Peralba

MONTE PERALBA (m 2694)

Il Monte Peralba è la seconda più alta cima delle Alpi Carniche subito dopo il Monte Coglians. L’aspetto della montagna è impressionante per via della potente mole di calcare cristallino che ne caratterizza la struttura. Le pendici strapiombanti e la roccia bianca sono la prima cosa che si nota raggiungendo con la strada asfaltata il Rifugio Sorgenti del Piave. Da notare come lo stesso toponimo “Peralba” deriva da “pietra bianca”. Per l’escursionista è una montagna non facile da raggiungere. Non vi sono vie di salita prive di difficoltà. Tutte prevedono la necessità di avere piede fermo e assenza di vertigini. La cosiddetta “via normale austriaca” resta comunque la più abbordabile fermo restando che si affrontano passaggi di primo grado e frazioni rocciose che, in presenza di fondo umido, possono divenire pericolosamente sdrucciolevoli. Amministrativamente la montagna è posta interamente in territorio italiano tuttavia la definizione “via austriaca” sottolinea l’esposizione verso nord dell’ascensione. Il confine di stato è inoltre assai vicino. Trattandosi di un cammino impegnativo resta fondamentale la scelta di un giorno dal tempo davvero stabile. Eseguendo la salita tra luglio e l’autunno si minimizza la possibilità di trovare neve sul percorso. Da evitarsi sono inoltre le giornate di bora e i momenti successivi al passaggio di una forte perturbazione. Siamo infatti a breve distanza dal crinale e le nubi si ammassano spesso, lungo lo spartiacque, anche quando a breve distanza si è sotto vento e quindi in presenza di cielo limpido.

L’escursione in breve:

Rifugio Sorgenti del Piave (m 1830) – Rifugio Calvi (m 2164) – Passo Sésis (m 2367) – Monte Peralba (m 2694)

Dati tecnici:

Partenza dal Rifugio Sorgenti del Piave (m 1830): Difficoltà: EEA (E sino a Passo Sesis quindi EEA con passaggi di 1° grado e una frazione attrezzata con funi metalliche) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 864. Acqua sul percorso: alla partenza presso il Rifugio Sorgenti del Piave.

Accesso alla partenza:

Chi proviene dal Veneto accede alla partenza da Santo Stefano di Cadore. Si seguono le indicazioni per Sappada entrando in territorio friulano. Si supera l’importante cittadina quindi si raggiunge la frazione di Cima Sappada. Abbandoniamo il proseguo della strada volgendo a sinistra per risalire, con 8,5 km di stretta carrozzabile asfaltata, sino al Rifugio Sorgenti del Piave a termine del tratto percorribile in auto. Chi proviene dal Friuli accede alla partenza da Tolmezzo risalendo la Val Degano (o anche Canale di Gorto) con la SR 355. Si supera il paese di Forni Avoltri per guadagnare in salita Cima Sappada. Sulla destra troviamo le indicazioni per il Rifugio Sorgenti del Piave che raggiungiamo come indicato sopra.

Descrizione del percorso:

Lasciata l’automobile presso il rifugio (m 1830) possiamo soffermarci sul bellissimo ambiente circostante. La struttura sorge infatti nel mezzo di una magnifica piana erbosa e non è un caso se nella stagione estiva si tratta di un’area assai frequentata dai turisti. Siamo inoltre presso le sorgenti del Fiume Piave con iscrizione su un muro in pietra in coincidenza della risorgiva.

Mentre il rifugio è posto a sinistra della strada, troviamo sulla destra il sentiero che si addentra nel bosco salendo in direzione del Rifugio Calvi. Si tratta di un bel percorso che sale in moderata pendenza all’ombra delle conifere. Alcune schiarite nel bosco permettono di inquadrare, verso meridione, la cima dall’aspetto dolomitico del Monte Lastroni. Guadagnando quota si accostano per un tratto le impressionanti propaggini calcaree del Peralba inconfondibili per le rocce lisce di colore molto chiaro. Poco oltre il sentiero confluisce nell’ampia strada bianca, chiusa al traffico, che sale al Rifugio Calvi. La salita lungo la forestale offre ulteriori scorci sia alle spalle verso il fondovalle che a sinistra verso la cima del Peralba. Di fronte a noi cominciamo ad osservare il rifugio che appare sovrastato del Monte Chiadenis. Da notare la deviazione, sulla destra, per il sentiero delle Marmotte, anch’esso diretto verso il rifugio Calvi ma assai ripido. Appare più semplice proseguire lungo l’ampia carrareccia che affronta il pendio con una serie di ampi tornanti in ambiente più che mai caratterizzato dalle rocce calcaree circostanti. Il contrasto cromatico tra la roccia quasi bianca e il verde intenso dei pascoli fornisce l’occasione per splendide fotografie. Un ultimo sforzo, tagliando alcuni tornanti con brevi frazioni di sentiero, permette l’accesso al Rifugio Calvi (m 2164 – ore 1 dalla partenza).

