Cime de Pépin - Cime de Malabergue

CIME DE PÉPIN (m 2344)

CIME DE MALABERGUE (m 2188)

Il lungo tratto di crinale spartiacque (confine Italia – Francia), subito ad oriente del Colle di Tenda, si presta al cammino grazie ad una sequenza di elevazioni in gran parte erbose e con forme rotondeggianti. Ci concentriamo, nella descrizione che segue, sulla salita a due elevazioni poste interamente in territorio francese e quindi leggermente scostate, rispetto allo spartiacque, in direzione sud. E’ questo il teatro della splendida escursione che andiamo a narrarvi e a consigliarvi. Si tratta di un curioso percorso a forma di “otto” con il cammino che sfrutta, almeno in parte, il tracciato della lunga strada bianca che conduce fino a Monesi, già in Liguria, in un ambiente d’alta montagna d’assoluta suggestione e valore. Inutile dire che gli instancabili possono aggiungere all’itinerario altre elevazioni poste questa volta lungo il crinale di confine come ad esempio la Cima Becco Rosso e la Cima del Becco. Rimandiamo alla loro descrizione per ulteriori particolari. E’ importante ricordare che la zona appare di grande interesse per gli amanti della botanica grazie ad una straordinaria concentrazione di piante endemiche o molto rare alle quali faremo riferimento in coda alla descrizione. L’escursione appare ben percorribile dalla seconda metà di giugno sino a tutto ottobre, ma è ad inizio estate che la natura offre i suoi colori migliori. Particolare attenzione dev’essere prestata nella scelta del giorno in cui intraprendere il cammino: la zona è particolarmente soggetta alle nebbie e ai temporali per via della sua vicinanza al Mar Ligure è quindi bene ascoltare con attenzione i bollettini meteorologici per non trovarsi in difficoltà.

L’escursione in breve:

Colletto Campanin (m 2142) – Col Vallétte (m 2190) – Cime de Pépin (Cima di Pepino – m 2344) – Fort Pépin (m 2254) – Colle della Perla (Col de la Perle – m 2086) – sentiero GTA – Colle della Boaria (m 2102) – Cime de Malabergue (m 2188) – Colle della Boaria (m 2102) – Lago della Perla (m 1927) – Colletto Campanin (m 2142)

Dati tecnici:

Partenza dal Colletto Campanin (m 2142): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: discontinua, tuttavia il percorso si svolge lungo mulattiere e sentieri ben marcati che escludono, con tempo stabile, problemi di orientamento. Il tratto compreso tra il Colle della Boaria e la Cime de Malabergue non presenta alcun segnavia oltre a rare tracce di passaggio, il percorso è tuttavia, ancora una volta, intuitivo con condizioni di buona visibilità. Dislivello assoluto: m 417; valore tuttavia poco significativo trattandosi di un percorso di crinale con parecchi saliscendi. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Chi proviene da Cuneo raggiunge in pochi km il paese di Borgo San Dalmazzo per poi proseguire sulla SS 20 in direzione del Colle di Tenda e del confine con la Francia. La statale supera i paesi di Vernante e Limone Piemonte quindi, poco prima del Tunnel di Tenda, si abbandona il proseguo in direzione della Francia per volgere a destra sulla strada che conduce a Panice Soprana. Si prosegue oltre la frazione con una lunga sequenza di tornanti, salendo verso il Colle di Tenda. Raggiungiamo, poco prima del colle, lo Chalet Le Marmotte (m 1804) per pochi metri in territorio italiano e posto a destra del piano stradale. Sulla sinistra si stacca la sterrata che, con lungo tracciato, conduce a Monesi. Nei mesi estivi la strada è aperta al traffico nelle ore diurne e nonostante sia a fondo naturale è percorribile, con molta cautela, anche dalle utilitarie sino a raggiungere in alcuni km il casello a breve distanza dal Colletto Campanin. Il proseguo richiede ora il pagamento di un pedaggio con il piano stradale che diviene estremamente sconnesso e ripido, agevole solo a chi possiede un mezzo 4x4. Si può lasciare la macchina presso la barriera salendo a piedi in 15 minuti al Colletto Campanin (m 2142). Naturalmente è possibile scegliere di pagare il pedaggio salendo in auto sino al Colletto Campanin dove ha inizio il cammino vero e proprio.

