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MONTE CAMPEDELLE (m 2346)
Il sentiero che circonda ad anello le Tre Cime di Lavaredo è un grande classico delle Dolomiti e la disarmante bellezza degli ambienti attraversati giustifica più che ampiamente la sua percorrenza. Purtroppo la facilità d’accesso lo rende eccessivamente conosciuto e percorso anche da persone che ben poco conoscono dell’ambiente montano. Per evitare resse scomposte di turisti ne consigliamo la percorrenza non in luglio e in agosto. Nel nostro caso abbiamo trovato il giusto compromesso eseguendo la salita in un giorno feriale di giugno. Nonostante la stagione anticipata nel nostro caso abbiamo rilevato pochi nevai residui che non hanno in alcun modo ostacolato la marcia. Giugno è inoltre il mese in cui si hanno le prime fioriture dopo il lungo inverno alpino aggiungendo un altro motivo d’interesse all’escursione. Come noterete dalla descrizione oltre al classico anello attorno alle Tre Cime suggeriamo l’interessante digressione al Monte Campedelle. Partendo dal Rifugio Auronzo si tratta della prima cima appartenente al Gruppo dei Cadini di Misurina nonché una delle pochissime del gruppo a permettere un accesso escursionistico non per esperti. Curiosamente vi troverete quei silenzi che sono un’utopia nell’anello delle Tre Cime. Pochi decidono di salire sul Campedelle nonostante un panorama eccezionale e un notevole interesse storico. Numerosi sono infatti i reperti e le trincee che ne caratterizzano la fascia sommitale. Non tralasciatelo e vi ritroverete quella dimensione appartata che rende tanto affascinanti le montagne meno note. L’escursione in breve: Rifugio Auronzo (m 2320) –– Forcella del Col de Mèdo (m 2315) – Langalm (m 2283) – Col Forcellina (m 2232) – Pian da Rin (Rienzboden – m 2180) – Rifugio Locatelli (m 2405) – Forcella Lavaredo (Paternsattel – m 2454) – Rifugio Lavaredo (m 2344) – Cappella degli Alpini (m 2314) – Rifugio Auronzo (m 2320) - punto basso (m 2255) – Monte Campedelle (m 2346) – Rifugio Auronzo (m 2320) Dati tecnici: Partenza dal Rifugio Auronzo (m 2320): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). (EE la variante di ritorno dal Monte Campedelle al Rifugio Auronzo su cenge di guerra evitabile rientrando a ritroso). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 274; dislivello realmente superato: m 447. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: In automobile, con strada a pedaggio, ci portiamo da Misurina sino al Rifugio Auronzo (m 2320) al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo lasciando l’automobile in quello che, probabilmente, è uno dei parcheggi più grandi e frequentati delle Dolomiti. Da rilevare il paesaggio aperto ad occidente alla vista del Monte Cristallo con visibile, ai suoi piedi, un piccolo settore del Lago di Misurina. Nei periodi di massimo afflusso turistico la strada viene chiusa a valle quando il parcheggio presso il Rifugio Auronzo è esaurito. Si può salire in questi casi con navetta che parte presso il Lago di Misurina (informarsi preventivamente su orari e costi del servizio). Descrizione del percorso: Il celebre anello attorno alle Tre Cime di Lavaredo può essere eseguito indifferentemente nei due sensi. Nel nostro caso partendo dal Rifugio Auronzo abbiamo intrapreso il cammino in senso orario traversando, in pratica senza dislivello, attraverso i Piani de Longeres. Si tratta di un ambiente in prevalenza prativo caratterizzato da deboli ondulazioni erbose con panorama che raggiunge verso nordovest la Croda Rossa d’Ampezzo. Da rilevare inoltre lo splendido panorama verso ovest e sudovest ammirando i massicci del Cristallo e del Sorapiss oltre a scorgere il Lago di Misurina; verso meridione si ergono slanciate ed eleganti le guglie che caratterizzano i Cadini di Misurina. Dopo una frazione tra i prati andiamo a traversare un pendio detritico franoso ma con sentiero ben tracciato sempre quasi