Pizzo Cefalone

PIZZO CEFALONE  (m 2533)

Nell’ambito del massiccio del Gran Sasso d’Italia, il Pizzo Cefalone è, in ordine di altezza, la decima cima più alta, nonché l’ultima a varcare la soglia psicologica dei 2500 metri. La salita alla vetta è un’esperienza carica di fascino grazie all’ambiente d’alta montagna e alla visione ravvicinata d’altre elevazioni tra cui il Pizzo d’Intermesoli e il “colosso” del gruppo, il Corno Grande. Il percorso di salita è per gran parte rivolto verso meridione concedendo la scomparsa della neve in anticipo rispetto ad altre aree del circondario. La via normale alla cima è spesso già praticabile all’inizio di giugno. Si consiglia attenzione per chi ha bambini o inesperti al séguito: nel settore superiore si affrontano roccette che richiedono piede fermo e un minimo di dimestichezza nel muoversi con l’aiuto delle mani. Un buon escursionista non troverà difficoltà eccessive e potrà godere del meraviglioso panorama di vetta. Trattandosi di un percorso di salita non lungo andiamo a descrivere un itinerario ben più ampio che include l’attraversamento della conca di origine glaciale denominata Campo Pericoli. Chi avrà a disposizione solo mezza giornata potrà rientrare a ritroso limitando l’intero cammino a meno di 4 ore complessive.

L’escursione in breve:

Albergo Campo Imperatore (m 2130) – Passo del Lupo (m 2156) – La Portella (m 2265) – Pizzo Cefalone (m 2533) – La Portella (m 2265) – punto basso (m 2090) – Rifugio Garibaldi (m 2230) – Sella di Monte Aquila (m 2335) – bivio sentiero 2 e 3 (m 2210) – Albergo Campo Imperatore (m 2130)

Dati tecnici:

Partenza dall’Albergo Campo Imperatore (m 2130): Difficoltà: EE; in gran parte E con breve tratto EE negli ultimi 100 metri di salita prima della vetta del Pizzo Cefalone con alcuni passaggi non esposti di 1° grado (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sebbene a tratti molto vecchia e sbiadita; i sentieri sono comunque evidenti escludendo, con buona visibilità, problemi d’orientamento. Dislivello assoluto: m 443; dislivello realmente coperto: m 648. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Usando l’autostrada A24 Roma – L’Aquila si consiglia l’uscita di Assergi per poi seguire la segnaletica indicante Campo Imperatore. Si attraversa la bella località di Fonte Cerreto quindi si prosegue lungo la SS 17 bis guadagnando in salita la grande distesa di Campo Imperatore. Al bivio nell’altipiano, segnalato dai cartelli segnaletici, volgiamo a sinistra salendo verso i 2130 metri dell’Albergo Campo Imperatore. Il percorso stradale sfiora il laghetto Pietranzoni dal quale godiamo di un primo paesaggio mozzafiato sul Corno Grande. In coincidenza dell’Albergo Campo Imperatore il tratto transitabile ha termine (25 km da Assergi). Troviamo un comodo ed ampio parcheggio, un ristorante e l’arrivo della funivia che sale da Fonte Cerreto. Quest’ultima può essere utilizzata, come alternativa, per non salire in auto sino alla partenza.

Descrizione del percorso:

Dal grande parcheggio presso l’Albergo Campo Imperatore (m 2130) seguiamo per qualche minuto l’ampia mulattiera che passa immediatamente a sinistra dell’osservatorio astronomico. Subito oltre abbandoniamo il percorso che salirebbe ripido verso il già visibile Rifugio Duca degli Abruzzi per passare sul sentiero che traversa, in pratica senza dislivello, verso sinistra. Si tratta di una lunga frazione che taglia il pendio sviluppandosi, pienamente esposta al sole di mezzogiorno, tra prati aridi d’altitudine. Il panorama si allarga permettendo di scorgere l’Aquila, il paese di Assergi e addirittura l’autostrada A24 Roma – L’Aquila. Nel proseguo cominciamo a scorgere la mole, in gran parte rocciosa, del Pizzo Cefalone, obiettivo del nostro cammino. Raggiungiamo il cosiddetto Passo del Lupo (m 2156) dove il sentiero si biforca. Purtroppo non è presente alcun tipo di segnaletica, si tratta comunque di ignorare la traccia che cala ripida verso il fondo valle mantenendo la destra.