N.B. Non volendo affrontare alcun tratto di strada bianca si deve intraprendere il cammino dal Colle di Tenda aggiungendo almeno un’ora di marcia in più per la sola salita ma godendo in ogni caso di ottimi scorci verso occidente in direzione della vicina Rocca dell’Abisso e del più lontano Monte Viso.

Descrizione del percorso:

In coincidenza del marcato Colletto Campanin abbandoniamo il proseguo della sterrata per volgere a destra su ampia mulattiera che si sviluppa tra cespugli di rododendro in direzione del vicino crinale spartiacque. In questi primi minuti il paesaggio offre un’eccellente vista, alle spalle, sul Bric Campanin mentre di fronte a noi osserviamo gli affioramenti rocciosi che caratterizzano l’anticima del Becco Rosso. La mulattiera taglia il ripido pendio ricadente verso Limone Piemonte guadagnando infine l’ampia cresta prativa in coincidenza del Col Vallétte (m 2190 – ore 0,10 dalla partenza). Sulla destra notiamo una bella elevazione, per lo più erbosa e con qualche affioramento calcareo, caratterizzata da un’evidente croce di vetta. Si tratta dell’anticima del Becco Rosso.

Si procede oltre il valico seguendo l’ampia mulattiera che sale a tornanti lungo l’erboso crinale che ascende alla nostra sinistra. Mentre saliamo osserviamo chiaramente la piramide erbosa della Cime de Pépin. In breve raggiungiamo un evidente bivio ben segnalato da cartelli in legno. Per il momento tralasciamo il comodo percorso che traversa, in pratica senza dislivelli, lungo il fianco settentrionale della Cime de Pépin con indicazioni per il Col de la Perle e il Col de la Boaira (Colle della Boaria). Scegliamo invece di rimontare il sentierino che ricalca il crinaletto discendente dalla cima. Pochi metri sopra, in coincidenza di un evidente affioramento di roccia a scaglie, ignoriamo una seconda ulteriore traccia che si separa, pressoché piana ma non indicata da cartelli, alla nostra destra e lungo la quale rientreremo in discesa dal punto più alto. Manteniamo l’esile traccia scavata per lo più nel manto erboso procedendo in assenza di segnavia lungo la cresta comunque ben evidente con buona visibilità. In breve siamo nella fascia sommitale dove notiamo che quella che sembrava essere la vetta è invece un anticima. Per guadagnare il punto più alto, caliamo brevemente verso sud alla sottostante, ampia sella, per poi rimontare, sempre su fondo in prevalenza erboso, sino al lungo dorso sommitale della Cime de Pèpin (m 2344). La vista di estende verso meridione sulla profonda Valle Roya sino a scorgere all’orizzonte, nei giorni più limpidi, il Mar Ligure. Il cammino procede oltre la sommità calando verso il sottostante Fort Pépin. Si tratta di uno dei sei forti presenti nella zona del Col di Tenda che furono edificati tra il 1877 e il 1895 per presidiare il passaggio tra il Piemonte e la Valle Roya. A seguito del trattato di pace del 1947 i forti sono passati in territorio francese e sono tutto sommato in un buono stato di conservazione. Il Fort Pépin (m 2254), con le sue mura possenti e il fossato appare di particolare imponenza: lo raggiungiamo in pochi minuti calando lungo il crinale tra balze erbose e modesti affioramenti rocciosi.

