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PIZZO FORCA (m 2285)
Ci sentiamo di indicarvi questa escursione come una delle più belle delle intere Dolomiti. La prima parte del percorso ricalca uno dei sentieri che gode nell’area di maggiore notorietà. La forestale che conduce al Rifugio Fuciade è sempre percorsa, estate e inverno, dai tanti turisti che affollano l’area del Passo di San Pellegrino. Il tracciato, ampio e quasi senza dislivello, dopo una prima parte prevalentemente boschiva raggiunge i bellissimi prati che caratterizzano la zona del Rifugio. Nei giorni tersi l’ambiente è paradisiaco e avrete la sensazione di trovarvi in qualche pascolo del Canada o della Scandinavia. Il rifugio è la meta di gran parte dei frequentatori della zona di conseguenza, nel proseguo, la presenza umana diviene meno forte e anzi, nella deviazione al Pizzo Forca vi sembrerà di essere in un altro luogo rispetto alla partenza. L’assenza di una traccia e di qualsiasi tipo di segnaletica rende la cima del tutto dimenticata e anche in piena estate non è raro trovarsi in completa solitudine. Nonostante il relativo isolamento la sommità resta alla portata, con tempo buono, di un escursionista di media esperienza in grado di destreggiarsi su terreno libero ma comunque senza salti rocciosi esposti. A completamento dell’avventura si riprende il sentiero segnato per guadagnare il valico della Forca Rossa godendo di nuovi splendidi scorci sui gruppi dolomitici circostanti. Nella stessa escursione potrete scorgere Civetta, Pelmo e Pale di San Martino solo per indicare i massicci più rilevanti. Quando eseguire questa camminata? Il tracciato è naturalmente accessibile per tutto il periodo compreso tra giugno e ottobre senza correre il rischio di incontrare tratti ghiacciati o innevati. La seconda metà di giugno è tuttavia il periodo più bello. La natura si risveglia dopo il lungo inverno alpino e il tracciato si riempie delle sfumature di migliaia di fiori a contrastare con la neve ancora presente sulle cime circostanti. In una giornata tersa si tratta di un’esperienza indimenticabile che ci sentiamo di raccomandare vivamente. L’escursione in breve: Parcheggio presso Albergo Miralago (m 1905) – Lago delle Pozze - Val dai Bè (m 1901) – Costa da Ciasaea (m 1910) – Pecol (m 1925) – Sbrinz (m 1970) – Rifugio Fuciade (m 1982) – innesto sentiero n° 670 (m 1974) – Anter le Aive (m 2088) – sentiero n° 694 – Pizzo Forca (m 2285) – Forca Rossa (m 2493) – sentiero n° 693 – innesto sentiero n° 670 (m 2346) – Rifugio Fuciade (m 1982) – a ritroso sino alla partenza. Dati tecnici: Partenza dal parcheggio presso l’Albergo Miralago (m 1905): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Sino al Rifugio Fuciade T, quindi E nella frazione successiva tranne nella deviazione dal sentiero 694 per raggiungere il Pizzo Forca dove la difficoltà diviene EE. Segnaletica: totale tranne nella deviazione dal sentiero 694 per raggiungere il Pizzo Forca dove non si incontra nessun tipo di segnaletica. Dislivello assoluto: m 598. Acqua potabile sul percorso: alla partenza e al Rifugio Fuciade. Durante il percorso si incontrano alcuni torrenti non sempre accessibili. Accesso alla partenza: Dal paese di Moena si segue la SS 346 raggiungendo il Passo di San Pellegrino. Procediamo oltre il valico per circa 200 metri trovando sulla sinistra, immediatamente dopo il ponticello in legno delle piste di sci, il bivio con cartello indicante “Lach de le Poze – Fuciada” nonché un pannello in legno che segnala l’Albergo Miralago. Abbandoniamo la statale per procedere in questa direzione. Il tratto transitabile in automobile è solo di poche centinaia di metri sino ad accedere al parcheggio posto presso l’Albergo Miralago dove possiamo lasciare l’automobile (m 1905). Subito prima della struttura si separa sulla destra la forestale a fondo naturale dove ha inizio il nostro cammino con indicazioni per il Rifugio Fuciade. Consigliamo in ogni caso la breve digressione all’Albergo Miralago per ammirare, presso la struttura, il piccolo ma pittoresco Lago delle Pozze. Chi