Il sentiero prosegue descrivendo un ampio semicerchio nel vallone posto sotto crinale. Senza alcuna difficoltà, con un ultimo tratto in salita moderata, guadagniamo il bivio posto qualche metro al di sotto del valico che ci sovrasta alla destra denominato La Portella (m 2265 – ore 0,50 dalla partenza).  Ignoriamo il percorso che volge a destra superando il valico per poi calare in Val Maone. Manteniamo il nostro sentiero che prosegue per lo più sotto crinale toccandone tuttavia il filo in più punti permettendo così una magnifica visione del Pizzo d’Intermesoli e, più alla destra, del Corno Grande. Tra i due si distende verdeggiante la Val Maone che cala ripida verso nord.

Il sentiero procede in pendenza moderata traversando tra i prati e superando alcuni affioramenti rocciosi. Sono presenti due possibilità parallele che si ricongiungono: una percorre il filo di cresta; l’altra, più agevole, traversa sul versante meridionale. Un breve strappo immette ad una frazione quasi pianeggiante. Di fronte a noi si staglia, imponente e roccioso, il pendio orientale del Pizzo Cefalone a dominare una vasta conca ghiaiosa mentre alle spalle il paesaggio è dominato dalla coppia Corno Grande - Corno Piccolo nonché dal crinale culminante nel Monte Portella. Affrontiamo ora un tratto particolarmente suggestivo: lo spartiacque, sebbene pianeggiante, diviene più esile e il tracciato ne segue con eleganza il filo. Nel proseguo non è possibile rimontare direttamente la struttura del Pizzo Cefalone in quanto troppo ripida ed impervia. Il segnavia abbandona pertanto il crinale per traversare alla sinistra su percorso ben marcato ma a tratti molto esile e in parziale esposizione. La traccia non è mai più stretta di 50 – 60 cm escludendo qualsiasi reale difficoltà per un medio escursionista; maggiori attenzioni devono essere prestate avendo al séguito bambini o persone poco avvezze all’alta montagna. Con tempo asciutto e con la necessaria cautela non si affrontano problemi insormontabili: possiamo ammirare i profondi salti rocciosi che precipitano al di sotto del piano del sentiero. Superata la frazione più esposta volgiamo nei prati a destra e muoviamo in diagonale ascendente puntando alla base della struttura sommitale del Pizzo Cefalone; la raggiungiamo rapidamente tornando a toccare, per un breve tratto, il filo del crinale. Si riapre la vista sul versante settentrionale con specifico riferimento al Corno Grande.

Per poche decine di metri manteniamo, in ripida salita, la linea di cresta quindi ce ne scostiamo, ancora una volta sulla sinistra, rasentando un caratteristico masso calcareo. Subito al di sopra bordeggiamo, praticamente in piano, la base di un’incombente paretone verticale. Si tratta di un traverso caratteristico superato il quale la via di salita cambia improvvisamente direzione e pendenza. Subito oltre si individua infatti un ripido canale in parte prativo che ricade direttamente dalla cima. E’ questa la chiave manifesta per salire in vetta. Il sentiero volge infatti a destra rimontando il ripido pendio con una sequenza di tornanti. In breve rocce e detriti prendono il posto del manto erboso quindi, senza difficoltà, raggiungiamo una caratteristica forcelletta racchiusa tra il pendio a destra e un ciclopico masso a sinistra. Il magnifico colpo d’occhio che si apre è esteso al Pizzo d’Intermesoli e, più lontano, verso il Lago di Campotosto. Tralasciamo la traccia che muove verso occidente in direzione della Cresta delle Malecoste e volgiamo verso destra per affrontare l’ultimo tratto di salita. Andiamo ad incontrare le uniche difficoltà dell’intera impresa. Può convenire mettere nello zaino i bastoncini telescopici saliamo infatti diagonalmente, su rocce solide e ben appigliate, dove comunque non esitiamo a usare le mani per agevolare la progressione. La difficoltà non varca mai il 1° grado e anche l’esposizione non è mai tale da impensierire un buon camminatore. Un ultimo brevissimo tratto su fondo detritico permette l’accesso all’ampio e facile crinale sommitale. Lo percorriamo verso destra raggiungendo in breve il vasto pianoro sommitale (m 2533 – ore 1,50 dalla partenza – libro di vetta).