Dopo una breve visita seguiamo i cartelli segnaletici francesi indicanti verso destra il “Fort Central” e “Col de Tende”. Affrontiamo una frazione molto comoda trattandosi di un breve traverso quasi senza dislivello che si sviluppa sul fianco occidentale della Cime de Pèpin. Il percorso, ampio e ben tracciato, passa alla base di alcune evidenti rupi calcaree senza peraltro che si affronti alcuna difficoltà. Subito oltre si procede seguendo la striscia nel manto erboso andando infine a confluire nel sentiero usato in precedenza per salire in vetta; caliamo per pochi metri sino al cartello in legno prima citato con indicazioni per il Col de la Perle e il Col de la Boaira (ore 1,10 dalla partenza). La nostra escursione si sviluppa ora verso oriente ad aggirare la soprastante piramide erbosa della Cime de Pèpin. In pratica il sentiero traversa parallelo alla sterrata per Monesi mantenendosi però ad una quota maggiore restando prossimo al facile spartiacque erboso. Splendido l’ambiente, soprattutto ad inizio estate, quando la fioritura del Rododendro e quella del Camedrio rivestono i pendii ravvivandoli con la loro bellezza. Il tracciato traversa, in pratica senza alcun dislivello, tagliando i prati e un vasto pendio inclinato per lo più detritico. Con un po’ di fortuna, tra le ghiaie e lo sfaticcio calcareo è possibile trovare, uscendo dal sentiero, la rarissima Iberide nana, endemica delle Alpi Liguri. Il panorama si estende alle principali cime del gruppo Marguareis in una visione alpestre di indiscutibile bellezza. In breve tocchiamo il filo di cresta quindi passiamo a destra dello stesso ad aggirare la sommità soprastante nel suo versante francese e quindi con esposizione verso sud.

Il sentiero mantiene immutate le sue caratteristiche: altro non è che un’esile striscia ben marcata nel manto erboso che si sviluppa senza dislivelli rilevanti. L’aggiramento porta a toccare nuovamente il crinale per poi scostarsene subito oltre sempre alla destra, nel versante francese, traversando a mezza altezza le pendici della Cima del Becco (Cime du Bec). Il percorso comincia a volgere verso nordest con il sentiero ben marcato che scende verso il Colle della Perla. Il tracciato è ora una striscia sottile nel manto erboso che cala senza difficoltà sino al valico chiaramente identificato dai cartelli in legno (Col del la Perle – m 2086 – ore 2,25 dalla partenza presso il Colletto Campanin compresa la salita alla Cime de Pèpin – ore 3,25 salendo a piedi dal Colle di Tenda).

In coincidenza del Colle della Perla torniamo a confluire nella sterrata che unisce il Colle di Tenda a Monesi. Nel proseguo ne sfrutteremo, volgendo a destra, un lungo tratto rientrando in territorio italiano e seguendo l’indicazione per il Colle della Boaria. Il tracciato ascende in lunga diagonale con pendenza che resta moderata. Il percorso della strada bianca appare a tratti visibilmente scavato nella roccia. Sulla sinistra dominiamo il profondo Vallone La Perla mentre a destra notiamo gli affioramenti rocciosi che caratterizzano le pendici della Cima dei Cuni. Nel proseguo la salita decresce fino a raggiungere un culmine (bella vista verso la Alpi Marittime) seguito da una debole discesa e dal pronunciato tornante che ha dato notorietà a questo tratto della strada bianca. Si tratta di una frazione di particolare spettacolarità: il tornante è preceduto da un rettilineo sovrastato da alcuni spettacolari spuntoni aguzzi di roccia calcarea. Nel giusto periodo, su queste pendici, fiorisce la rara Saxifraga diapensioides. Al tornante segue una breve frazione che domina dall’alto il Vallone La Boaria. Pochi minuti e siamo al Colle della Boaria, marcato valico tra la Cima dei Cuni e la Cima Ciaudon (m 2102 – ore 0,30 dal Colle della Perla – ore 3 dal Colletto Campanin – ore 4 salendo a piedi dal Colle di Tenda).