pianeggiante. Superato questo breve settore più instabile siamo nuovamente tra i pascoli con in ultimo un breve strappo in salita per accedere alla marcata Forcella del Col de Mèdo (m 2315). Il panorama si apre imponente con eccellente scorcio sul Picco di Vallandro e sulle Alpi Pusteresi. Siamo ad un importante crocevia di sentieri. Ignoriamo sulla sinistra il sentiero 108A con un ramo che cala verso Malga Rinbianco e un altro che prosegue in direzione della Croda de l’Arghena e lo Scoglio di San Marco. Scegliamo di proseguire mantenendo il segnavia 105 con cartello in legno indicante il Rifugio Locatelli e Lange Alm. La prima frazione di percorso è un lungo traverso in debole discesa che permette di tagliare un grande pendio detritico. Poco oltre riprendiamo lievemente quota di nuovo tra i pascoli sino a scorgere il versante settentrionale delle Tre Cime di Lavaredo. Procediamo tra facili ondulazioni con il prato che appare frammisto ad affioramenti di roccia calcarea. Da notare la bellissima vista in direzione del Monte Paterno e, di poco più distante, sul Lastron degli Scarperi. Si prosegue su ampia mulattiera sostanzialmente in piano sino a portarsi in prossimità di tre piccoli ma bellissimi laghetti. Il sentiero li aggira lasciandoli a destra. Nonostante la scarsa profondità offrono un incredibile scorcio per via della colorazione delle acque e per l’impressionante vista sulle strapiombanti pareti delle Tre Cime di Lavaredo. In breve tocchiamo la splendida malga, gestita nel periodo estivo, nota come Langalm (m 2283 – ore 0,20 dalla Forcella Col de Mèdo – ore 0,40 dalla partenza). Procediamo oltre sfiorando la sponda del più settentrionale dei tre laghetti con il sentiero che affronta una fase più articolata. Il tracciato asseconda le ondulazioni del terreno con frazioni di prato arido d’altitudine che si alternano a brevi tratti a pino mugo. Risaliamo il poco accentuato pendio (Col Forcellina) quindi aggiriamo a sinistra un costone per cominciare, subito oltre, a perdere quota in direzione del piano verdeggiante noto come Pian da Rin. Siamo attesi da una breve ma ripida discesa in direzione del pianoro andando a tagliare in diagonale discendente un pendio detritico particolarmente instabile. L’arrivo al Pian da Rin (Rienzboden – m 2180) offre un ambiente di grande suggestione con il verde del prato a contrastare con le rocce dolomitiche circostanti. Siamo inoltre ad un evidente bivio. Mantenendo la sinistra si prosegue sul sentiero segnato salendo verso il Rifugio Locatelli. Consigliamo di raggiungere la struttura non in luglio e in agosto e possibilmente non negli weekend. Il Rifugio Locatelli è infatti uno dei più frequentati non solo delle Dolomiti ma dell’intero sistema alpino. Nonostante l’incredibile panorama sulle Tre Cime è spesso troppo congestionato per usufruirne comodamente. È comunque possibile evitare la salita al rifugio abbandonando il Pian da Rin per volgere a destra su sentiero non segnato ma ben evidente. Il tracciato rimonta il ripido pendio con tronchi di legno per sostenere lateralmente il costone. Il tratto risulta piuttosto faticoso ma breve andando a confluire nel marcato sentiero 101 che, seguito verso destra, muove in direzione della Forcella Lavaredo. Chi esegue la deviazione al Rifugio Locatelli raggiungerà questo bivio per proseguire sul percorso comune in direzione della forcella. Da rilevare gli scorci verso nord in direzione della Torre di Toblin. L’escursione procede meno faticosa tra frazioni erbose e altre detritiche con grandioso paesaggio a sinistra sulle propaggini del Monte Paterno e sulla Croda del Passaporto e a destra ancora una volta, sulle Tre Cime di Lavaredo. Il tracciato, ampio ed evidente, è tra i più percorsi dell’intero bellunese. La vista è una delle più belle e celebrate dell’intera montagna italiana. Una breve frazione un po’ più ripida permette l’accesso alla marcata Forcella Lavaredo subito ai piedi della