proviene da Cencenighe Agordino raggiunge dapprima Falcade quindi si sale verso il Passo di San Pellegrino trovando la deviazione con cartello indicante “Lach de le Poze – Fuciada” sulla destra 200 metri prima dal valico. Il proesguo ricalca quanto detto sopra Descrizione del percorso: Il tratto compreso tra la partenza e il Rifugio Fuciade è uno dei sentieri più semplici e al tempo stesso spettacolari dell’intero circondario. Nel pieno della stagione estiva si rivela una processione continua di turisti attratti dalla straordinaria bellezza del circondario unitamente ad un percorso comodo e e adatto anche a vecchi e bambini. L’itinerario presenta inizialmente dislivelli davvero minimi. Si procede quasi in piano ignorando, in località Val dai Bè (m 1901) il bivio a destra per Malga Boer. Manteniamo l’ampia carrareccia a fondo naturale che si articola tra prati e boschi di conifere raggiungendo una bella schiarita subito oltre la località Costa de Ciasaea (m 1910). Una bella panchina in legno invita alla sosta permettendo un magnifico scorcio a distanza sulle vette delle Pale di San Martino. Si prosegue superando la località Pecol (m 1925) affrontando una breve frazione in modesta salita restando nel bosco di conifere. Poco oltre si dirada l’alberatura raggiungendo il bellissimo piano prativo dominato sullo sfondo dalla Catena della Cima dell’Uomo. Il paesaggio è bucolico: nel verde di prati si incontrano ad intervalli regolari alcuni fienili in legno muti testimoni di un’epoca in cui i contadini vivevano e lavoravano in questi magnifici prati. Le strutture sono state recuperate risultando splendidamente inserite in un idilliaco paesaggio che infonde profonda calma e serenità. Da rilevare la spettacolare vista, verso meridione, delle Pale di San Martino e dell’omonimo altopiano. Procediamo tra le morbide ondulazioni prative in pratica senza dislivelli; da rilevare la presenza di una zona umida subito a destra della mulattiera ricca ad inizio stagione di rare e pregevoli fioriture. Ancora una breve frazione pianeggiante e raggiungiamo il Rifugio Fuciade (m 1982 – ore 1 dalla partenza). L’ambiente paradisiaco in cui è posta la struttura invita ad una sosta. Non è un caso se il Rifugio Fuciade risulta molto gettonato dei tanti villeggianti che soggiornano in estate in Val Fassa e vogliono limitarsi ad una breve passeggiata priva di ogni difficoltà. Nel nostro caso procediamo oltre ignorando la deviazione a sinistra per il Passo delle Cirelle. Poco oltre siamo ad un ulteriore bivio (m 1974). Questa volta abbandoniamo la mulattiera per seguire l’esile sentiero con cartello indicante il Passo Forca Rossa che si separa sulla sinistra. La traccia appare scavata nel manto erboso e comincia a prendere quota rimontando il facile pendio. Il colpo d’occhio alle spalle, sulla conca di Fuciade, appare quanto mai pittoresco grazie ad un ambiente armonico di grande suggestione. Superato un tratto più ripido guadagniamo la soprastante spalla prativa con il panorama che si apre verso oriente offrendo un primo sguardo sul Pizzo Forca. La montagna appare, da questa posizione, come una piramide per lo più erbosa, rocciosa solo presso la sommità a sovrastare la verde Val di Forca. Alle spalle la visione si estende fin quasi al Passo di San Pellegrino mentre si ripete la vista verso meridione delle lontane Pale di San Martino. Il sentiero volge deciso verso sinistra traversando quasi in piano. Il tracciato si sviluppa parallelamente alla soprastante dorsale culminante nel Monte Le Saline. Pressoché in piano andiamo a confluire nel sentiero che sale dalla Valfredda. Caliamo a destra raggiungendo in pochi minuti la località “Anter le Aive” (m 2088), in coincidenza della quale si separa a sinistra il vecchio sentiero 694 diretto alla Forca Rossa. Muoviamo in questa direzione seguendo gli sbiaditi segnavia e la traccia comunque visibile nel manto erboso che riprende debolmente quota. Mentre a sinistra siamo dominati dalla Catena della Cima dell’Uomo sulla destra abbiamo invece il Pizzo Forca, nostra successiva meta. La deviazione