Cima Valdes - Rocchetta Giochello

ROCCHETTA GIOCHELLO (m 1540)

CIMA VALDES (m 1577)

Le Alpi di Ledro raggiungono, al limite sud-orientale della loro estensione, la testata del Lago di Garda. Le ultime cime del gruppo presentano impressionanti pareti a strapiombo che permettono straordinarie visioni sulle acque blu del lago. Sono in ogni caso possibili facili salite alla portata di ogni buon escursionista che richiedono, come unico requisito, un certo allenamento al cammino essendo necessario partire dai fondo valle per guadagnare le vette. Rientrano in questa categoria le ascensioni alla Rocchetta Giochello e a Cima Valdes. La recente preparazione e conseguente segnatura del sentiero Zanotti ha reso ancora più meritevole e spettacolare la salita: il percorso si sviluppa infatti in ambiente aperto e luminoso con panorama esteso, nei giorni limpidi, a grandissima distanza (dall’Adamello a nord al lontano Appennino Tosco Emiliano verso meridione). In precedenza si raggiungevano le due elevazioni deviando dal sentiero 413, con percorso in prevalenza nel folto del bosco e quindi con poche posizioni panoramiche. Per quanto riguarda il periodo più adatto alla percorrenza, sono senz’altro consigliabili le stagioni di transizione con particolare riferimento alle terse giornate di maggio, giugno, ottobre e novembre. E’ bene evitare i periodi più caldi in quanto gran parte della salita avviene a bassa quota; la partenza è posta a circa 400 metri e le temperature estive renderebbero faticosissima l’avventura. E’ altrettanto saggio evitare d’anticipare eccessivamente l’ascensione in quanto il sentiero sommitale che unisce la Rocchetta Giochello alla Cima Valdes si sviluppa a tratti sul versante settentrionale. Nonostante la grande vicinanza del Garda, l’effetto mitigatore del lago non riesce ad arrivare a questa quota; di conseguenza è molto comune trovare tratti pericolosamente ghiacciati che potrebbero costituire un serio ostacolo e pericolo per l’escursionista.

Dati tecnici:

Da Biacesam 422): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1155; dislivello reale lievemente superiore per via dei dislivelli di crinale nel tratto compreso fra le due cime. Acqua sul percorso: diverse fontane a Biacesa ad inizio sentiero; una sola fonte poco a valle del Bochet dei Concolì.

Accesso alla partenza:

Da Riva del Garda seguiamo la statale che conduce in Val di Ledro. Attraversate due lunghe gallerie (la seconda quasi 4 km!) si penetra nello stretto solco vallivo sino a raggiungere in breve l’abitato di Biacesa (m 418). All’unico semaforo del paese volgiamo verso destra (cartelli indicanti i sentieri per Cima Capi e Cima Rocca). All’interno dell’abitato un ampio parcheggio permette di abbandonare l’auto.

Descrizione dell’itinerario:

Camminiamo tra le ultime case del piccolo borgo seguendo i cartelli segnalatori per il Bochet dei Concolì sino ad una bella fonte presso il bivio ove i cartelli indicano lo stradello a sinistra. Lo seguiamo brevemente sino ad un’ulteriore biforcazione: ignoriamo il segnavia n° 470 (Sentiero dei Bèch) che volge a destra proseguendo lungo la mulattiera che conduce alla Chiesa di S.Giovanni. Il tracciato, cementato in questa prima parte, offre una bella visione a destra sul Monte Altissimo di Nago, spesso innevato sino a primavera inoltrata. Siamo inoltre sovrastati dagli affioramenti rocciosi della Cima Grotta Daei con, appena più a destra, la Chiesa di S.Giovanni che appare in posizione elevata a dominare la valle.