D’assoluto rilievo appare il panorama di vetta essendo uno dei più vasti della catena. Verso occidente osserviamo a distanza la città di L’Aquila con, all’orizzonte, la catena Velino – Sirente, mentre nelle immediate vicinanze si estende la Cresta delle Malecoste. Volgendo a nordovest, la vetta più appariscente resta il Pizzo d’Intermesoli con la sua inconfondibile e possente struttura divisa dal Pizzo Cefalone da un crinale elegante e sinuoso. Appena alla sua sinistra, sullo sfondo, occhieggiano le acque del Lago di Campotosto. Volgendo a nord nordest svettano il Corno Piccolo e soprattutto il Corno Grande, tetto dell’intero sistema appenninico e impressionante per l’imponenza e l’aspetto quasi dolomitico; ai loro piedi si distende l’ondulata conca di Campo Pericoli. Il giro d’orizzonte procede verso oriente con in bella mostra le vette di Monte Aquila e il più vicino Monte Portella; più distante, alle loro spalle, inquadriamo la cima del Monte Prena e un piccolo settore, ai suoi piedi, dell’altopiano di Campo Imperatore. Nelle immediate vicinanze dominiamo dall’alto un tratto del sentiero percorso per guadagnare il punto più alto. Il rientro può avvenire a ritroso.

Rientro passando per Campo Pericoli:

Come anticipato nell’introduzione suggeriamo una variante al fine di riempire al meglio una giornata di cammino. Da notare che non si tratta di una semplice digressione ma piuttosto di un anello assai ampio che permette di conoscere la vasta conca d’origine glaciale denominata Campo Pericoli. Si rientra dalla cima del Pizzo Cefalone seguendo a ritroso il percorso di salita sino a riportarsi pochi metri al di sotto del valico denominato “La Portella”. Abbandoniamo il tracciato d’andata che riporterebbe a Campo Imperatore per salire in pochi istanti a “La Portella” (m 2265 – ore 0,40 dalla cima – ore 2,30 complessive). Al di là del valico si apre la grande e profonda Val Maone.

Il sentiero scende, su traccia ben evidente, tagliando in discesa il ghiaione. Il tracciato si articola sulla destra orografica del vallone e ad inizio estate sono quasi sempre presenti nevai residui complice l’esposizione verso nord. Con grandiosa vista, di fronte a noi, sul Pizzo d’Intermesoli raggiungiamo, dopo aver perso un centinaio di metri di dislivello, un evidente bivio privo di cartelli segnalatori. Abbandoniamo il sentiero che procederebbe calando in Val Maone passando sul percorso che muove a destra traversando tra i prati d’altitudine e i detriti. Una breve discesa in un solco roccioso dove la neve tende a conservarsi a lungo interrompe la continuità del tracciato per poi proseguire aggirando il soprastante dosso. Ci portiamo in vista della grandiosa distesa ondulata denominata “Campo Pericoli”. Si tratta, come anticipato, di una depressione di antica origine glaciale. Ne guadagniamo il fondo seguendo la traccia che scende ripidamente nel ghiaione sino a raggiungere il punto più basso dell’intera escursione (circa m 2090). Subito oltre riprendiamo a salire tra splendidi prati. Da rilevare la vista sulle cime che fanno da quinte alla conca con visibile, alle spalle, il Monte Portella e il Rifugio Duca degli Abruzzi. Rimontiamo il pendio senza affrontare alcuna difficoltà guadagnando infine il Rifugio Garibaldi (m 2230 – ore 1 dal valico La Portella), il più antico dell’intera catena appenninica. Si tratta di una struttura ancora oggi gestita nei mesi di luglio e agosto. Il sentiero procede in ambiente grandioso con la vegetazione che lascia spazio, complice la quota, ad affioramenti rocciosi sempre più frequenti. Pochi percorsi escursionistici permettono una visione più ravvicinata del Corno Grande che domina e sovrasta gran parte del percorso. Il tracciato affronta una frazione più ripida e faticosa sino a confluire nel tracciato che unisce la Sella del Brecciaio alla Sella di Monte Aquila. Volgiamo a destra traversando al margine superiore di Campo Pericoli in ambiente vasto ed erboso. Procediamo sino a confluire nel percorso che verso sinistra porterebbe a Monte Aquila. Ignoriamo questa possibilità salendo in qualche minuto alla Sella di Monte Aquila (m 2335 – ore 4,30 complessive).

Osserviamo per l’ultima volta le ondulazioni di Campo Pericoli e, ad occidente, le cime del Pizzo Cefalone e del Pizzo d’Intermesoli.  Abbandoniamo il sentiero di crinale che ascende verso il Rifugio Duca degli Abruzzi per calare verso sud in direzione di Campo Imperatore. Ripidamente scendiamo il sottostante costone con una frazione in parte scavata tra rocce e detriti quindi procediamo quasi in piano tagliando un grande ghiaione detritico; da rilevare come in questo tratto possano persistere, sino a metà estate, alcuni ripidi nevai da superare con cautela. Diamo un ultimo sguardo alle spalle sul Corno Grande e sul Monte Aquila infatti, poco oltre, volgiamo con decisione verso destra perdendo quota per poi contornare alla base una grande parete rocciosa. Subito oltre caliamo debolmente nel ghiaione sino a confluire, in ultimo, nella marcata mulattiera che unisce l’Albergo Campo Imperatore al Rifugio Duca degli Abruzzi (m 2210).

