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CIMA PARI’ (m 1991) CIMA SCLAPA (m 1860)
Due cime belle e facili quanto dimenticate. La sinistra orografica della Val di Ledro è dominata, proprio all’altezza dell’omonimo lago, da queste bellissime montagne panoramicamente parlando eccezionali. La cresta che unisce le due sommità presenta diversi resti di trincee e baraccamenti che risalgono alla prima guerra mondiale quando la linea del fronte interessava proprio quest’area. E’ un'escursione consigliabile sia per il panorama che per la flora spontanea alpina davvero lussureggiante soprattutto in tarda primavera – inizio estate. L’intero tratto che unisce il Rifugio Pernici alla Bocca di Savàl è rivolto a nordest e tende quindi a liberarsi dalla neve piuttosto tardi nonostante la quota non eccessiva (di solito il sentiero è percorribile da maggio). L’escursione in breve: Parcheggio presso Malga Trat (m 1450) – Malga Trat (m 1502) – Bocca di Trat (m 1582) – Rifugio Nino Pernici (m 1601) – Bocca Savàl (m 1740) - Cima Parì (m 1991) - Cima Sclapa (m 1860) Dati tecnici: Partenza dal parcheggio poco a valle di Malga Trat (m 1450): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: E sino alla Cima Parì. EE nel tratto di cresta che unisce Cima Parì a Cima Sclapa. Segnaletica: totale sino alla Bocca Savàl. Alcuni problemi nel tratto che dalla Bocca Saval conduce a Cima Parì: soprattutto nella parte inferiore le tracce sono difficili da reperire; nella parte superiore dell’ascesa il sentiero diviene marcato ed evidente nonostante i rari e sbiaditi segnavia. Il settore di cresta che unisce Cima Parì a Cima Sciapa non presenta segnavia tuttavia l’itinerario è logico in quanto segue grosso modo il crinale e lo stesso sentiero è abbastanza evidente. Dislivello assoluto: m 541. Acqua sul percorso: assente. Gli unici punti d’appoggio sono Malga Trat alla partenza e soprattutto il Rifugio Nino Pernici dopo appena 20 minuti di cammino. Accesso: Chi proviene da Riva del Garda risale la Val di Ledro raggiungendo e superando l’omonimo lago. Si prosegue in direzione di Bezzecca. Poco prima del centro del paese si volge a destra per risalire la poco conosciuta Val di Concei. Guadagniamo la piccola frazione di Lenzumo dove troviamo le indicazioni per il Rifugio Nino Pernici. Una stretta stradina di montagna, in ogni caso asfaltata, permette di salire per circa 7 km lungo il boscoso pendio. L’ultimo breve tratto si sviluppa su fondo naturale ma comunque ben percorribile sino al divieto di transito che proibisce l’ulteriore proseguo posizionato a meno di 15 minuti di cammino dalla Malga Trat (m 1450). Lasciamo l’automobile ai lati della strada. Descrizione del percorso: Camminiamo lungo il proseguo, chiuso al traffico, della strada a fondo naturale. L’ambiente, prevalentemente boschivo, non impedisce ottimi scorci in direzione della vicina struttura rocciosa della Mazza di Pichea mentre verso occidente si osserva l’inconfondibile sagoma del Monte Cadria, massima elevazione delle Alpi di Ledro. In moderata salita guadagniamo, dopo circa 15 minuti di marcia, Malga Trat (m 1502) dove ha termine la forestale. Ignoriamo il sentiero 435 che si separa a destra scegliendo invece di proseguire in direzione della Bocca di Trat. Un bel sentiero nel bosco risale il pendio, dapprima in moderata pendenza quindi in piano, raggiungendo comodamente la sella (m 1582 – ore 0,20 da Malga Trat – ore 0,35 dalla partenza). Il panorama che si apre verso sinistra, sulla prominente Mazza di Pichea, appare grandioso per via delle rupi e delle pareti calcaree che ne caratterizzano il fianco meridionale. La Bocca di Trat è inoltre un importante crocevia di sentieri. Volgiamo a destra raggiungendo il vicino, già ben visibile, Rifugio Nino Pernici (m 1601), ottimo punto d’appoggio aperto e gestito nella bella stagione. Il terrazzo davanti al rifugio offre un magnifico paesaggio con in vista la piana in cui è presente Arco di Trento sovrastata dal Monte Stivo e dal Bondone. Più distante appare, verso nord, la Paganella mentre verso oriente si osserva la Lessinia e il Gruppo di Cima Carega. Il nostro cammino procede oltre il rifugio seguendo lo splendido sentiero (segnavia 413) che si sviluppa verso meridione. Passiamo ai piedi di una rupe strapiombante in ambiente assolato quindi rientriamo nel bosco