Sasso Prealda

SASSO PREALDA (m 2707)

Il Sasso Prealda è certamente più conosciuto dagli alpinisti che non dagli escursionisti. Presenta una parete rocciosa rivolta ad occidente particolarmente apprezzata dagli arrampicatori mentre è raramente salito dai camminatori che possano tuttavia guadagnarne il punto più alto con molta facilità risalendo la Valle della Manzina. Nonostante lo scarso interesse escursionistico ne consigliamo ugualmente l’ascensione proseguendo tuttavia ben oltre per raggiungere il bellissimo Lago della Manzina e, ancora più in alto, il Lago Gelato rendendo l’escursione molto ricca di spunti. Soprattutto il Lago della Manzina, con una lunghezza di 210 metri e una larghezza di 140, colpisce per la sua bellezza e il grande valore naturalistico. Il proseguo al Lago Gelato avviene senza segnavia risultando adatto ad escursionisti esperti e richiedendo buona visibilità. Il Lago Gelato costituisce, come altitudine, il culmine vero e proprio della camminata. La favorevole esposizione verso sud della Valle della Manzina rende l’itinerario percorribile senza neve sin dalla fine di giugno, per lo meno sino al Lago della Manzina mentre oltre si fa sentire l’altitudine con maggiore probabilità di trovare nevai residui; d’altra parte il nome “Lago Gelato” è più che chiaro. Ad ogni modo, salendo nel nostro caso nel mese di agosto, non abbiamo trovato frazioni innevate o ghiacciate in grado di ostacolare il cammino.

L’escursione in breve:

Parcheggio dei Forni (m 2140) – Valle della Manzina – Laghetto di Prealda (Lach da la Preàlda - m 2675) - Sasso Prealda (m 2707) - Lago della Manzina (Lach da la Manzéna - m 2780) - Lago Gelato (Lach Sgélè - m 2930)

Dati tecnici:

Partenza dal parcheggio dei Forni (m 2140): Difficoltà: EE. Sino al Lago della Manzina E, quindi EE il tratto che dal Lago della Manzina sale al Lago Gelato (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale fino al Lago della Manzina, del tutto assente nel tratto successivo di salita fino al Lago Gelato su terreno non difficile ma con pochi punti di riferimento. Senza segnaletica anche la breve deviazione che dal Laghetto di Prealda sale al Sasso Prealda ma su terreno molto facile ed evidente con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 790; dislivello realmente superato: m 822. Acqua sul percorso: torrente salendo lungo la Valle della Manzina.

Accesso alla partenza:

Si accede alla partenza da Santa Caterina Valfurva, celebre località turistica raggiungibile in salita da Bormio con la SS 300. In paese troviamo le indicazioni, a sinistra, per la Valle dei Forni. Una stretta stradina asfaltata, percorribile a pagamento, raggiunge in 5 km circa dal paese il Parcheggio dei Forni (m 2140) dove ha termine il tratto transitabile. In alternativa è attivo nei mesi estivi un servizio di navetta che permette di lasciare l’automobile a Santa Caterina Valfurva raggiungendo il parcheggio in tutta comodità. In questo caso è bene informarsi preventivamente sugli orari e sull’esistenza del servizio.

Descrizione del percorso:

Dal Parcheggio dei Forni (m 2140) saliamo in qualche minuto al soprastante Albergo Ghiacciaio dei Forni (m 2195) in coincidenza del quale troviamo la segnaletica per il Lago della Manzina indicato a 2 ore di cammino. Affrontiamo immediatamente una ripida frazione di salita nel bosco di conifere quindi andiamo a confluire nella soprastante sterrata chiusa al traffico. La seguiamo verso sinistra con il bosco che si dirada lasciando spazio ai prati e agli alpeggi. Di fronte a noi spicca, in lontananza, la tozza sagoma del Monte Sobretta, mentre alla nostra sinistra siamo sovrastati dal Pizzo Tresero con il suo ghiacciaio. Alle spalle impressiona la vista del Ghiacciaio dei Forni. La frazione su sterrata si sviluppa pressochè in piano tagliando lungamente il verdeggiante pendio. Gli alberi cedono definitivamente il posto ai pascoli d’altitudine con vista progressivamente più ampia in direzione della Valfurva. In breve siamo ad un primo bivio: ignoriamo la deviazione a sinistra per la località Campec. Pochi minuti in moderata salita e siamo ad una biforcazione più importante: abbandoniamo il proseguo dell’ampia mulattiera per passare sul sentiero che sale a destra con il Lago della Manzina indicato a ore 1,30 di cammino.