Si tratta di un punto d’appoggio gestito nella bella stagione. Bellissimo il panorama che si gode dalla struttura in direzione del Monte Peralba. Alla destra della cima si osserva il marcato Passo Sesis che raggiungeremo nel proseguo dell’escursione. Possiamo pertanto riprendere il nostro cammino che si articola inizialmente su mulattiera ampia che sale in moderata pendenza tra prati d’altitudine. Il paesaggio che si apre mentre si guadagna quota è di grandiosa bellezza non solo sull’incombente fianco del Peralba ma anche in lontananza, osservando verso sud parecchie cime a perdita d’occhio. Più in alto passiamo alla base di una parete calcarea quindi siamo ad un importante bivio ben segnato dai cartelli. Lasciamo alla nostra sinistra il proseguo per la ferrata Sartor volgendo invece a destra con indicazioni per il Passo Sesis e il Passo dell’Oregone. Nel tratto che segue rimontiamo in pendenza moderata il valloncello erboso racchiuso tra le pareti circostanti. Subito oltre il percorso obliqua verso sinistra in direzione del Passo Oregone. Consigliamo tuttavia la breve digressione a destra, in appena qualche minuto di cammino, per toccare il Passo Sesis (m 2367 – ore 0,35 dal Rifugio Calvi – ore 1,35 dalla partenza). E’ una deviazione meritevole per il grandioso paesaggio che si osserva dalla sella con particolare riferimento, verso oriente, al grandioso massiccio calcareo culminante nel Monte Avanza mentre più a destra svetta, elegante e slanciato, il Pic Chiadenis. Riprendiamo il sentiero 132 aggirando il Monte Peralba nel suo versante nordorientale. Passiamo alla base di alcune rupi rocciose quindi siamo ad un ulteriore bivio sempre ben segnalato dai cartelli (ore 0,10 da Passo Sesis – ore 1,45 dalla partenza). Abbandoniamo il proseguo del sentiero per il Passo dell’Oregone volgendo a sinistra sul segnavia 131 che sale ripidamente alla vetta per la via normale.

Nella prima frazione il cammino non presenta particolari difficoltà con il percorso che si sviluppa tra facili balze erbose. Si apre il paesaggio verso nord raggiungendo le Alpi Austriache e il vicino Passo dell’Oregone con visibile una vecchia casermetta abbandonata usata in passato dalla guardia di finanza a presidio del vicino confine di stato. Prosegue la marcia tra i prati quindi traversiamo un ghiaione detritico a seguito del quale ha inizio il tratto di salita più impegnativo. La via volge con decisione verso sinistra zigzagando nel pendio in gran parte detritico. La segnaletica, sempre ben evidente, porta a scavalcare alcune balze rocciose dove non esitiamo ad aiutarci nell’equilibrio con le mani. La difficoltà, sebbene non continua, raggiunge il 1° grado e il tratto può risultare maggiormente impegnativo in presenza di fondo bagnato. Seguono altre frazioni di sentiero più facili ma prestando in ogni caso attenzione agli appoggi a all’esposizione di alcuni passaggi. Siamo in un desolato anfiteatro dominato dalle rocce calcaree che caratterizzano il soprastante crinale. Soprattutto in caso di scarsa visibilità è bene prestare attenzione ai bolli di vernice rossa che guidano tra gli affioramenti rocciosi con nuove brevi balze ben appigliate che raggiungono ancora una volta il 1° grado di difficoltà. Possiamo ora intuire dove proseguirà l’ascensione. Osserviamo più in alto una marcata forcellina di cresta che raggiungeremo con uno stretto canale detritico caratterizzato da fondo assai instabile. Con piede fermo rimontiamo il ripido solco tra le rocce andando ad afferrare alcune funi metalliche fisse presenti lungo la parete a sinistra che agevolano parecchio la progressione. E’ bene prestare la massima attenzione a non smuovere sassi e pietrisco che potrebbero rotolare ed eventualmente colpire chi sale dietro di noi. Le ultime balze sono estremamente ripide ma con l’aiuto degli infissi riusciamo infine ad uscire in piena cresta con panorama grandioso che torna ad estendersi verso meridione.