con il percorso che resta per gran parte in debole pendenza. Cominciano ad aprirsi, nella vegetazione, nuovi scorci sulle montagne circostanti con in evidenza, alle spalle, il culmine del Corno di Pichea a coprire parzialmente le Dolomiti di Brenta. Nel proseguo usciamo dal bosco di faggio potendo procedere in ambiente prativo e soleggiato sin dal mattino grazie alla favorevole esposizione verso oriente. Di fronte a noi osserviamo la possente struttura che caratterizza Cima Parì a coprire parzialmente Cima Sclapa, di poco più bassa e posizionata a sinistra della precedente. In una giornata tersa l’ambiente è meraviglioso con la possibilità di camminare con poca fatica grazie ai dislivelli minimi che caratterizzano questo settore di sentiero. Le uniche attenzioni da prestare sono legate agli ultimi 15 minuti di cammino prima di accedere alla Bocca Savàl. Il tracciato diviene progressivamente più stretto seppure in assenza di qualsiasi passaggio di arrampicata. Il pendio prativo lascia spazio sulla destra ad alcune rupi strapiombanti a sovrastare il sentiero; sulla sinistra precipita un pendio estremamente ripido al punto da divenire un po’ esposto specie per chi non ha piede fermo. Da rilevare le magnifiche fioriture, a fine primavera, di Primula Orecchia d’orso (Primula auricula) presenti sulle rocce. Con fondo asciutto non vi sono ad ogni modo particolari difficoltà con il paesaggio sulle Dolomiti di Brenta ora più ampio e completo. Si ripete la vista verso l’orizzonte orientale sino ad osservare il Gruppo di Cima Carega che appare innevato fino ad inizio estate. La frazione lievemente esposta impegna per pochi minuti sino ad accedere ad una vasta conca erbosa sovrastata a destra da una rupe con vecchi muri e resti di trincee risalenti al primo conflitto mondiale. Nel mezzo del valloncello prativo guadagniamo un importante biforcazione con cartelli (m 1721 – ore 0,50 dal Rifugio Pernici – ore 1,25 dalla partenza). Il segnavia 413 procede verso sinistra in direzione di un villaggio militare abbandonato per poi traversare le pendici settentrionali di Cima Parì. Nel nostro caso volgiamo a destra sul sentiero 454. Bastano meno di 5 minuti per guadagnare l’ampia sella erbosa della Bocca Savàl con cartello riportante il toponimo (m 1740 – ore 1,30 dalla partenza). Siamo ad un ulteriore crocevia, ancora una volta ben segnalato dai cartelli escursionistici. Di fronte a noi procede in discesa il sentiero 454 in direzione della già ben visibile Malga Savàl mentre sulla sinistra tracce scarsamente segnate ma facilmente intuibili risalgono il ripido pendio che conduce alla Cima Parì. Scegliamo quest'ultima opportunità bordeggiando uno stagno spesso asciutto. Nella prosecuzione qualche raro ometto di pietra e qualche sbiadito segnavia indica il percorso sino a guadagnare un buon sentierino che, con ripido strappo, permette di guadagnare quota lungo la dorsale occidentale di Cima Parì. Possiamo già osservare il sentiero che in diagonale ascendente verso destra risale in modo marcato le pendici della montagna. Raggiungiamo questa frazione con salita che diviene meno marcata sino a guadagnare l’importante spalla che discende direttamente dalla cima (ometto di pietre); ci affacciamo per la prima volta sul versante della Val di Ledro con splendida visione sul lago omonimo mentre compare a sinistra la cima raggiungibile lungo il ripido ma invitante sentiero di cresta. Con un ultimo strappo in pendenza più marcata siamo infine sulla vetta di Cima Parì (m 1991 – ore 2,20 dalla partenza – un’ora scarsa dalla Bocca di Savàl) N.B Con percorso di poco più lungo, è possibile salire a Cima Parì anche dalla Malga Savàl (m 1692) mantenendo dalla Bocca di Savàl (m 1740) la mulattiera che cala sino alla costruzione. Si abbandona a questo punto la carrareccia per portarsi a sinistra dietro alla malga e volgere poi, in sensibile salita verso sinistra (isolato cartello indicante proprio Cima Parì) sino a guadagnare l’esile traccia poco al di sotto del sentiero che taglia le pendici di Cima Parì; il proseguo ricalca il tracciato già descritto prima. Prosecuzione fino a Cima Sclapa: Dalla sommità di Cima Parì è possibile proseguire lungo il crinale raggiungendo un’altra cima un po’ più bassa. Il sentiero non è segnato ma risulta evidente e logico in quanto ricalca grosso modo il filo del