroso sino al bivio con il sentiero 66, a pochi metri dalla Forcella Val Fontanella (m 2105 – ore 0,25 da Cima Valdritta). Abbandoniamo il segnavia 651 di cresta per scegliere questa opportunità calando lungo la spalla detritica su tracciato ben evidente e segnato. La discesa, spedita e diretta, conduce ad una frazione mediana dove alcuni salti su roccette richiedono attenzione ed eventualmente l’uso delle mani per mantenere l’equilibrio, specie con fondo umido e sdrucciolevole. Subito al di sotto traversiamo senza ulteriori difficoltà tra mughi e rada vegetazione sino a riprendere il sentiero 652 (m 1700) percorso per salire ad inizio escursione verso Punta Telegrafo. L’ultimo tratto di cammino è comune all’andata: rientriamo a ritroso verso sinistra sino al parcheggio dove abbiamo lasciato l’automobile (ore 5,15 complessive),

Cenni sulla flora:

Abbiamo anticipato nell’introduzione la grande ricchezza di flora dell’intero massiccio del Monte Baldo. Ad inizio estate è possibile riconoscere, sulle sue pendici, molte specie tipicamente alpine. Non risultano osservabili endemismi ad areale molto ristretto (l’unica eccezione è data dal Calliantemo di Kerner), tuttavia questo nulla toglie alla straordinaria varietà floreale offerta dai pascoli calcarei attraversati dal sentiero sopra descritto.

Elenchiamo alcune delle specie più belle ed appariscenti osservabili:

Endemismi:

1) Calliantemo o Ranuncolo di Kerner (Callianthemum kerneranum). Come anticipato si tratta dell’unico endemismo esclusivo del Monte Baldo fra le piante elencate di seguito; si tratta pertanto della pianta più preziosa, “baldense” per eccellenza. Non è sempre facile da identificare e può essere confusa dal profano con i più comuni anemoni o con il fiore del Camedrio, l’osservazione della particolarissima foglia elimina tuttavia ogni ambiguità. Tipico fiore della zona di cresta, lo abbiamo trovato tra i detriti lungo il sentiero nel tratto compreso tra la Forcella Val Fontanella e la Forcella di Valdritta (circa m 2100). Naturalmente è presente anche in altri settori del crinale baldense anche se in colonie molto circoscritte, resta pertanto un fiore raro assolutamente da rispettare.

2)     Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus). Endemico di un’ampia area compresa tra la Lombardia e il Friuli, è un magnifico ornamento per la roccia nuda grazie all’inconfondibile aspetto dei fiori dal colore rosa carico.

3)  Bonarota comune (Paederota bonarota) endemica, come la precedente, delle Alpi Orientali, dalla Lombardia al Friuli. Ama le fessure calcareo dolomitiche anche strapiombanti. Con le sue infiorescenze azzurre è presente sin dalle rocce presso la partenza.

4)   Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum); endemico delle Alpi centro – orientali si distingue dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità delle foglie.

5)  Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa); endemico dell’area compresa tra la sponda orientale del Lago di Como e il Friuli e la Carinzia ad est. E’ presente in associazione alla Bonarota comune sin dalle rupi presso la partenza.

6)  Primula meravigliosa (Primula spectabilis); endemismo insubrico presente in Lombardia, Veneto e Trentino dalla splendide corolle rosa.

7) Carice del Monte Baldo (Carex baldensis); endemismo insubrico con areale che gravita tra le Grigne in Lombardia e i Monti Lessini in Veneto; lungo il percorso è frequente nelle zone prative.

8)  Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium); endemica dell’arco alpino è presente con i suoi fiori violacei tra i detriti della fascia culminale.

