Vioz

MONTE VIOZ (m 3645)

Al momento l’escursione al Monte Vioz è la salita alla quota più elevata che trovate descritta in questo sito internet. Questo dato, di per sé, dice già molto sull’eccezionalità di questa ascensione. Il tutto è ancora più sorprendente se pensate che il cammino si sviluppa su sentiero ben segnato, sfiorando ma non toccando ghiacciai e quindi senza la necessità, in condizioni favorevoli, di avere con sè piccozza e ramponi. Il versante di salita è infatti quello meridionale, esposto per tutto il giorno al sole. Nonostante ciò, la quota della cima, compresa fra i 3600 e i 3700 metri, determina condizioni climatiche artiche per almeno 8 – 9 mesi l’anno. Di conseguenza una salita senza neve risulta possibile solo a stagione avanzata, solitamente in agosto e in settembre tenendo conto che anche le perturbazioni estive, a questa altitudine, possono lasciare sul terreno parecchi centimetri di neve. Prima d’eseguire l’impresa consigliamo pertanto di contattare il Rifugio Mantova, posizionato ad appena 20 minuti di cammino dalla vetta, per avere informazioni sullo stato di percorrenza della via normale di salita. Da notare che il rifugio rappresenta anch’esso un record essendo il più elevato di tutte le Alpi Orientali.

La maggiore difficoltà, eseguendo in un solo giorno la salita, è spesso data dal cosiddetto “mal di montagna” legato alla rarefazione dell’aria nel settore sommitale. La comparsa o meno di questo fastidioso disturbo è legato ad una sensibilità personale che non dipende dall’allenamento al cammino di conseguenza alcuni non ne risentono più di tanto mentre altri possono sentirsi poco bene anche al di sotto dei 3000 metri. Ricordiamo che i disturbi legati a questa patologia transitoria (affanno, spossatezza, tachicardia, nausea, forte emicrania) spariscono rapidamente scendendo a valle. Il tutto con l’aggiunta del fatto che, utilizzando la funivia, si abbrevia considerevolmente la lunghezza dell’impresa rendendola possibile in giornata ma avendo appena il tempo per andare e tornare prima che gli impianti chiudano. Ad aiutare parecchio sarà l’avere un passo lento, ma continuo e regolare oltre ad un buon allenamento alla marcia in quota. La presenza del Rifugio Mantova, a breve distanza dalla vetta, è un importante fattore di sicurezza. In ogni caso in questa salita, più che in qualsiasi altra descritta, è assolutamente necessario avere con sé tutto il necessario per affrontare un improvviso cambiamento del tempo con il sole che può cedere il passo ad una nevicata in qualsiasi stagione. Per questa ragione è bene rinunciare all’ascesa se la cima appare avvolta dalle nubi. L’ascolto delle previsioni meteorologiche è obbligatorio. Concludiamo con una curiosità: in Italia è possibile salire più in alto, su sentiero segnato, solo in Valle d’Aosta raggiungendo la vetta della Grande Sassière (m 3751); la via normale ha inizio tuttavia in territorio francese per cui, per quanto ne sappiamo, la salita al Monte Vioz risulta al momento il sentiero escursionistico più elevato della penisola!

L’escursione in breve:

Doss dei Cembri (m 2310) – innesto sentiero n° 105 – Brich (m 3206) – Rifugio Mantova al Vioz (m 3535) – Monte Vioz (m 3645)

Dati tecnici:

Partenza dal Doss dei Cembri (m 2310): Difficoltà: EE (se si eccettua il breve tratto comunque attrezzato con funi metalliche fisse denominato “Brich”, non vi sono difficoltà rilevanti; tuttavia la quota estremamente alta per un escursionista, il marcato dislivello e la necessità di valutare con attenzione le proprie energie ci spingono a consigliare questo percorso solo ad escursionisti con buona esperienza) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1335. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Percorrendo l’autostrada del Brennero, l’uscita consigliabile è senz’altro quella di S.Michele Adige – Mezzocorona; procediamo guidati dalle indicazioni per Cles risalendo la Val di Non su comoda strada statale. Ignorato il bivio per il Passo della Mendola si prosegue subito a sinistra del Lago di S.Giustina per volgere poi sulla SS 42 risalendo la Val di Sole. Superiamo una serie di paesi, tra i quali Malè è il più rilevante; subito oltre ignoriamo la deviazione per Madonna di Campiglio procedendo lungo il settore superiore della valle. In coincidenza della frazione di Cusiano abbandoniamo il proseguo della statale che altrimenti condurrebbe al Passo del Tonale seguendo i cartelli che indicano, verso destra, il paese di Pejo. Risaliamo la Val di Pejo superando il paese di Cogolo per raggiungere in breve Pejo Fonti. In coincidenza della frazione troviamo la funicolare per il Doss dei Cembri che si articola in due tronchi: un primo tratto con cabine per accedere al Rifugio Lo Scoiattolo e un secondo tratto, questa volta su seggiovia, per guadagnare la località Doss dei Cembri (m 2310) dove ha inizio il nostro cammino. E’ assolutamente necessario informarsi in anticipo sugli orari e i giorni di apertura degli impianti specie se si desidera effettuare la salita e il ritorno in giornata. Nei mesi centrali d’estate le funivie sono normalmente aperte ma i tempi sono appena sufficienti per realizzare l’ascensione.

Descrizione del percorso:

La partenza, in coincidenza del Rifugio Doss dei Cembri, offre già uno splendido panorama sulle cime circostanti. Il nostro cammino si articola inizialmente sull’ampia carrareccia che si sviluppa verso la testata della cosiddetta Valle della Mite lasciando alla nostra sinistra un piccolo invaso artificiale e osservando alle spalle un ottimo scorcio in direzione delle cime della Presanella. Manteniamo la strada bianca per un brevissimo tratto, poco oltre incontriamo infatti il bivio (m 2337), chiaramente indicato dai cartelli, per il Vioz. Abbandoniamo la carrareccia per seguire il sentiero che si separa a destra rimontando il facile costone per lo più erboso. Qualche minuto di salita e siamo ad una seconda biforcazione (m 2390). I cartelli segnalano a sinistra il “Sentiero dei tedeschi” mentre nel nostro caso volgiamo verso destra sul sentiero 139 che esegue un lungo traverso aggirando dall’alto il piano che accoglie il Rifugio Doss dei Cembri. Tagliamo il pendio, in pratica senza dislivelli, con frazioni prative e altre detritiche. Poco oltre il tracciato volge con maggiore decisione verso sinistra con la salita che si fa più decisa. Il sentiero punta in direzione del soprastante, lungo crinale, che scende direttamente dalla cima. Osserviamo l’elegante guglia denominata Dente del Vioz e, più a destra e a maggior distanza, il pulpito che accoglie il Rifugio Mantova, collocato a breve distanza dalla cima del Monte Vioz. Tra pietraie e lembi prativi guadagniamo, a quota m 2440, l’innesto sul sentiero 105 immediatamente a sinistra della modesta Cima Vioz da non confondere con il Monte Vioz obiettivo della nostra salita.

Ha ora inizio il lungo sentiero che ci condurrà fino alla vetta. Il percorso, in salita moderata ma costante, si sviluppa a destra della lunga cresta che sale alla cima passando per il Dente del Vioz. Tagliamo grandi pietraie e i pochi lembi prativi ancora in grado di resistere alla quota. Alle spalle osserviamo il panorama estendersi alla sottostante vallata. Il sentiero guadagna in un punto il crinale per poi scostarsene nuovamente a destra. Da rilevare lo scorcio, in coincidenza della cresta, aperto verso meridione in direzione le cime della Presanella. Caratteristica di questa prima parte di salita è l’ambiente vasto ed uniforme con il tracciato che mantiene immutate le sue caratteristiche di percorso ripido ma costante, senza strappi eccessivi. E’ bene in questa prima parte non eccedere nello sforzo avendo un passo regolare ma non troppo veloce. Le energie risparmiate saranno preziose più in alto, dove fatica e rarefazione dell’aria giocheranno un ruolo importante.