Il nostro percorso volge ora verso destra con bolli e frecce rosse che guidano tra le rocce sommitali. La difficoltà è decisamente minore rispetto al tratto precedente sia pure con tutte le cautele legate al fondo roccioso che potrebbe rivelarsi in caso di umidità assai sdrucciolevole. Un breve tratto richiede cautela per via del salto alla nostra sinistra quindi si sale su traccia più larga sino a guadagnare infine il crinale sommitale. Ancora poche decine di metri e siamo infine sul punto più alto (m 2694 – circa 1 ora dal Passo Sesis - ore 2,40 dalla partenza – libro di vetta).

Il panorama che si gode dalla cima è di grandiosa vastità. Verso occidente si osservano parecchi massicci dolomitici mentre ad oriente lo sguardo raggiunge il Monte Coglians, la cima più alta delle Alpi Carniche. Il prospiciente Piz Chiadenis, osservato nella prima parte della salita, appare ora completamente spogliato di ogni imponenza nonostante le aspre quinte rocciose che lo caratterizzano. Il rientro avviene a ritroso prestando la massima attenzione nel tratto ferrato e nelle balze rocciose che seguono dove la difficoltà, lo ricordiamo, raggiunge il 1° grado. Possiamo completare l’intero percorso in ore 4,40 di cammino.

Cenni sulla flora:

Il Monte Peralba è costituito da una massa calcarea microcristallina, di conseguenza la flora è quella tipica di questi substrati. Lungo la salita avrete modo di osservare parecchie specie tipiche d’alta montagna tra cui si distinguono alcuni endemismi. Di seguito riportiamo una selezione delle specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta nel mese di agosto.

Specie endemiche:

1)     Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S.squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in S.caesia. E’ presente lungo la via di salita con insolita abbondanza.

2)     Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae). Tipica pianta di praterie, ghiaioni e pendii aridi su substrato calcareo. E’ un endemismo alpino – dinarico con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli.

3)     Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, ama le pareti calcaree dolomitiche verticali. E’ un endemismo del nordest italiano caratterizzato in luglio da belle infiorescenze di colore blu.

4)     Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum); Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

5)     Sassifraga di Host (Saxifraga hostii subsp.rhaetica), endemica delle Alpi Centro Orientali con foglie riunite in dense rosette e con fiori bianchi punteggiati di rosso o di violetto.

6)     Senecio della Carnia (Senecio incanus subsp. carniolicum). Endemico delle Alpi Orientali è presente in abbondanza nella prima parte di cammino.

Altre specie osservabili:

1)     Potentilla lucida (Potentilla nitida). Caratteristica nel suo portamento strisciante, offre alcune tra le fioriture più spettacolari osservabili tra le rocce.

2)     Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpathica)

3)     Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata)

4)     Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

5)     Sassifraga rossa (Saxifraga oppositifolia)

6)     Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

7)     Primula orecchia d’orso (Primula auricula), dalle inconfondibili foglie farinose.

8)     Genziana bavarese (Gentiana bavarica)

9)     Genziana alata (Gentiana utriculosa), inconfondibile per il suo calice fortemente rigonfio con costolature alate.

10)  Saussurea delle Alpi (Saussurea alpina) presente nei dintorni del Rifugio Calvi.

11)  Iberidella alpina (Hornungia alpina)

12)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

13)  Pepe di monte (Daphne mezereum)

14)   Luparia (Aconitum lycoctonum)

15)  Napello (Aconitum napellus)

16)  Prunella delle Alpi (Prunella grandiflora)

17)  Camedrio alpino (Dryas octopetala)

18)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

19)  Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia)

20)  Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

21)  Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

22)  Trifoglio bruno (Trifolium badium)

23)  Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

24)  Verga d’oro (Solidago virgaurea)

25)  Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

26)  Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

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