Siamo nuovamente sullo spartiacque principale nonché sul confine di stato. Notiamo il proseguo della sterrata verso Monesi mentre a destra sale il sentiero che aggira il fianco orientale della Cima dei Cuni rientrando al Colle della Perla senza utilizzare la strada appena percorsa. A mezza via tra la strada e il sentiero notiamo, ben evidente, la piramide erbosa della Cime de Malabergue. Nessun sentiero ne risale le pendici eppure non avremo problemi nel raggiungerne il punto più alto. Inizialmente rimontiamo le pendici erbose a tratti in forte pendenza ma senza trovare passaggi su roccia né frazioni esposte. La via da seguire non è obbligata, rimontiamo pertanto l’ampia cresta erbosa con la vista che si allarga, in particolar modo verso oriente, andando ad osservare le più alte cime delle Alpi Liguri. Osserviamo, ben evidente, il proseguo della strada sterrata per Monesi. Risalita la piramide erbosa ci accorgiamo di non essere affatto giunti in vetta. Quello che sembrava il punto più alto celava infatti alla vista un lungo crinale che si protende verso sudest in direzione della sommità vera e propria. Andiamo pertanto a procedere lungo la linea di cresta che diviene più stretta ed elegante ma ancora una volta priva di passaggi impegnativi grazie al fondo prativo. Continua ad essere assente la segnaletica: siamo in ambiente selvaggio e in pratica libero da tracce di passaggio. Con buona visibilità l’orientamento resta comunque assai facile in quanto il percorso ricalca il crinale nordoccidentale della montagna. La pendenza è ora molto moderata prima di una breve risalita su un facile dosso erboso. Ne raggiungiamo la sommità ed ecco un’ulteriore sorpresa: ancora una volta non siamo in vetta. La cima sembra allontanarsi in quanto il crinale procede ulteriormente sempre nella stessa direzione guadagnando ancora un po’ di quota. In realtà non è una sensazione sgradevole: è un piacere dilungarsi in un ambiente tanto ampio e tranquillo quanto isolato e silenzioso. Questa è la montagna che “piace a noi”: quella fatta di luoghi dimenticati dove trovare una giusta dimensione e un rapporto con la natura diretto e non modificato dall’uomo. Pochi passi e scorgiamo finalmente la sommità vera e propria: la riconosciamo facilmente in quanto la linea di crinale si stringe sino al punto più alto contraddistinto da un grande balzo roccioso ricadente a sinistra. Per evitare ogni difficoltà muoviamo verso la cima restando scostati a destra. Non vi è esposizione grazie ad una linea di cresta sufficientemente ampia e ancora una volta priva di salti. L’arrivo sulla Cime de Malabergue (m 2188 – ore 0,35 dal Colle della Boaria) oltre ad un magnifico panorama sulla Valle Roya e sulle principali cime delle Alpi Liguri rivela nuove meraviglie: il crinale procederebbe verso sud in un’esposta ed inattesa scarpata che alterna affioramenti calcarei con balze erbose in forte pendenza. Nel nostro caso, appagati da questa splendida elevazione dimenticata, rientriamo a ritroso ripercorrendo il lungo “istmo” prativo che collega la cima al Colle della Boaria. Il rientro all’ampio valico richiede circa 25 minuti dal punto più alto (ore 4 complessive dal Colletto Campanin – ore 5 partendo dal Colle di Tenda).

Il nostro percorso prevede ora il lungo rientro alla partenza ignorando, in questa prima parte, la sterrata seguita all’andata. Tralasciamo sia il proseguo della strada bianca verso Monesi che il rientro a ritroso. Restiamo invece in territorio francese passando sul marcato sentiero che sale a sinistra tagliando in lunga diagonale ascendente le pendici orientali della Cima dei Cuni. Il tracciato è ben evidente e sale tra prati d’altitudine offrendo grandiose visioni verso oriente e a meridione sulle vette delle Alpi Liguri. Il percorso supera qualche frazione detritica quindi volge ulteriormente a destra per ascendere brevemente sino ad un culmine erboso posto immediatamente ai piedi della sommità della Cima dei Cuni. Il percorso procede cambiando versante per affrontare la veloce discesa che riconduce al Colle della Perla. Al di là del valico, già ben visibile sotto di noi, osserviamo l’evidente struttura della Cima del Becco. Con alcuni tornanti nel manto erboso scendiamo rapidamente sino a rientrare al valico (m 2086 – ore 0,30 dal Colle della Boaria – ore 4,30 dal Colletto Campanin – ore 5,30 dal Colle di Tenda).