Proseguiamo bordeggiando le ultime isolate abitazioni di Biacesa quindi entriamo nel folto del bosco con la salita che si fa ripida e faticosa. Dopo aver assecondato un buio valloncello, traversiamo verso oriente sino a raggiungere un pronunciato tornante dal quale indoviniamo, tra le frasche, uno stretto settore del Lago di Garda. Rientriamo nel folto obliquando nuovamente verso sinistra, sempre in sensibile salita, sino al bivio chiaramente indicato dai cartelli. A destra si separa il segnavia 460 che sale in direzione della Chiesa di S.Giovanni mentre il nostro segnavia 417 volge a sinistra penetrando nell’ombrosa e selvaggia Val Vasotina (cartello indicante, ancora una volta, il Bochet dei Concolì). Saliamo nel folto, in salita progressivamente più ripida e faticosa. In questa prima frazione il panorama non è ancora osservabile per la presenza di un’alberatura particolarmente fitta. Più in alto il tracciato volge verso oriente e alcune schiarite nella vegetazione permettono di scorgere, alle spalle, Cima Al Bal, Monte Carone e Monte Corno alla destra orografica della Val di Ledro, nonché Cima Rocca verso sudest con, alle sue spalle, la lunga catena di Monte Baldo. Intorno a 1000 metri di quota incontriamo un importante bivio segnalato da cartelli: a destra si traversa in direzione della Bocca Pasumer, il nostro percorso prosegue invece a sinistra in direzione del Bochet dei Concolì. Il tracciato diviene più impegnativo e si deve superare, poco oltre, una rampa rocciosa inclinata ben appigliata che richiede comunque attenzione soprattutto con fondo umido. Una sequenza di stretti tornanti permette di guadagnare ulteriormente quota accostando la grande parete rocciosa strapiombante posta a destra (Cima Grotta Daei). Una piccola fonte può essere utile, in questo tratto, per l’approvvigionamento dell’acqua, si tratta infatti della sola sorgente che incontreremo da qui alla cima. Volgiamo a sinistra raggiungendo in veloce salita la Bocchetta dei Concolì ben segnalata da un cartello (m 1207 – ore 2,15 dalla partenza). Si tratta di un importante sella dalla quale è possibile volgere in ripida discesa verso destra sino a raggiungere in meno di 3 ore la sponda del Lago di Garda in coincidenza del paese di Riva. Siamo sovrastati a sudest della grande parete di Cima Grotta Daei sulla quale si aprono numerose caverne artificiali che risalgono all’epoca del primo conflitto mondiale.

Il proseguo della nostra escursione volge invece verso sinistra (segnavia 417), chiaramente contrassegnato dai cartelli, ad affrontare la sezione più spettacolare del percorso. Si tratta del sentiero Rino Zanotti, recentemente segnato, che ha reso fruibile agli escursionisti una nuova via di salita alla Rocchetta Giochello. Il percorso, ottimamente scelto, sfrutta grosso modo il lungo crinale discendente dalla sommità al Bochet dei Concolì. Trattandosi di un percorso in cresta risulta particolarmente panoramico nelle giornate più terse. Tra vegetazione rada ne cominciamo a seguire il tracciato restando inizialmente a sinistra del filo di crinale che raggiungiamo tuttavia poco a monte. Il panorama è già spettacolare ma consigliamo, per una vista ancora migliore, d’arretrare per qualche minuto lungo lo spartiacque sino a raggiungere un pulpito prominente sulla testata del Lago di Garda. La vista è favolosa: notiamo sotto la nostra verticale Riva del Garda quindi, spostandosi con lo sguardo verso oriente, il curioso rilievo di Monte Brione e il paese di Torbole. Tra le principali montagne osservabili ricordiamo a sudovest Monte Corno, a meridione Monte Carone e Cima Al Bal a proteggere fra loro la radura prativa occupata dalle case di Leano, Monte Altissimo di Nago a sudest sulla verticale del lago, Monte Biaena a sovrastare Torbole e Monte Stivo che domina la grande piana occupata dagli abitati di Arco e Riva del Garda. Verso settentrione uno sguardo attento noterà il Lago di Cavedine, la cima della Paganella e, lontanissime, le cime dell’Alto Adige. Ancora più a sinistra si intravedono le Dolomiti di Brenta ancora per gran parte occultate dalla grande sagoma del Monte Misone. Rientrati sul sentiero Zanotti passiamo a destra del crinaletto seguendo la segnaletica e visitando alcune postazioni di guerra: camminiamo davanti all’ingresso di una caverna utilizzata all’epoca come rifugio. Sempre con lo sfondo del lago di Garda cambiamo nuovamente versante tornando a sinistra della cresta e aggirando in breve discesa alcuni impervi spuntoni rocciosi. Poco oltre riprende la salita e uno sguardo molto attento potrà, ad inizio primavera, scorgere fra l’erba la fioritura di una pianta molto rara sull’intero arco alpino; si tratta della poco appariscente Viola pennata (Viola pinnata), la cui foglia divisa permette di distinguerla dalle altre specie di viola, normalmente a foglia intera. Il sentiero prosegue in sensibile pendenza, tra prati e affioramenti rocciosi, assecondando i risalti della cresta e spostandosi a sinistra d’essa per evitare i tratti impegnativi. Da notare l’estendersi del panorama alla parte centrale del Monte Baldo con la massima elevazione di Cima Valdritta e la sottostante frazione centrale del Lago di Garda mentre a destra compare il Lago di Tenno alla base del Monte Misone. Ci portiamo sotto la verticale della cima Rocchetta Giochello in coincidenza di un bivio chiaramente indicato dai cartelli; la segnaletica indica la suddetta cima a destra mentre cima Valdes a sinistra. Scegliamo la seconda opportunità mantenendo il sentiero più bello e panoramico, andremo inoltre a riprendere anche la Rocchetta Giochello con un’aggiunta di tempo minima.