che conduce al punto più alto richiede intuito non essendovi via obbligata. La digressione è comunque consigliabile e non troppo lunga. Occorre, nel punto in cui il sentiero volge decisamente verso sinistra, abbandonare la traccia segnata per traversare liberamente verso destra nei prati posti alla base della cima. Il Pizzo Forca appare come un lungo costone delimitato a sinistra da una prominenza più aguzza mentre il punto più alto, assai poco pronunciato, è sulla destra con alcuni affioramenti rocciosi presso la sommità. Traversiamo intuitivamente, senza alcuna traccia di passaggio, sino a portarci grosso modo al centro rispetto al lungo costone soprastante. Da qui saliamo verso il punto mediano del crinale salendo per via diretta. La pendenza è notevole e la solitudine assoluta ma con buona visibilità l’ambiente ampio e luminoso esclude qualsiasi problema di orientamento. Una fila di vecchi paletti in legno possono fungere da riferimento; non sono segnavia ma bensì ciò che rimane di una vecchia recinzione oggi scomparsa. In breve siamo in cresta con il paesaggio che si apre verso la conca di Falcade. Il versante opposto precipita ripidissimo e senza vegetazione con in evidenza le curiose ed inusuali stratificazioni rocciose che lo caratterizzano. Osserviamo a distanza, per la prima volta, la struttura del Monte Civetta mentre a breve distanza notiamo, sotto di noi, il cocuzzolo prativo del Sass de la Palaza. Muoviamo verso destra in direzione del punto più alto senza affrontare alcuna difficoltà grazie al crinale sufficientemente ampio. In breve siamo sulla vetta caratterizzata da due piccoli ometti di pietre (m 2285 – ore 1,15 dal Rifugio Fuciade – ore 2,15 dalla partenza). Il panorama nei giorni limpidi è notevole con in evidenza, verso sudovest, il Col Margherita, la Cima Juribrutto e, sullo sfondo, la catena del Lagorai. Verso meridione svettano ancora una volta le sommità delle Pale di San Martino. Verso settentrione il panorama è dominato dalle prospicienti vette della Catena della Cima dell’Uomo. Volgendo con lo sguardo ad oriente, oltre al prima citato Monte Civetta arriviamo ad intravedere la struttura rocciosa del Monte Pelmo. Dominiamo, sotto la nostra verticale, la verdissima Valfredda. Dopo una meritata sosta rientriamo a ritroso per andare a riprendere il sentiero segnato. Inutile rimarcare l’importanza di prestare attenzione alla grande pendenza e all’assenza di segnaletica. Ripreso il segnavia 694 lo seguiamo verso destra volgendo per un tratto verso settentrione guadagnando quota tra facili balze prative. Poco oltre riceviamo da sinistra il nuovo sentiero proveniente dal Rifugio Fuciade. Proseguiamo verso destra mantenendo il sentiero 694 con cartello in legno indicante la Forcella Forca Rossa. Il sentiero si sviluppa verso oriente permettendo di osservare a distanza il valico. Il tracciato attraversa quasi in piano uno splendido prato d’altitudine quindi si infila in una sorta di piccolo valloncello traversando in diagonale ascendente sul fianco destro del solco. Superato uno sbalzo riappare a distanza la Forca Rossa e comprendiamo l’origine del toponimo; mentre sulla sinistra della sella si innalzano le pareti di dolomia, a destra osserviamo un breve pendio detritico di colore rossastro. Il sentiero procede in direzione del valico articolandosi in gran parte su fondo erboso e con magnifiche fioriture ad inizio estate. Il sentiero resta assai facile portandosi infine sotto la verticale della Forca Rossa. L’ultima frazione di salita appare un po’ più ripida ma sempre facile ed evidente con il paesaggio che torna ad aprirsi verso meridione. Solamente negli ultimissimi metri il fondo prativo lascia spazio al detrito accedendo direttamente al valico (m 2493 – contenitore in legno con libro da firmare - quasi un’ora dal Pizzo Forca – ore 3,10 dalla partenza). Al di là del passo si aprono nuovi orizzonti potendo scorgere diversi massicci dolomitici del bellunese fra i quali ricordiamo le Tofane, il Sorapiss, Antelao e Cristallo solo per citare i più rilevanti. A breve distanza svettano le