Siamo ormai al termine della nostra fatica. L’ultima brevissima frazione evita a destra l’Osservatorio astronomico e il Giardino Botanico Alpino Vincenzo Rivera sino a rientrare infine presso il parcheggio dove abbiamo lasciato l’automezzo (meno di ore 5,30 complessive).

Cenni sulla flora: 

L’intera escursione si articola all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Si tratta di un’area giustamente tutelata per il suo straordinario valore naturalistico. Si suppone ad esempio che a livello europeo sia il Parco Nazionale con la massima biodiversità botanica. Si parla addirittura di oltre 1200 specie diverse in un’area nel complesso limitata. Da rilevare la presenza di parecchie piante endemiche o rare meritevoli di rispetto. L’ascensione al Pizzo Cefalone vi permetterà di godere la visione di alcune di esse. Segue una lista delle specie più appariscenti osservate in occasione della nostra salita avvenuta nel mese di giugno, il periodo dell’anno che offre le fioriture più belle.

Piante endemiche:

1)      Erba storna appennina (Thlaspi stylosum); raro endemismo dell’Appennino Centrale presente nei pascoli e nelle pietraie d’altitudine. Sono osservabili alcuni esemplari nel tratto in discesa dalla Portella verso Campo Pericoli.

2)      Viola di Eugenia (Viola eugeniae); endemica dell’Italia peninsulare dalla Romagna sino al Molise e alla Campania, è assai frequente lungo l’intero percorso compresa la fascia sommitale.

3)      Vedovella appenninica (Globularia meridionalis); endemismo dell’Italia peninsulare, presente dalle Marche alla Calabria osservabile ad esempio nell’ultima frazione di percorso tra la Sella di Monte Aquila e l’Albergo Campo Imperatore.

4)      Violaciocca appenninica (Erysimum pseudorhaeticum); endemica dell’Appennino Centro Settentrionale colora, con le sue infiorescenze gialle, i prati aridi presso la partenza.

5)      Lingua di cane della Majella (Cynoglossum magellensis). Pianta endemica dell’Appennino Centrale e Meridionale presente dalla Marche alla Calabria. E’ osservabile nei prati e nei ghiaioni presso la partenza.

6)      Linaria purpurea (Linaria purpurea). Considerata da molti il simbolo della flora endemica italiana ha una areale esteso all’intera penisola sino a raggiungere il suo limite settentrionale nell’Appennino Tosco Emiliano. Alcuni esemplari sono presenti nel tratto iniziale tra l’Albergo Campo Imperatore e La Portella.

7)      Sassifraga porosa (Saxifraga porophylla). E’ uno splendido endemismo delle rocce calcaree presente dai Monti Sibillini alla Calabria. I primi esemplari sono osservabili presso la partenza nei ghiaioni poco a monte dell’Albergo Campo Imperatore. Altri esemplari sono sulle roccette nei dintorni del Rifugio Garibaldi.

8)      Glasto di Allioni (Isatis allioni); splendido endemismo dei ghiaioni e delle pietraie dell’Appennino Centrale con un curioso areale disgiunto sulle Alpi Occidentali. Le belle fioriture gialle della pianta in questione caratterizzano in particolar modo i ghiaioni tra La Portella e Campo Pericoli nonché i pendii tra la Sella di Monte Aquila e l’Albergo Campo Imperatore.

9)      Campanula di Tanfani (Campanula tanfanii); endemismo dell’Appennino Centrale tipico di luoghi rupestri e pareti ombrose. Ne abbiamo trovato pochi esemplari presso alcune roccette lungo il sentiero che dalla Sella di Monte Aquila cala all’Albergo Campo Imperatore.

10)   Caglio della Majella (Galium magellense); endemismo dell’Appennino Centrale presente in grande quantità subito a monte dell’Albergo Campo Imperatore inconfondibile per il suo aspetto prostrato.

11)   Peverina tomentosa (Cerastium tomentosum); endemismo italiano presente allo stato spontaneo soltanto nell’Appennino Centro Meridionale presente nell’ultima frazione di percorso tra la Sella di Monte Aquila e l’Albergo Campo Imperatore.