Il percorso traversa verso sinistra sino ai resti di una trincea costruita sotto la strapiombante parete: superiamo la breve galleria artificiale quindi proseguiamo tra la prateria volgendo con decisione ad occidente. Continua a riservare sorprese il paesaggio che permette ora di scorgere non solo il Monte Baldo ma addirittura il settore meridionale del Lago di Garda con il sottile istmo di Sirmione. Procediamo in diagonale ascendente sul versante della Val di Ledro con il lontano Monte Corno mentre a breve distanza possiamo osservare Cima Valdes proprio di fronte a noi, in direzione sudovest, e l’anticima per lo più rocciosa frapposta tra essa e la nostra posizione. Bordeggiamo alcuni curiosi spuntoni rocciosi e raggiungiamo l’estremità di una lunga trincea di guerra invasa in gran parte dall’erba. La lasciamo alla nostra sinistra andando a risalire il ripido prato sino a guadagnare l’esile selletta soprastante a breve distanza dalla cima della Rocchetta Giochello. Per conquistare il punto più alto abbandoniamo il proseguo per Cima Valdes effettuando una breve digressione: volgiamo a destra e in pochi passi siamo alla trincea che circonda la vetta e quindi sul punto più alto (m 1540 – ore 1 dal Bochet dei Concolì – ore 3,15 dalla partenza). D’eccezionale bellezza il panorama che vede schiudersi nuovi orizzonti, soprattutto ad occidente con il lungo crinale che, partendo dalla nostra posizione, passa per Cima Valdes, l’ampia piramide erbosa della Cima d’Oro proseguendo sino alle Cime Sclapa e Parì. La cresta si abbassa poi nell’avvallamento della Bocca di Trat per poi impennarsi nuovamente nel lungo crinale roccioso del Corno di Pichea. Alle spalle della cresta spuntano le cime in parte ghiacciate dell’Adamello e della Presanella. Volgendo a nord appare ora ben visibile la parte centrale delle Dolomiti di Brenta con il caratteristico plateau sommitale di Cima Tosa. In primo piano abbiamo, sempre a settentrione, la sagoma per gran parte boscata del Monte Misone con, alla sua sinistra, il piccolo Lago di Tenno. Volgendo verso nordest osserviamo la sommità della Paganella, il Lago di Cavedine e le lontane cime dell’Alto Adige. Il panorama più bello resta tuttavia quello sul sottostante Lago di Garda con i paesi di Riva del Garda e Torbole oltre che sulle montagne che fanno da quinte allo specchio d’acqua con particolare riferimento al Monte Stivo e al Monte Altissimo di Nago.

La salita alla Rocchetta Giochello, di per sé già molto remunerativa, può essere associata all’ascensione alla Cima Valdes. Per raggiungere quest’ultima elevazione si rientra a ritroso sino alla selletta posta pochi metri sotto la cima. Seguiamo ora il segnavia che abbandona prontamente il crinale debordando nel boscoso versante settentrionale. Il sentiero, pur non affrontando particolari difficoltà, presenta un fondo particolarmente scivoloso per la presenza costante di uno spesso strato di foglie. Sono state aggiunte funi metalliche come corrimano e scale artificiali nei punti più ripidi fermo restando che non vi sono settori esposti. Si sottopassa nel bosco la cima rocciosa interposta tra la Rocchetta Giochello e la Cima Valdes per poi risalire quest’ultima sino al punto più elevato (m 1577 – ore 0,25 dalla Rocchetta Giochello – ore 3,40 complessive). Da notare che volendo può essere conquistata anche la cima mediana senza toponimo. In questo caso si lascia il sentiero segnato risalendo a sinistra un ripidissimo e stretto canale terroso posto sotto la verticale della cima (deviazione NON segnalata). Lungo il colatoio sono presenti sbiaditi bolli rossi sulle rocce ormai trascurati da anni che possono fare da riferimento. Prestando attenzione alla forte pendenza si guadagna in qualche minuto la sommità. Anche in questo caso il panorama ricalca quello delle due elevazioni principali con interessante colpo d’occhio sull’aguzzo rilievo di Cima Capi che si eleva sullo sfondo delle acque del Garda.

N.B. La frazione compresa tra la Rocchetta Giochello e Cima Valdes è l’unica dell’escursione ad essere esposta a settentrione. Eseguendo la salita a stagione troppo anticipata è abbastanza comune trovare resti di neve ghiacciata nel sottobosco che potrebbero impedire al normale escursionista il proseguo. In questo caso la sola salita alla Rocchetta Giochello resta ampiamente remunerativa per l’ampio panorama di vetta.