crinale debordando in qualche tratto a sinistra per evitare le frazioni di cresta più impervie. Il tracciato dapprima cala ripidissimo con scorci sulla destra che permettono di osservare le balze erbose che dalla vetta di Cima Parì precipitano, con notevole pendenza, in direzione del Lago di Ledro. A sinistra invece osserviamo i verdeggianti pendii che calano in direzione di Riva del Garda e Tenno. La pendenza decresce avvicinandosi all’ampia sella che segna il punto più basso tra Cima Parì e Cima Sclapa. Osserviamo chiaramente quest’ultima sommità e, sulla destra, l’anticima che ne precederà il raggiungimento. Due ometti di pietra indicano il punto in cui il sentiero deborda a sinistra restando comunque di poco sotto crinale; traversiamo al di sotto dell’anticima poco fa citata riguadagnando subito oltre il filo di cresta. Il crinale appare poi interrotto da un repulsivo salto roccioso ma l’apparenza inganna: il sentierino scavalca con eleganza l’ostacolo e i problemi si limitano a qualche roccetta senza difficoltà avendo piede fermo e assenza di vertigini. Ancora un breve tratto e siamo direttamente in vetta a Cima Sclapa (m 1860 – ore 0,35 da Cima Parì – circa 3 ore dalla partenza). Da notare per tutto il tratto di crinale tra Cima Parì e Cima Sclapa l’evidente trincea costruita all’epoca della prima guerra mondiale praticamente intatta grazie anche all’isolamento e alla poca notorietà agli escursionisti della zona. Il risultato è quello in pratica di un museo a cielo aperto della prima guerra mondiale facilmente accessibile a qualunque escursionista con un po’ d’esperienza. Cenni sulla flora:
Le Alpi di Ledro sono ben note per la sorprendente ricchezza floristica. Soprattutto la zona dei Corni di Pichea è particolarmente ricca di piante endemiche o rare. L’area attraversata dall’escursione appena descritta presenta un numero inferiore di specie ma non per questo è meno interessante e ricca. Segue un estratto delle principali specie osservate in occasione della stesura di questo testo (inizio del mese di giugno). 1) Primula orecchia d’orso (Primula auricula). Inconfondibile per le sue foglie farinose è presente nelle rocce calcaree strapiombanti che sovrastano il sentiero poco prima della Bocca Savàl. 2) Asfodelo montano (Asphodelus albus) nei prati che precedono la Bocca Savàl. 3) Tulipano montano (Tulipa australis); inconfondibile per i tepali esterni gialli con evidenti striature rosse, è una pianta molto rara nelle Alpi di Ledro ma presente lungo i crinali sommitali di Cima Parì e Cima Sclapa. 4) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie. E’ presente nel tratto compreso tra il Rifugio Pernici e Bocca Saval. 5) Erba milza comune (Chrysosplenium alternifolius), nel tratto boschivo compreso tra Maga Trat e Bocca di Trat. 6) Genziana di Clusius (Gentiana clusii) 7) Genziana maggiore (Genziana lutea) nei prati che precedono la Bocca Savàl. 8) Genzianella (Gentiana verna) 9) Vedovella alpina (Globularia nudicaulis) 10) Biscutella montanina (Biscutella leavigata) 11) Cicerchia primaticcia (Lathyrus vernus) 12) Bugola (Ajuga reptans) 13) Erica carnea (Erica carnea) 14) Croco (Crocus vernus) 15) Rosa di Natale (Helleborus niger) 16) Orchidea maschia (Orchis mascula) nei prati che precedono la Bocca Savàl. 17) Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata) presso Malga Savàl. 18) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) presente in grande quantità subito dopo il Rifugio Pernici procedendo verso Bocca Saval. 19) Anemone alpino (Pulsatilla alpina) 20) Primula maggiore (Primula elatior) 21) Narciso selvatico (Narcissus poeticus) 22) Anemone gialla (Anemone ranuncoloides) 23) Uva di volpe (Paris quadrifolia) 24) Pepe di monte (Daphne mezereum) presso Bocca Savàl. 25) Farfaro (Tussilago farfara) 26) Soldanella alpina (Soldanella alpina) 27) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) 28) Acetosella (Oxalis acetosella) 29) Acino alpino (Acinos alpinus) 30) Arabetta alpina (Arabis alpina) 31) Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens) 32) Viola gialla (Viola biflora) 33) Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris) 34) Silene dioica (Silene dioica) 35) Fragolina di bosco (Fragaria vesca) 36) Dentaria a cinque foglie (Cardamine pentaphyllos)
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