Il nostro itinerario a forma di “otto” prosegue. Ignoriamo il sentiero utilizzato all’andata proveniente dalla Cime de Pépin per proseguire verso ovest lungo il tracciato della strada bianca che da Monesi raggiunge il Colle di Tenda. E’ una frazione su ampia carrareccia in grado comunque di regalare ancora una volta ottimi scorci. Il percorso, visibilmente artefatto, aggira un’ampia conca che accoglie il modesto ma ben visibile Lago della Perla (m 1927). Chi lo desidera potrà raggiungere lo specchio d’acqua con una breve digressione che impegna per pochi minuti. Nel proseguo siamo sovrastati da una caratteristica formazione rocciosa calcarea a forma di cupola che appare protesa in nostra direzione. Il percorso sale debolmente sino ad una modesta selletta compresa tra le montagne dello spartiacque a sinistra e il caratteristico picco denominato “La Perla” alla destra. Al di là della sella procediamo in lunga traversata quasi piana aggirando la grandiosa conca dominata all’estremità occidentale dal Bric Campanin. Si tratta di un ampio tratto a semicerchio in ambiente prativo verde e riposante. Non mancano alla nostra destra alcuni modesti specchi d’acqua che tendono, nel corso della stagione estiva, a prosciugarsi. Il paesaggio resta particolarmente vasto, aperto alle spalle in una magnifica visione delle Alpi Liguri. Un ultimo breve tratto permette di inquadrare, di fronte a noi, le rocce del Bric Campanin accedendo infine al Colletto Campanin a termine del nostro itinerario a forma di “otto” (m 2142 – ore 1 dal Colle della Perla – ore 5,30 per l’intero percorso partendo e rientrando al Colletto Campanin – ore 6,30 iniziando il cammino al Colle di Tenda). Chi ha intrapreso l’escursione dal Colle di Tenda rientrerà alla partenza proseguendo lungo la sterrata senza deviazioni sino a rientrare al valico (ore 1 dal Colletto Campanin – ore 7,30 complessive).

Cenni sulla flora:

La catena montuosa delle Alpi Liguri è ben nota agli esperti di botanica per la straordinaria quantità di piante endemiche, uniche al mondo, che trovano rifugio negli anfratti e sulle pareti calcaree. Si tratta infatti di un settore che, all’epoca delle glaciazioni, fu risparmiato dai ghiacci pertanto diverse specie altrove estinte trovarono rifugio proprio in queste aree. Altre specie mutarono per adattarsi al particolare clima e al substrato sino a divenire “endemiche” in senso stretto dell’area. Troverete poche altre escursioni, in questo sito internet, in gtrado di mostrarvi una concentrazione altrettanto incredibile di specie endemiche. Segue un breve elenco delle principali osservate in occasione della nostra escursione che abbiamo eseguito per due volte nei mesi di giugno ed agosto. Naturalmente non sarà possibile osservare contemporaneamente la fioritura di tutte le specie. Per poter vedere tutte le fioriture dovrete forse ritornare più volte in loco dall’inizio della stagione sino ad agosto.

Piante endemiche:

1)     Campanula occidentale (Campanula alpestris); splendida entità endemica presente nelle Alpi Occidentali con una curiosa presenza disgiunta sui Monti Sibillini e quindi nell’Appennino Centrale. La colorazione azzurro intenso e la grande dimensione della corolla la rendono facilmente distinguibile dalle congeneri.

2)     Primula impolverata (Primula marginata). Magnifico endemismo delle Alpi Occidentali che presenta stazioni disgiunte nelle Alpi Liguri nella zona del Monte Carmo e nell’Appennino Ligure (monti Ciapa Liscia e Roncalla) tra le province di Genova e Piacenza. Sono inconfondibili sia le infiorescenze violette che le foglie caratterizzate da secrezioni calcaree così come suggerito dal nome comune della pianta.

3)     Genziana ligure (Gentiana ligustica). Tipica specie delle praterie montane endemica delle Alpi Sud-occidentali dal Moncenisio al Monte Carmo di Loano.

4)     Alisso ligure (Alyssum ligusticum) endemico delle Alpi Cozie, Marittime e Liguri si tratta di un arbusto nano dalla caratteristica infiorescenza corimbosa di colore bianco. E’ presente nelle rocce calcaree presso il Fort Pépin.