bizzarre sommità rocciose del Gruppo dell’Auta. Vale la pena di volgere dalla sella verso destra salendo in un paio di minuti, su detrito rossastro, sino alla modesta elevazione senza nome quotata nelle mappe 2499 metri (punto più elevato dell’escursione). Si tratta di un punto d’osservazione particolarmente bello sull’incombente Monte La Banca. Rientriamo alla Forca Rossa tornando a calare a ritroso verso la partenza. Consigliamo tuttavia una variante. Poco al di sotto del valico abbandoniamo il sentiero 694 per seguire la traccia che si separa sulla destra. Da rilevare l’assenza di cartelli segnaletici tuttavia non è difficile notare il sentiero (segnavia 693) che invece di perdere quota traversa con deboli dislivelli sviluppandosi tra i prati magri subito alla base della Catena della Cima dell’Uomo. Il tracciato, facile, segnato e per nulla faticoso, sfrutta gli ultimi lembi di pascolo in ambiente selvaggio e con vista estesa verso occidente in direzione del Passo di San Pellegrino. Il percorso appare in gran parte semipianeggiante permettendo di restare senza alcuna fatica in quota. Poco prima che il sentiero raggiunga un grande ed evidente ghiaione detritico senza vegetazione lo abbandoniamo per calare a sinistra sul segnavia 670 con cartello indicante la Val Fredda e Fuciade (m 2346). La discesa si articola, ben segnata, tra le balze in parte detritiche per calare poi nei verdissimi prati sottostanti osservando, questa volta alla nostra sinistra, il Pizzo Forca e il Sass de la Palaza. Ignorata la biforcazione a sinistra che riporta alla Forca Rossa (m 2176) scendiamo brevemente sino a riprendere il sentiero di andata poco a monte della località Anter le Aive. Non scendiamo verso quest’ultima località; manteniamo invece la destra (segnavia 670) ripercorrendo a ritroso il sentiero che riporta al Rifugio Fuciade (m 1982 – ore 1,30 dalla Forca Rossa – ore 4,40 complessive). Non resta che rientrare alla partenza ricalcando a ritroso la splendida forestale chiusa al traffico che permette di rientrare senza difficoltà all’Hotel Miralago e al Passo di San Pellegrino (ore 5,30 complessive). Cenni sulla flora:
La concentrazione di specie botaniche osservabili lungo questo itinerario è notevolissima: abbiamo cercato di stilare una lista che indichi le più rilevanti ma se avessimo deciso di annotarle tutte avremmo dovuto indicarne troppe. Ci limitiamo alle principali specie cercando di dare particolare risalto alle più rare e agli endemismi. Consigliamo per osservare il massimo numero possibile di specie d’eseguire il percorso alla fine di giugno o ad inizio luglio, quanto meno in un anno di normale nevosità. A seguire la lista delle principali entità osservate. Entità endemiche: 1) Androsace emisferica (Androsace helvetica). Endemica delle Alpi, è una delle piante più belle e preziose osservabili lungo questo itinerario. Il portamento pulvinante, la sua spettacolare fioritura e l’habitat particolarmente selettivo rendono questa pianta di estrema spettacolarità. Sono presenti alcuni pulvini nei grandi massi lungo i sentieri 670, 693 e 694. 2) Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S. squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in S. caesia. 3) Genziana del Tricorno (Gentiana terglouensis). Endemica delle Dolomiti, delle Caravanche e degli Alti Tauri, presenta infiorescenza di colore blu molto simile a quella della comune Genzianella. Il riconoscimento avviene osservando le caratteristiche foglie basali che sono raccolte in 3 – 4 coppie sovrapposte su ciascun lato. È osservabile ad esempio subito a valle della Forca Rossa. 4) Ranuncolo ibrido (Ranunculus hybridus). Endemismo delle Alpi Orientali con areale esteso dalla Lombardia al Friuli. 5) Primula nana (Primula minima); magnifico endemismo delle Alpi Orientali dai petali rosati. È osservabile presso la vetta del Pizzo Forca. Altre specie: 1) Pinguicola alpina (Pinguicula alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede. 2) Erba unta comune (Pinguicula vulgaris). Altra pianta carnivora che cattura insetti al pari della precedente. 