Nell’uniformità dell’ambiente spicca, per il suo profilo ardito ed aguzzo, il Dente del Vioz. Inutile dire che non si tratta di un’elevazione raggiungibile dagli escursionisti. Il suo crinale sommitale risulta troppo impervio per essere percorribile di conseguenza il percorso segnato ne aggira a destra le pendici sino a riportarsi, subito oltre l’elevazione, sul filo del crinale. Siamo intorno ai 2900 metri, una quota ragguardevole guadagnata senza alcuna difficoltà.

Il percorso cambia ora versante: ci spostiamo per la prima volta alla sinistra del crinale. Affrontiamo una frazione più scomoda essendo caratterizzata da fondo detritico instabile e da grandi pietraie. Desta sensazione la vista verso fondo valle del Doss dei Cembri con il suo laghetto artificiale dove la nostra avventura ha avuto inizio. Permette di percepire la grande altitudine che abbiamo raggiunto e il grandioso ambiente d’alta montagna in cui siamo immersi. Dobbiamo ora scavalcare un ripido canale detritico particolarmente ripido e faticoso. La scritta “3000 metri”, riportata con la vernice su un masso, segnala il superamento di questa soglia psicologica. Un tratto particolarmente erto precede il raggiungimento del crinale con visione sempre più spettacolare della Punta Taviela con le piccole vedrette poste sulle sue pendici. Raggiungiamo la cresta proseguendo, subito oltre, alla sua destra tra grandi massi granitici. Cominciamo a scorgere, verso oriente, il lago artificiale del Careser nonché l’omonima, soprastante vedretta mentre alle spalle è da rilevare la visione non solo della Presanella con i suoi ghiacciai ma anche delle Dolomiti di Brenta con in bella vista Cima Tosa.

Ancora un breve tratto e siamo al punto caratteristico della salita al Vioz, il cosiddetto “Brich” (o Brik - m 3206). Si tratta di superare una breve balza agevolata dalla fune fissa per poi traversare verso sinistra lungo una stretta cengia esposta. Sarebbe un punto assai pericoloso se non fosse stato aggiunto, provvidenzialmente, un mano corrente di cavo metallico che assicura di fatto l’unico punto pericoloso dell’ascensione. Con piede fermo e tenendo mano alla fune non vi è proprio alcun problema e in breve siamo di nuovo sul filo del crinale discendente dalla vetta. Assolutamente rilevante il panorama, di fronte a noi, del Vioz che impressiona per via della nostra posizione proprio sotto la verticale della montagna ad acuirne il senso d’imponenza e verticalità. Con occhio attento potrete già notare la lunga sequenza di tornanti che ne risale il versante meridionale. Verso occidente notiamo ancora una volta Punta Taviela nonché l’arrivo della funivia “Pejo 3000”.

Passiamo a sinistra del crinale perdendo pochi metri di dislivello quindi cominciamo a risalire la lunga sequenza di tornantini meravigliandoci per come il sentiero sia stato elegantemente costruito sfruttando i lastroni di roccia circostante per sostenerne il percorso. Si fa vertiginoso il panorama per via della quota e gran parte degli escursionisti cominceranno a risentire fortemente dei problemi legati all’altitudine. Faticosamente si rimonta tra lastroni e massi rossastri affrontando una frazione dove il cammino è stato agevolato con l’aggiunta di traverse in legno per l’appoggio dei piedi e fune metallica come corrimano. Si arranca per il respiro corto e l’aria rarefatta ma in compenso il percorso si rivela un sorprendente, facile sentiero ben ricavato in un ambiente del tutto inusuale per un tracciato escursionistico. Compare il Rifugio Mantova sovrastato, alla sua destra, dalla Cima del Vioz. L’ultima frazione, su pendio di lastroni instabili, offre ancora una volta una difficoltà legata essenzialmente all’altitudine e non certo al percorso, in tutto e per tutto innocuo e non esposto. Non è comunque difficile trovare, in questo tratto, residui di nevai che possono creare qualche problema in più, evitabile telefonando prima della salita al Rifugio Mantova per informarsi sulle condizioni della via di salita.