5)     Garofano pavonio (Dianthus pavonius), endemico delle Alpi Occidentali, è segnalato in Liguria e in Piemonte.

6)     Vedovelle minori (Globularia repens), endemismo delle Alpi Occidentali con una stazione digiunta sui Pirenei.

7)     Nigritella occidentale (Nigritella corneliana). E’ una splendida orchidea endemica delle Alpi sud-occidentali inconfondibile per l’attraente colorazione rosata.

8)     Micromeria marginata (Micromeria marginata). E’ un endemismo delle Alpi Occidentali; quando è in fiore, con le sue macchie di colore crea un bel contrasto con le rocce calcaree di colore chiaro sulle quali cresce. Lungo il percorso descritto è presente nel tratto compreso tra il Colle di Tenda e il Colletto Campanin.

9)     Berardia lanuginosa (Berardia subacaulis). Endemica in senso stretto delle Alpi Occidentali,con areale compreso tra Bardonecchia a nord e la zona di Ormea a meridione, è una delle piante più spettacolari osservabili lungo questo percorso. Da notare che il genere Berardia è uno dei tre ad essere endemico in senso stretto della catena alpina. Il genere Berardia è caratterizzato da una sola specie (appunto Berardia subacaulis) occupando pertanto una posizione sistematica isolata e assumendo quindi particolare valore ed importanza. Lungo il percorso descritto è presente presso il Colle Boaria, proprio all’estremità orientale della sua area di distribuzione.

10)  Iberide nana (Iberis aurosica subsp.nana). Raro endemismo delle Alpi Liguri il cui areale si concentra nella zona del Marguareis. E’ una pianta preziosissima e a rischio d’estinzione per questo motivo preferiamo non indicarne l’esatta posizione. Ad ogni modo, per essere trovata, occorre scostarsi dal sentiero di qualche decina di metri nella zona della Cima del Becco.

11)  Genziana di Rostan (Gentiana rostanii); endemica delle Alpi Occidentali, è presente presso il Lago della Perla.

12)  Arabetta di Allioni (Arabis allionii). Subendemismo segnalato in Italia soltanto in Liguria e in Piemonte presente nei pascoli e nei pendii erbosi.

13)  Androsace carnicina (Androsace adfinis). Tipico endemismo delle Alpi Occidentali segnalato in Piemonte, Valle d’Aosta e nelle aree contigue in territorio francese. Androsace adfinis è specie che necessita d’ulteriori studi ed approfondimenti sono infatti note almeno tre diverse sottospecie (brigantiaca, puberula e carnea) con areali parzialmente sovrapposti e con numerose forme intermedie a rendere ancora più difficoltosa la determinazione.

14)  Sassifraga simile a diapensia (Saxifraga diapensioides). Endemismo delle Alpi Occidentali e Centrali presente in Italia in Piemonte e in Valle d’Aosta. E’ presente lungo la sterrata Col di Tenda – Monesi negli spuntoni calcarei presso il marcato tornante che precede il Colle della Boaria. Si tratta di una specie caratterizzata in questo tratto da una fioritura molto anticipata (maggio – giugno).

15)  Eliantemo ligure (Helianthemum lunulatum). Magnifico endemismo delle Alpi Liguri con areale compreso tra il Colle di Tenda e il Monte Carmo. Inconfondibile per i rami lignificati e la caratteristica macchia alla base dei petali, lungo il percorso descritto condivide l’habitat con Saxifraga dispensioides. E’ infatti presente lungo la sterrata Col di Tenda – Monesi negli spuntoni calcarei presso il marcato tornante che precede il Colle della Boaria. La fioritura è piuttosto ritardata interessando la prima parte del mese di agosto.

16)  Erba unta bianco maculata (Pinguicula leptoceras). Endemismo dell’arco alpino osservabile lungo questo percorso nei dintorni del Colletto Campanin lungo la strada che conduce al Colle della Perla.