12)   Papavero delle Alpi Giulie (Papaver julicum); splendido endemismo dai grandi fiori bianchi con areale diviso in due parti. E’ presente principalmente su Alpi e Prealpi Giulie mentre un secondo areale interessa proprio l’Appennino Centrale. E’ osservabile nei ghiaioni fin dalla partenza in prossimità dell’Albergo Campo Imperatore.

13)   Genepì appenninico (Artemisia eriantha); raro endemismo concentrato essenzialmente sui Monti Sibillini, sul Gran Sasso d’Italia e sulla Majella con areale disgiunto sulle Alpi Marittime. Le splendide foglie vellutate della pianta in questione sono osservabili nelle rocce presso la vetta del Pizzo Cefalone.

14)   Costolina appenninica (Robertia taraxacoides). Endemica italiana caratterizza anfratti e pareti rocciose. E’ presente nel tratto compreso tra la Sella di Monte Aquila e l’Albergo Campo Imperatore.

15) Sassifraga del Gran Sasso (Saxifraga exarata subsp. ampullacea). A livello di sottospecie è un endemismo presente in prevalenza sulle cime dell’Appennino Centrale.

Specie rare con areale non endemico:

1)      Androsace appenninica (Androsace villosa); sebbene diffusa in diverse regioni resta ugualmente una pianta rara. Caratteristico è il suo aspetto a cuscinetto e la presenza, nei mesi di giugno – luglio, di moltissimi fiorellini con fauci di diverso colore sulla stessa pianta. Lungo questo percorso è presente con insolita abbondanza.

2)      Genziana appenninica (Gentiana dinarica), dagli splendidi fiori di colore blu intenso.

3)      Androsace vitaliana (Androsace vitaliana subsp. praetutiana); bellissima pianta a portamento strisciante caratterizzata da fiori di colore giallo intenso. Sul Gran Sasso è presente nella sottospecie “praetutiana”, endemica dell’Appennino Centrale. Lungo il percorso descritto è osservabile con notevole abbondanza in prossimità della Sella di Monte Aquila.

4)      Radicchiella dei ghiaioni (Crepis pygmaea). Presente in Italia sulle Alpi e nell’Appennino Centrale, è inconfondibile per l’habitat e per le foglie grigio ragnatelose. E’ presente, ad esempio, nei ghiaioni tra la Sella di Monte Aquila e l’Albergo Campo Imperatore.

5)      Primula orecchia d’orso (Primula auricula). Inconfondibile per le sue foglie farinose è presente nelle rocce calcaree che sovrastano il sentiero tra La Portella e la cima di Pizzo Cefalone.

6)      Silene di Roemer (Silene roemeri subsp. staminea). Sebbene non endemica è una pianta molto rara segnalata in Italia solo in alcune catene montuose del centro. Abbiamo trovato un paio d’isolati esemplari tra la partenza e La Portella.

7)      Pedicolare di Re Federico Augusto (Pedicularis friderici-augusti). Presente, a tratti abbondante, soprattutto tra La Portella e la cima di Pizzo Cefalone.

Altre specie osservate:

1)      Astro alpino (Aster alpinus)

2)      Genzianella (Gentiana verna)

3)      Soldanella alpina (Soldanella alpina)

4)      Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

5)      Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata)

6)      Cinquefoglia di Crantz (Potentilla crantzii)

7)      Sassifraga ascendente (Saxifraga adscendens)

8)      Draba gialla (Draba aizoides)

9)      Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

10)   Acino alpino (Acinos alpinus)

11)   Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

12) Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum)

13)   Sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia subsp. latina)

14)   Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

15)   Anemone narcissino (Anemone narcissiflora)

16)   Arabetta alpina (Arabis alpina)

17) Coclearia delle rupi (Kernera saxatilis)

18)   Valeriana tuberosa (Valeriana tuberosa)

19)   Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

20)   Iberidella alpina (Hornungia alpina)

21) Doronico di colonna (Doronicum columnae)

22)   Millefoglio dei macereti (Achillea barrelieri Ten. subsp.oxyloba)

23)   Salice retuso (Salix retusa)

24)   Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina)

25)   Croco (Crocus vernus)

26)   Falsa ortica meridionale (Lamium garganicum)

27)   Minuartia primaverile (Minuartia verna)

28)   Borracina verde scura (Sedum atratum)

29)   Sassifraga granulosa (Saxifraga granulata)

30)   Lino alpino (Linum alpinum)

31)   Fiordaliso di Trionfetti (Cyanus triumfettii)

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