L’accesso al Rifugio Mantova (m 3535 – ore 3,20 dalla partenza) offre un paesaggio sconfinato specie verso Brenta e Presanella oltre a dominare dall’alto il Doss dei Cembri dove l’avventura ha avuto inizio. Il paesaggio più avvincente è tuttavia quello che si apprezza ad occidente del rifugio dove osserviamo il lungo scivolo ghiacciato della Vedretta del Vioz. Appena più lontano notiamo il Colle del Vioz e alle sue spalle le incredibili serraccate della parte superiore del Ghiacciaio dei Forni, il più vasto del versante italiano delle Alpi, sovrastato dalla Punta S.Matteo (m 3678) e dal Pizzo Tresero (m 3594).

Possiamo ora volgere lo sguardo verso nord: la vetta del Vioz appare vicina ed invitante. Se, come noi, eseguirete la salita in un solo giorno, forse vi sentirete mancare le forze per procedere ma vale la pena di raccogliere le poche energie rimaste per raggiungere un culmine che vi lascerà un ricordo indelebile. Tracce di vernice gialla guidano sul facile pendio di lastroni che sovrasta il Rifugio Mantova. Guardando alle spalle apprezziamo come il rifugio sia un nido d’aquila costruito sull’orlo del salto ricadente verso meridione. A differenza della lunga salita al rifugio non vi è ora un vero e proprio sentiero ma bensì un faticoso pendio detritico. La segnaletica esclude comunque qualsiasi difficoltà d’orientamento e soprattutto non si superano passaggi di arrampicata. Vastissimo il paesaggio anche verso oriente in vista di Cima Marmotta, Cima Venezia e della sottostante Vedretta del Careser. In breve siamo alla grande croce metallica posta sull’anticima del Vioz. La vetta vera e propria richiede ancora un breve tratto di cammino. Si volge verso sinistra su traccia nella neve generalmente presente. E’ bene in questo tratto restare sulla traccia evitando di affacciarsi pericolosamente sui due versanti della sottile cresta sommitale. Spesso la neve forma infatti pericolose cornici protese sui salti sottostanti che possono risultare assai pericolose. Procediamo guadagnando in breve le rocce sommitali del Vioz che appaiono come un'isola nel bel mezzo di un ambiente glaciale. Dalla cima (m 3645 – ore 3,45 dalla partenza) godiamo di una vista con pochi paragoni per quanto riguarda l’escursionismo nelle Alpi Orientali. Soprattutto verso settentrione si aprono nuovi orizzonti ammirando uno straordinario paesaggio verso la doppia sommità ghiacciata del Cevedale (m 3769) e andando a scorgere l’elegante vetta del Gran Zebrù (m 3851). Più vicina appare la tozza calotta ghiacciata del Palon de la Mare divisa dal Vioz dal marcato Passo della Vedretta Rossa; l’omonimo ghiacciaio scende ripido alla nostra destra. Volgendo con lo sguardo verso ovest notiamo la prospicente Cima Linke (m 3631), raggiungibile con un breve tratto su ghiacciaio mentre a sinistra scivola ripida la Vedretta di Vioz. Alle spalle della Cima Linke scorgiamo Punta S.Matteo (m 3678) e Pizzo Tresero (m 3594) con le sottostanti serraccate che precipitano nel Ghiacciaio dei Forni. Si ripete la vista ad oriente verso il lago e la Vedretta del Careser.