Il tracciato entra nell’ampio e verdeggiante vallone (Valle della Manzina) mantenendo la sinistra orografica dello stesso. Da rilevare l’eccellente scorcio a destra verso il Ghiacciaio dei Forni. Scavalcato un tratto un po’ più ripido guadagniamo un idilliaco pianetto solcato dal torrente. Il sentiero prosegue scostandosi poco a destra del ruscello per solcare interamente il piano pascolivo. Raggiunta l’estremità settentrionale dello stesso cominciamo a prendere quota con una lunga sequenza di tornanti ben tracciati. La pendenza moderata e il sentiero ben evidente rendono l’ascesa non troppo impegnativa. Alla nostra destra prendono forma le strapiombanti rocce del Sasso Prealda e risulta facile capire perché si tratta di una vetta nota soprattutto agli alpinisti. La sequenza di tornanti cessa nel momento in cui si raggiunge il soprastante ripiano erboso. Conviene a questo punto abbandonare il sentiero segnato per eseguire la breve digressione che conduce alla sommità del Sasso Prealda. Muoviamo verso destra raggiungendo in qualche minuto la conca poco pronunciata occupata dal modesto Laghetto di Prealda (m 2675), un piccolo specchio d’acqua sovrastato dalla cima. L’ascesa verso il punto più alto è evidente ed intuitiva impegnando per pochi minuti. Si punta verso sudest salendo in moderata pendenza tra detriti e tratti erbosi portandosi subito a sinistra della sommità che guadagniamo in breve. Il punto più alto appare poco appariscente tuttavia è caratterizzato da un grande macigno dalla forma bizzarra sovrastato da un paletto con piccola bandierina (m 2707 – circa 2 ore dalla partenza).

Da notare come la vetta sia poco spiccata verso est in quanto digrada in un vasto tavolato per lo più prativo con qualche affioramento roccioso. Verso ovest al contrario precipita strapiombante il lungo costone roccioso che ha reso nota la cima nell’ambito alpinistico. Inutile dire che l’escursionista eviterà di esporsi inutilmente in questa direzione. Molto bello il panorama che si gode dalla vetta essendo esteso al Ghiacciaio dei Forni e alle grandiose cime che lo sovrastano con in bell’evidenza il Pizzo Tresero e la Punta del Segnale. Verso settentrione scorgiamo la Cima Confinale. L’escursione può proseguire rientrando a ritroso dal Sasso Prealda sino a riprendere in una decina di minuti il sentiero segnato. Proseguiamo pertanto in salita su fondo facile e ben marcato. Dopo una frazione più ripida decresce la pendenza con eccellente scorcio alle spalle sul Sasso Prealda e sul piccolo laghetto omonimo nonché sul più lontano Ghiacciaio dei Forni mentre di fronte a noi spicca la rossastra sommità del Monte Confinale. In ultimo il sentiero diviene pressochè pianeggiante accedendo alla conca che ospita il bellissimo Lago della Manzina (Lach da la Manzéna - m 2780 – ore 2 dalla partenza – ore 2,20 salendo il Sasso Prealda).

Lo specchio d’acqua spicca sia per le ragguardevoli dimensioni che per le splendide colorazioni che assume sotto al sole estivo rivelandosi una meta fotografica di prim’ordine per altro molto frequentata in luglio e in agosto per la sua indiscutibile bellezza. Gli escursionisti più esperti potranno proseguire l’avventura per raggiungere un secondo lago posto ad una maggiore altitudine. Il proseguo dell’escursione in direzione del Lago Gelato presuppone tuttavia buona visibilità essendo del tutto assente la segnaletica e non essendovi in pratica tracce di passaggio.