17)  Aglio piemontese (Allium narcissiflorum). Si tratta di un subendemismo delle Alpi Occidentali con alcune stazioni disgiunte addirittura nei lontani Pirenei. In Italia la specie è segnalata in Liguria e in Piemonte con le principali stazioni concentrate tra il Monte Galero nelle Alpi Liguri e la Val Maira nel cuneese. Molto belle appaiono le infiorescenze per via dei grandi petali di colore compreso tra il rosato e il porporino. Lungo il percorso descritto è presente nel tratto compreso tra il Colle di Tenda e il Colletto Campanin.

18)  Caglio svizzero (Galium megalospermum). Endemico dell’arco alpino è presente con i suoi piccoli fiori nel tratto di sentiero compreso tra il Colletto Campanin e il Col Vallétte.

19)  Genziana con calice raggiante (Gentiana burseri subsp. actinocalyx). A livello di sottospecie è un endemismo di una piccola area delle Alpi Liguri nordoccidentali. La specie è segnalata in una limitata porzione della provincia di Imperia (monti presso Monesi e Triora) e in una piccola area della provincia di Cuneo (Limone Piemonte, Col di Tenda ecc). Lungo il percorso descritto è presente a monte e a valle della strada bianca che unisce il Colletto Campanin al Lago della Perla. La fioritura interessa l’ultima parte del mese di luglio e l’inizio di agosto.

20)  Speronella alpina (Delphinium dubium). E’ un endemismo dell’arco alpino ad areale molto frammentato presente in Italia in Piemonte, Trentino Alto Adige e Veneto. Lungo il percorso descritto è osservabile ai lati della sterrata Col di Tenda – Monesi nella zona circostante il Lago della Perla.

21)  Silene campanula (Silene campanula); endemismo delle Alpi Occidentali segnalato in Liguria e in Piemonte presente in grande abbondanza lungo le rocce della sterrata Col di Tenda – Monesi.

Altre piante osservate:

1)     Hugueninia comune (Hugueninia tanacetifolia)

2)     Primula a foglie larghe (Primula latifolia)

3)  Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum)

4)     Semprevivo montano (Sempervivum montanum)

5)     Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

6)     Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina)

7)     Genzianella (Gentiana verna)

8)     Camedrio alpino (Dryas octopetala)

9)     Botton d’oro (Trollius europaeus)

10)  Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

11)  Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

12)  Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata)

13)  Sassifraga rossa (Saxifraga oppositifolia subsp. latina)

14)  Coclearia delle rupi (Kerner asaxatilis)

15)  Lino alpino (Linum alpinum)

16)  Celoglosso (Coeloglossum viride)

17)  Viola con sperone (Viola calcarata)

18)  Scutellaria delle Alpi (Scutellaria alpina)

19)  Pedicolare a spiga breve (Pedicularis rostratocapitata)

20)  Pedicolare rosea (Pedicularis rosea)

21)  Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpathica) nei prati a monte del Col Vallétte.

22)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

23)  Ranuncolo di Seguier (Ranunculus seguieri)

24)  Cinquefoglia trifogliata (Potentilla grandiflora)

25)  Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

26)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

27)  Bugola piramidale (Ajuga pyramidalis)

28)  Iberidella alpina (Hornungia alpina)

29)  Rodiola rosea (Rodiola rosea)

30)  Cariofillata montana (Geum montanum)

31)  Clematide alpina (Clematis alpina)

32)  Falangio alpino (Lloydia serotina)

33)  Acino alpino (Acinos alpinus)

34)  Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

35)  Stella alpina (Leontopodium alpinum)

36)  Billeri pennato (Cardamine resedifolia)

37)  Geranio selvatico (Geranium sylvaticum)

38)  Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

39)  Soldanella alpina (Soldanella alpina)

40)  Anemone del Monte Baldo (Anemone baldensis)

41)  Aquilegia alpina (Aquilegia alpina). Presente solo oltre i 1600 metri di quota è una pianta assai rara a livello mondiale con areale limitato alle Alpi Occidentali e all’Appennino Tosco Emiliano.

42)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

43)  Botrichio (Botrychium lunaria)

44)  Salice reticolato (Salix reticulata)

45)  Primula maggiore (Primula elatior)

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