strapiombante Cima Piccola di Lavaredo (Paternsattel – m 2454 – ore 0,45 dal Pian da Rin – ore 2,45 dalla partenza passando per il Rifugio Locatelli altrimenti ore 2,30). Procediamo verso sud calando diagonalmente in direzione del già visibile Rifugio Lavaredo. Da rilevare lo scorcio in lontananza sulle eleganti guglie che caratterizzano i Cadini di Misurina. In coincidenza del Rifugio Lavaredo (m 2344) confluiamo nell’ampia carrareccia che andiamo a seguire verso destra procedendo pressoché in piano. Interessante il colpo d’occhio alle spalle, in lontananza, sul Lago di Auronzo. La strada bianca rasenta la Cappella degli Alpini (m 2314) quindi, con un ultimo breve tratto, rientriamo al Rifugio Auronzo completando il nostro itinerario ad anello (m 2320 – ore 0,45 dalla Forcella Lavaredo – ore 3,30 dalla partenza). Vale senz’altro la pena di non accontentarsi dell’itinerario ad anello aggiungendo una digressione che ci condurrà alla scoperta del Monte Campedelle. Nel complesso poco conosciuto, è una delle poche cime con difficoltà alla portata di un escursionista nell’ambito dei Cadini di Misurina. Si tratta di seguire la primissima parte del Sentiero Bonacossa che cala verso sud in direzione della marcata sella che ci separa proprio dal Monte Campedelle lasciando alle nostre spalle le Tre Cime. In discesa tra facile balze guadagniamo rapidamente la sella (m 2255). Riprendiamo debolmente quota trovando un bivio non segnalato ma ben evidente. Entrambe le possibilità conducono in vetta. Per salire manteniamo la traccia che volge verso destra tagliando in diagonale il pendio caratterizzato da sottile detrito ed esigue strisce erbose. Da rilevare lo scorcio verso nordovest andando a scorgere la Croda Rossa d’Ampezzo, il Picco di Vallandro e le Alpi Pusteresi all’orizzonte. Il sentiero si porta in prossimità del filo di cresta: osserviamo sotto di noi, sulla sinistra, il tracciato che seguiremo per rientrare sfruttando diverse trincee che risalgono al primo conflitto mondiale. In breve siamo sull’ampia vetta del Monte Campedelle (m 2346), non indicata da alcun cartello ma evidente in quanto caratterizzata dall’affioramento di strati rocciosi inframezzati da spazi prativi (ore 0,30 dal Rifugio Auronzo – ore 4 dalla partenza). Grandioso il panorama sui Cadini di Misurina caratterizzati da eleganti e slanciate guglie mentre più a destra osserviamo il massiccio del Cristallo. Sulla sinistra scorgiamo, in lontananza, Auronzo con il suo lago artificiale. Chi desidera un rientro facile e senza alcun problema tornerà a ritroso. Gli escursionisti dotati di piede fermo potranno invece, come anticipato, seguire le trincee di guerra rivolte verso oriente che si sviluppano pochi metri sotto la linea di cresta. Il tracciato appare ben evidente e inizialmente privo di difficoltà. Subito oltre la traccia si stringe richiedendo attenzione in quanto esposto sul salto alla nostra destra. Si tratta in effetti di una cengia che taglia in debole discesa il ripidissimo costone. Il punto più difficile si affronta immediatamente dopo aver aggirato una prominenza volgendo, a seguire, verso sinistra. Il sentiero appare infatti non solo stretto ed esposto ma anche in discesa più marcata e con fondo nel complesso instabile. Con molta cautela si supera in qualche minuto questo tratto più esposto quindi si obliqua ulteriormente verso sinistra con lo strapiombo che lascia spazio ad un pendio più bonario e meno affacciato sul salto sottostante. Bellissimo il colpo d’occhio verso oriente e verso nord con una visione ravvicinata delle Tre Cime di Lavaredo. In breve confluiamo nel comodo sentiero seguito in salita a breve distanza dalla sella divisoria. Il rientro procede ricalcando a ritroso il percorso di salita risalendo sino al parcheggio presso il Rifugio Auronzo, a termine della nostra escursione (ore 0,20 dal Monte Campedelle – ore 4,20 dalla partenza). Cenni sulla flora:
Abbiamo eseguito l’escursione descritta nell’ultima decade del mese di giugno osservando un nutrito numero di specie floreali d’alta montagna compresi diversi endemismi e alcune specie molto rare. Segue un estratto delle principali osservate. Specie endemiche: 1) Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae). Tipica pianta di praterie, ghiaioni e pendii aridi su substrato calcareo. É un endemismo alpino – dinarico con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli. 2) Sassifraga di Seguier (Saxifraga seguieri); endemismo alpico tipico dei valloncelli nivali endemico della zona alpina compresa tra la Valle d’Aosta e il Veneto. È presente nella sella che divide il Rifugio Auronzo dal Monte Campedelle. 3) Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S. squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in S. caesia. Subsp. heterocarpus 4) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Pianta endemica delle Alpi centro orientali molto simile al più diffuso Rododendro ferrugineo dal quale si distingue per l’evidente pelosità delle foglie. Cresce unicamente su substrato calcareo. 5) Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus) dai bellissimi fiori rosa. Endemica delle Alpi Orientali, colonizza rupi calcaree e detriti. 6) Primula nana (Primula minima); magnifico endemismo delle Alpi Orientali dai petali rosati. 7) Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium); endemica delle Alpi è osservabile nei ghiaioni. 8) Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, ama le pareti calcaree dolomitiche verticali. É specie endemica delle Alpi nordorientali. 9) Valeriana strisciante (Valeriana supina): endemica dell’arco alpino, predilige i ghiaioni rocciosi su substrato calcareo. Specie non endemiche ma rare o protette: 1) Ranuncolo a foglie di parnassia (Ranunculus parnassifolius subsp.heterocarpus). In Italia è specie molto rara; in Veneto le uniche stazioni sono presso il Nuvolau e lungo il percorso descritto nel tratto compreso tra il Rifugio Auronzo e il Monte Campedelle. 2) Primula di Haller (Primula halleri) 3) Primula orecchia d’orso (Primula auricula), inconfondibile per le sue foglie farinose, è osservabile sulle rocce che caratterizzano il Monte Campedelle. Altre specie: 1) Dafne rosea (Daphne striata) 2) Pinguicola alpina (Pinguicula alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede. 3) Draba dubbia (Draba dubia) 4) Camedrio alpino (Dryas octopetala) 5) Vedovella celeste (Globularia cordifolia) 6) Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis) 7) Soldanella alpina (Soldanella alpina) 8) Soldanella del calcare (Soldanella minima), da non confondersi con la precedente dalla quale si distingue per le minori dimensioni, la colorazione bianca della corolla e lo stilo non sporgente. 9) Tossillaggine alpina (Homogyne alpina) 10) Iberidella alpina (Hornungia alpina) 11) Linaiola d’alpe (Linaria alpina) 12) Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp. rhaeticum) 13) Botton d’oro (Trollius europaeus) 14) Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum) 15) Anemone alpino (Pulsatilla alpina) 16) Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia) 17) Silene a cuscinetto (Silene acaulis) 18) Erica carnea (Erica carnea) 19) Biscutella montanina (Biscutella leavigata) 20) Viola gialla (Viola biflora) 21) Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata) 22) Genziana di Clusius (Gentiana clusii) 23) Genzianella (Gentiana verna) 24) Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris) 25) Clematide alpina (Clematis alpina) 26) Farfaro (Tussilago farfara) 27) Bartsia alpina (Bartsia alpina) 28) Nontiscordardimé (Myosotis alpestris) 29) Vulneraria (Anthyllis vulneraria) 30) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) 31) Arabetta alpina (Arabis alpina) 32) Veronica minore (Veronica aphylla) 33) Saussurea cordata (Saussurea discolor)
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