Rientro a valle:

Il rientro avviene a ritroso con la possibilità d’eseguire un’interessante variante panoramica. Scegliendo questa opportunità si torna, sul sentiero Rino Zanotti, alla Rocchetta Giochello per poi calare sino al Bochet dei Concolì. Dalla forcella seguiamo per un quarto d’ora circa la discesa sul segnavia 417 in direzione Biacesa sino al bivio segnalato da cartelli per Bocca Pasumer (circa quota 1000 metri). L’alternativa consiste nel seguire questa opportunità lasciando alla nostra destra il sentiero 417 usato in salita. In questo caso si traversa nel sottobosco, con deboli pendenze, sino alla Bocca Pasumer (m 980) dove si apre ai nostri occhi un eccezionale panorama. Siamo infatti sotto la verticale di Cima Rocca che impressiona per le sue strapiombanti rocce calcaree. Alla sinistra notiamo, più basso, l’inconfondibile sperone di Cima Capi. Il paesaggio è interrotto in parte dalla vegetazione ma basta salire per pochi metri all’antiestetico ed appariscente traliccio dell’alta tensione per trovare un’ampia radura che permette una vista senza ostacoli. Pochi metri sotto il traliccio la segnaletica indica il segnavia 460bis che permette una comoda discesa a valle. Si perde quota con alcuni stretti tornanti sino agli splendidi prati che accolgono la Malga Vasotina (m 960); si procede in discesa mantenendo la sinistra in coincidenza di due bivi che potrebbero altrimenti lasciare nell’ambiguità. In breve si confluisce nell’ampia mulattiera che da Biacesa sale alla Chiesa di S.Giovanni, pochi metri a valle di quest’ultima. La discesa alla partenza avviene ovviamente verso destra sull’ampio sentiero che senza difficoltà riporta al parcheggio.

Per gli instancabili: raggiunta Bocca Pasumer è possibile aggiungere all’escursione Cima Rocca. Si tratta di un percorso parzialmente attrezzato che sfrutta le gallerie di guerra costruite durante la prima guerra mondiale dagli austriaci. In questo caso è indispensabile il caschetto e una fonte di luce per ogni persona. Consigliabile è inoltre il kit completo per ferrate. CLICCA QUI per avere informazioni su questo itinerario.

Cenni sulla flora: 

Abbiamo eseguito questa escursione ad inizio primavera, potendo così ammirare una nutrita rassegna di fiori che inaugurano la bella stagione. Indichiamo di seguito alcune tra le principali piante osservate:

Nel settore inferiore tra Biacesa e il Bochet dei Concolì:

1) Primula (Primula vulgaris)

2) Erba trinità (Hepatica nobilis)

3) Pervinca (Vinca minor)

4) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

5)  Carice minore (Carex humilis)

6) Vedovella alpina (Globularia nudicaulis)

7) Biscutella montanina (Biscutella laevigata)

8) Elleboro verde (Helleborus viridis)

9) Primula odorosa (Primula veris)

10) Fior di stecco (Daphne mezereum)

11) Cicerchia primaticcia (Lathyrus vernus)

12) Primula orecchia d’orso (Primula auricula), nelle pareti rocciose di Cima Grotta Daei, poco a valle del Bochet dei Concolì.

13) Rosa di Natale (Helleborus niger)

Nel settore compreso tra il Bochet dei Concolì e Cima Valdes:

1)Dafne odorosa (Daphne cneorum), dai profumatissimi fiori rosati.

2) Viola pennata (Viola pinnata); sebbene presente sull’intero arco alpino è una pianta molto rara, a fioritura precoce, piuttosto difficile da notare per via delle sue ridotte dimensioni. Un occhio attento potrà scorgerla lungo il sentiero Rino Zanotti poco a monte del Bochet dei Concolì.

3) Carice del Monte Baldo (Carex baldensis); si tratta di un endemismo con areale compreso tra le Grigne e i Monti Lessini.

4) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum), presente nel versante nord del crinale compreso tra la Rocchetta Giochello e Cima Valdes.

5) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum), presente nel versante nord del crinale compreso tra la Rocchetta Giochello e Cima Valdes. Si distingue dalla precedente per la fitta pelosità che caratterizza le foglie e il colore meno acceso dei fiori.

6) Carlina segnatempo (Carlina acaulis) nei prati aridi che precedono l’arrivo in vetta alla Rocchetta Giochello.

7) Pero corvino (Amelanchier ovalis)

8) Erica carnea (Erica carnea)

9) Succiamele rossastro (Orobanche gracilis)

10) Uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi)

 Presso malga Vasotina:

Croco (Crocus vernus)

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