3) Azalea alpina (Loiseleuria procumbens); caratterizzata da intricati e compatti pulvini trapuntati da numerosi, piccoli fiori rosa. 4) Orchidea a foglie larghe (Dactylorhiza majalis). Robusta ed appariscente orchidea tipica delle zone umide e dei bordi dei ruscelli, nel complesso infrequente. Una bella stazione è osservabile nella zona umida che precede l’arrivo al Rifugio Fuciade. 5) Aglio serpentino (Allium victorialis); sebbene non si tratti di un endemismo è una specie nel complesso piuttosto rara e con areale centrato in prevalenza sulle Alpi Orientali. Lungo il percorso descritto è presente una bella stazione tra il Rifugio Fuciade e Anter le Aive nei prati attraversati dal sentiero 670. Abbiamo trovato altri esemplari isolati nei prati presso la località Sbrinz. 6) Carice bicolore (Carex bicolor); nel complesso rara ne abbiamo trovato qualche esemplare posso sotto la Forca Rossa. 7) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) 8) Sassifraga muschiata (Saxifraga moschata) 9) Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata) al Pizzo Forca. 10) Acino alpino (Acinos alpinus) 11) Erba cipollina (Allium schoenoprasum) nei dintorni del Rifugio Fuciade. 12) Anemone del Monte Baldo (Anemone baldensis). 13) Arabetta alpina (Arabis alpina) 14) Arnica (Arnica montana) 15) Bartsia alpina (Bartsia alpina) 16) Campanula barbata (Campanula barbata) 17) Crepide dorata (Crepis aurea) presso la partenza. 18) Camedrio alpino (Dryas octopetala) 19) Genziana di Koch (Gentiana acaulis) 20) Cariofillata montana (Geum montanum) al Pizzo Forca. 21) Cariofillata dei rivi (Geum rivale) 22) Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima) 23) Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea) 24) Viola gialla (Viola biflora) 25) Clematide alpina (Clematis alpina) in Val Fredda subito a monte della partenza. 26) Vedovella celeste (Globularia cordifolia) presso la partenza. 27) Tajola comune (Tofieldia calyculata) 28) Botton d’oro (Trollius europaeus) 29) Pigamo colombino (Thalictrum aquilegifolium) 30) Soldanella alpina (Soldanella alpina) 31) Soldanella del calcare (Soldanella minima), da non confondersi con la precedente dalla quale si distingue per le minori dimensioni, la colorazione bianca della corolla e lo stilo non sporgente. 32) Silene a cuscinetto (Silene acaulis) 33) Valeriana montana (Valeriana montana) 34) Salice reticolato (Salix reticulata) 35) Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum) tra il Rifugio Fuciade e il Rifugio Flora Alpina. 36) Pedicolare spiralata (Pedicularis gyroflexa), subendemica delle Alpi con rare stazioni sui Pirenei. 37) Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata) 38) Primula farinosa (Primula farinosa) nelle zone umide comprese tra la partenza e il Rifugio Fuciade. 39) Sulla alpina (Hedysarum hedysaroides) presso il Rifugio Fuciade. 40) Piede di gatto (Antennaria dioica) 41) Dafne rosea (Daphne striata) 42) Pepe di monte (Daphne mezereum) 43) Giglio martagone (Lilium martagon) 44) Minuartia sedoide (Minuartia sedoides) 45) Biscutella montanina (Biscutella leavigata) 46) Poligono viviparo (Polygonum viviparum) 47) Tossillaggine alpina (Homogyne alpina) 48) Platantera comune (Platanthera bifolia) 49) Orchide candida (Pseudorchis albida) 50) Celoglosso (Coeloglossum viride) 51) Geranio selvatico (Geranium sylvaticum) 52) Raponzolo plumbeo (Phyteuma ovatum) tra il Rifugio Fuciade e Anter le Aive. 53) Gipsofila strisciante (Gypsophila repens) subito prima del Rifugio Fuciade. 54) Veratro comune (Veratrum album) 55) Orchide dei pascoli (Traunsteinera globosa) 56) Sassifraga rossa (Saxifraga oppositifolia) 57) Nigritella comune (Nigritella nigra) 58) Nigritella rossa (Nigritella miniata) tra il Rifugio Fuciade e Anter le Aive. 59) Genziana bavarese (Gentiana bavarica) 60) Erica carnea (Erica carnea) 61) Trifoglio bruno (Trifolium badium) 62) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) 63) Iberidella alpina (Hornungia alpina) 64) Lupinella montana (Onobrychis montana)
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