9) Sassifraga del Monte Tombea (Saxifraga tombeanensis); uno degli endemismi più rari e preziosi osservabili lungo questo itinerario. L’areale della specie gravita per lo più a cavallo tra bresciano e trentino (Corna Blacca, Tombea, Caplone, Dosso della Torta, Corno di Pichea ecc…). Le stazioni presenti sul Monte Baldo costituiscono, per questa specie, il margine orientale di distribuzione. Sono presenti alcuni pulvini nel breve tratto compreso tra la Forcella Valdritta e la Cima Valdritta a circa 2150 metri di quota, la massima quota conosciuta per questa pianta. Considerata la difficoltà riproduttiva, la lentezza di accrescimento e il forte indice di rarità è una specie che necessità d’assoluta protezione e che non deve essere mai raccolta o danneggiata nella speranza che possa accrescere la sua presenza sulla nostre montagne.

Altre piante osservabili:

1)   Stella alpina (Leontopodium alpinum); il fiore alpino per eccellenza è presente, a tratti abbondante, lungo la fascia di crinale del Baldo.

2)   Giglio martagone (Lilium martagon) nei prati lungo il sentiero 652.

3) Pinguicola alpina (Pinguicola alpina); una delle rare piante carnivore presenti in Italia, in grado di catturare piccoli insetti grazie alla superficie vischiosa delle sue foglie. E’ presente sulle rocce alla partenza del percorso.

4)   Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

5)  Viola gialla (Viola biflora) nel sottobosco del tratto iniziale.

6)  Camedrio (Dryas octopetala) sulle rocce del settore sommitale.

7)  Draba gialla (Draba aizoides), ad esempio sulla vetta di Punta Telegrafo.

8)   Orchide maschia (Orchis mascula), nei prati lungo il sentiero 652.

9)  Anemone del Monte Baldo (Anemone baldensis); a dispetto del nome non è un fiore endemico, ma resta comunque piuttosto infrequente sebbene distribuito in un vasto settore delle Alpi.

10)   Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

11)   Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

12)   Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

13)   Genzianella (Gentiana verna)

14)   Vedovella celeste (Globularia cordifolia)

15)   Vedovella alpina (Globularia nudicaulis)

16)   Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

17)   Ranuncolo alpestre (Ranunculus alpestris)

18)   Erba trinità (Hepatica nobilis)

19)   Vulneraria (Anthillis vulneraria)

20)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

21)   Acetosella (Oxalis acetosella)

22)   Pepe di montagna (Daphne mezereum)

23)   Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

24)   Dafne odorosa (Daphne cneorum)

25)   Erica carnea (Erica carnea)

26)   Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris)

27)   Botton d’oro (Trollius europaeus)

28)   Primula odorosa (Primula veris)

29)   Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

30)   Carice minore (Carex humilis)

La Campanula petraea: splendido endemismo del veronese.

Merita un capitolo a parte la presenza di un endemismo tipicamente baldense NON osservabile lungo il percorso descritto, ma comunque avvistabile con una veloce deviazione lungo l’accesso stradale che conduce alla partenza. Chi proviene dalla pianura salirà senz’altro all’inizio del sentiero con la provinciale che transita per Spiazzi e Ferrara di Monte Baldo. Una veloce sosta a Spiazzi permette di scendere, in 15 minuti circa di comodo cammino in discesa, al Santuario della Madonna della Corona. L’edificio è costruito su uno spettacolare terrazzino nel bel mezzo di un’impressionante parete calcarea a strapiombo. Un occhio attento scorgerà, sulle verticalità rocciose, le bellissime infiorescenze della Campanula del Monte Baldo (Campanula petraea). Si tratta, come anticipato, di un endemismo estremamente raro con areale limitato ai monti della Val Lagarina e a poche altre stazioni per lo più nel veronese. La fioritura è assai tardiva, solitamente in agosto – settembre, ed è bene mostrare particolare rispetto per questa entità floreale a forte rischio d’estinzione. Con qualche fortunata eccezione gli esemplari sono per lo più in posizione inaccessibile: consigliamo una macchina fotografica con uno zoom efficace per riprendere i fiori più belli. Naturalmente la fioritura di Campanula petraea non è contemporanea a quelle elencate sopra e richiede pertanto una deviazione nel giusto periodo quando, ad estate inoltrata, gli altri fiori sono ormai scomparsi o in fase di antesi avanzata.

 

                                            

 

           

 

 

 

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