Da rilevare, su tutta l’area sommitale del Vioz, la presenza di resti della Grande Guerra evidenti nel filo spinato abbandonato in prossimità della cima. Desta impressione immaginare i soldati che affrontarono il clima artico della zona per un’assurda guerra che fece più caduti per il gelo che per i colpi sparati. Il rientro alla partenza avviene a ritroso per complessive 7 ore di cammino.

Cenni sulla flora:

L’escursione si articola all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, un’area di particolare ricchezza botanica. Segue una rassegna delle più importanti specie osservate in occasione della nostra salita, avvenuta nel luglio 2017 in un anno di straordinaria siccità e che pertanto ha permesso l’ascensione a stagione insolitamente anticipata.

1)      Astro alpino (Aster alpinus)

2)      Androsace alpina (Androsace alpina); una delle piante più rare e pregevoli osservabili lungo questo percorso. Endemica delle Alpi, colonizza i macereti alle quote superiori. E’ presente lungo questo itinerario in prossimità del Dente del Vioz tra 2600 e 3000 metri.

3)      Primula vischiosa (Primula glutinosa); bellissimo endemismo del nordest dai fiori violetti raccolti in piccoli grappoli. Colonizza i macereti d’altitudine e le rupi.

4)      Genepì maschio (Artemisia genipi); endemismo dell’arco alpino che purtroppo si sta pericolosamente rarefacendo in quanto è stato in passato raccolto indiscriminatamente per produrre amari.

5)      Raponzolo rupestre (Phyteuma hedraianthifolium). Endemismo che interessa con il suo areale la Lombardia e il Trentino Alto Adige.

6)      Peverina dei ghiaioni (Cerastium uniflorum), endemica dell’intero arco alpino.

7)      Senecio biancheggiante (Senecio incanus), endemico delle Alpi con isolate stazioni disgiunte nell’Appennino Tosco Emiliano.

8)      Bupleuro stellato (Bupleurum stellatum) endemico delle Alpi e della Corsica.

9)      Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

10)   Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

11)   Genzianella (Gentiana verna)

12)   Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

13)   Sassifraga di Seguier (Saxifraga seguieri); endemismo alpico tipico dei valloncelli nivali endemico della zona alpina compresa tra la Valle d’Aosta e il Veneto. Presente con frequenza in Svizzera, è pianta più rara in Italia.

14)   Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

15)   Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

16)   Sassifraga rossa (Saxifraga oppositifolia)

17)   Spillone alpino (Armeria alpina)

18)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

19)   Giglio martagone (Lilium martagon) nei prati del tratto iniziale compreso tra il Doss dei Cembri e l’innesto del sentiero 105.

20)   Campanula barbata (Campanula barbata)

21) Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

22) Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

23)   Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

24)   Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)

25)   Pedicolare di Kerner (Pedicularis kerneri)

26)   Billeri pennato (Cardamine resedifolia)

27)   Veronica alpina (Veronica alpina)

28)   Bartsia alpina (Bartsia alpina)

29)   Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

30)   Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

31)   Semprevivo montano (Sempervivum montanum)

32)   Celoglosso (Coeloglossum viride)

33)   Nigritella comune (Nigritella nigra)

34)   Orchide candida (Pseudorchis albida)

35)   Piede di gatto (Antennaria dioica)

36)   Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpatica)

37)   Erba unta comune (Pinguicula vulgaris)

38)   Acetosella soldanella (Oxyria digyna)

39)   Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

40)   Achillea moscata (Achillea moschata)

41)   Rodiola rosea (Rodiola rosea)

42)   Trifoglio alpino (Trifolium alpinum)

43)   Silene rupestre (Atocion rupestre)

44)   Raponzolo alpino (Phyteuma hemisphaericum)

45)   Mirtillo rosso (Vaccinium vitis-idaea)

46)   Motellina delle Alpi (Ligusticum mutellina)

                 VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING

                                              Cookie