Scegliendo di proseguire, per un brevissimo tratto si mantiene il sentiero segnato che sarebbe diretto verso il Bivacco Del Piero e il Monte Confinale. Lo abbandoniamo quasi subito per volgere a destra su terreno privo di qualsiasi traccia andando a descrivere un ampio semicerchio attorno al Lago della Manzina. Raggiunto il versante settentrionale dello specchio d’acqua rimontiamo il ripidissimo pendio che ascende direttamente dal lago. Come utile riferimento può essere usato il torrente immissario che inizialmente non deve essere scavalcato. La salita si articola pertanto poco a sinistra del torrente su balze erbose molto ripide ma in realtà prive di difficoltà evitando la piccola forra scavata dal corso d’acqua. Più in alto si riesce a scavalcare il ruscello senza dover affrontare frazioni pericolose o in arrampicata. Il paesaggio alle spalle, sul sottostante Lago della Manzina, è di quelli che non si dimenticano. Il proseguo della salita avviene con pendenze che diventano decisamente più moderate su fondo detritico facile sebbene privo di riferimenti. Restiamo sempre in prossimità del torrente in quanto fuoriesce direttamente dal Lago Gelato conducendo alla meta senza timore di sbagliarsi. Superato un piccolo terrazzo detritico si affronta una breve salita tra le pietre quindi, intuitivamente, scegliamo il punto migliore in cui scavalcare nuovamente il ruscello riportandosi alla sua sinistra. In ultimo la pendenza decresce sino alla conca che accoglie il nascosto Lago Gelato (Lach Sgélè - m 2930 – ore 3 dalla partenza) caratterizzato da acque limpidissime in un contesto selvaggio di grande isolamento. Il toponimo del lago è un chiaro riferimento ai nevai e ai tratti ghiacciati che spesso lo caratterizzano fino alla prima parte della stagione estiva.

È senz’altro consigliabile indugiare a lungo sulle sponde di un ambiente che sarà molto apprezzato da chi ama la montagna nella sua veste primordiale e non alterata dal nefasto intervento umano. Il rientro alla partenza avviene a ritroso per un totale di circa 5 ore di cammino prestando ancora una volta attenzione alla ripida scarpata che permette di calare al Lago della Manzina. Gli escursionisti meno esperti potranno senz’altro decidere di fermarsi al Lago della Manzina restando in questo modo su sentiero segnato. Escursionisti alpini di media esperienza apprezzeranno invece le lande desolate che salgono al Lago Gelato regalandosi qualche ora in un ambiente alpino davvero affascinante nei suoi silenzi.

Cenni sulla flora:

Abbiamo eseguito l’escursione a metà del mese di agosto osservando la presenza di numerose specie floreali. L’intera avventura si svolge all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, una vasta area di particolare pregio ambientale per la ricchezza della flora e della fauna. Segue un estratto delle principali specie riconosciute:

1)    Achillea nana (Achillea nana). Specie endemica delle Alpi Occidentali e Centrali.

2)    Primula vischiosa (Primula glutinosa); bellissimo endemismo del nordest dai fiori violetti raccolti in piccoli grappoli. Colonizza i macereti d’altitudine e le rupi.

3)    Senecio della Carnia (Senecio incanus subsp. carniolicum). Endemico delle Alpi Orientali.

4)    Raponzolo minore (Phyteuma globulariifolium subsp. pedemontanum) endemico dell’arco alpino.

5)    Senecio abrotanino (Senecio abrotanifolius), endemico dell’Illiria e dell’arco alpino.

6)    Bupleuro stellato (Bupleurum stellatum) endemico delle Alpi e della Corsica.

7)    Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

8)    Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

9)    Trifoglio alpino (Trifolium alpinum)

10)  Trifoglio bruno (Trifolium badium)

11)  Genziana nivale (Gentiana nivalis)

12)  Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

13)  Genziana bavarese (Gentiana bavarica)

14)  Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

15)  Campanula barbata (Campanula barbata)

16)  Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

17)  Brugo (Calluna vulgaris)

18)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

19)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

20)  Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

21)  Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

22)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

23)  Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

24)  Napello (Aconitum napellus)

25)  Nigritella comune (Nigritella nigra)

26)  Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

27)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)    

28)  Achillea moscata (Achillea moschata)

29)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

30)  Semprevivo montano (Sempervivum montanum)

31)  Canapicchia glaciale (Omalotheca supina)

32)  Primula irsuta (Primula hirsuta); pianta tipica dei substrati acidi dalle splendide corolle rosso – violette.

33)  Pedicolare di Kerner (Pedicularis kerneri)

34)  Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

35)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

36)  Veronica alpina (Veronica alpina)

37)  Ambretta strisciante (Geum reptans)

    38)  Astro alpino (Aster alpinus)

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