Toraggio

TORAGGIO (m 1973)

Posto sul confine italo francese a cavallo tra la Val Nervia (provincia di Imperia) e la Valle Roja (Provenza) il Toraggio, Torrage per i francesi, è una delle cime più note delle Alpi Liguri sebbene sia tutt’altro che una delle più elevate. Gran parte della notorietà deriva dal famoso Sentiero degli Alpini che ne permette l’accesso partendo dal valico della Colla Melosa. Costruito nel 1936 – 1938 dagli italiani a scopo difensivo in quanto sotto crinale e quindi fuori dal tiro dell’artiglieria francese, il Sentiero degli Alpini è un percorso ricavato in gran parte con muretti a secco e scavando la roccia strapiombante. La spettacolarità deriva proprio dall’esposizione in piena parete del percorso il quale, recuperato dal CAI, è divenuto rapidamente uno dei trekking più famosi e celebrati dell’intera Liguria. Si tratta di 6,3 km di percorso avventuroso che uniscono la Fontana Itala alla località Prati del Toraggio (km 4,3 dalla Fontana Itala alla Gola dell’Incisa, altri 2 km dalla Gola dell’Incisa ai Prati del Toraggio). La sua grande notorietà è quindi pienamente giustificata e la sua percorrenza non può mancare agli amanti della zona.

Nonostante l’influsso mitigatore del vicino Mar Ligure l’innevamento si presenta abbondante fino a maggio e quindi la percorrenza è consigliabile solo da fine primavera sino all’autunno. E’ bene inoltre sfruttare al meglio le ore del mattino; la vicinanza del mare determina infatti la risalita nelle ore diurne di grosse masse d’umidità che condensano rapidamente sulle cime dell’intero settore. Capita quindi con frequenza che al sereno del mattino segua un pomeriggio nella nebbia più fitta e questo, per assurdo, nella stagione calda; è quindi bene minimizzare il problema mettendosi in marcia possibilmente presto. Parlare del Toraggio non sarebbe infine completo senza citare l’incredibile flora che ne riveste le pendici. Poche zone in Italia presentano la stessa concentrazione di entità endemiche che si possono rilevare sul Toraggio; si tratta fra l’altro di alcuni dei fiori più belli delle Alpi con un simbolo: il raro Lilium pomponium dall’inconfondibile forma a turbante e dai petali intensamente arancioni. In coda trovate un ampio resoconto delle specie osservabili lungo il tracciato.

L’escursione in breve:

Rifugio Allavena (Colla Melosa - m 1542) - Fontana Itala (m 1660) - Sorgente San Martino (m 1580) - Sentiero degli Alpini - Gola dell'Incisa - Passo dell'Incisa (m 1685) - Sentiero degli Alpini - Prati del Toraggio - Passo di Fonte Dragurina (m 1821) - Monte Toraggio (Torrage - m 1973) - Passo di Fonte Dragurina (m 1821) - Fonte Dragurina - Passo dell'Incisa (m 1685) - a ritroso sino alla Colla Melosa (m 1542)

Dati tecnici:

Partenza presso il Rifugio Allavena alla Colla Melosa (m 1542): Difficoltà: EE per la presenza di alcune frazioni esposte ma senza passaggi d’arrampicata lungo il Sentiero degli Alpini. EE anche la breve arrampicata con qualche passo di 1° grado che dal Passo di Fonte Dragurina conduce alla vetta del Toraggio (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 473. Acqua sul percorso: alla Fontana Itala, alla Sorgente di San Martino e alla Fonte Dragurina.

Accesso alla partenza:

Si raggiunge la partenza da Arma di Taggia risalendo l’impervia Valle Argentina. Si superano i paesi di Badalucco e Montalto Ligure per giungere a Molini di Triora. Presso il paese volgiamo a sinistra salendo, su fondo asfaltato in pessime condizioni, sino al valico della Colla Langan. Un’altra possibilità è quella di salire alla Colla Langan partendo da Vallecrosia. In questo caso si risale la Val Nervia superando Dolceacqua e Pigna fino a guadagnare la sella. L’ultimo tratto è comune alle due possibilità: dalla Colla Langan una stretta stradina asfaltata raggiunge il Rifugio Allavena presso il valico della Colla Melosa ove ha termine il tratto percorribile in automobile. Lasciamo il mezzo in uno dei tanti spiazzi presso il rifugio. Entrambe le possibilità richiedono poco più di 40 km di strada dalla costa ligure.

Descrizione del percorso:

Abbandonata l’automobile presso il Rifugio Allavena (m 1542) procediamo lungo la strada per il Monte Grai che diviene sterrata e quindi percorribile solo da mezzi fuoristrada. Dopo circa 20 minuti di cammino incontriamo sulla sinistra, in coincidenza di un tornante, l’abbondante Fonte Itala (m 1660). Abbandoniamo la sterrata per passare sul sentiero che, dalla fonte, muove verso sinistra dapprima tra roccette in ambiente aperto quindi, poco oltre, tra rada alberatura a conifere con magnifiche distese di rododendro nel sottobosco. Trascuriamo il bivio a destra per il Monte Pietravecchia (ore 0,35 dalla partenza) proseguendo nel lariceto in moderata discesa. Il percorso volge sensibilmente verso destra passando in ambiente aperto e più arido. Affrontiamo ora il vero e proprio Sentiero degli Alpini al quale abbiamo fatto riferimento nell’introduzione, il percorso traversa infatti lungo la parete orientale del Monte Pietravecchia con grande strapiombo a sinistra e la parete rocciosa a destra. La mulattiera appare sostenuta da muretti a secco e il pensiero non può che essere rivolto a quei soldati che in tempo di guerra realizzarono quest’opera per gran parte ancora integra e perfettamente percorribile. Il tracciato procede in falso piano alternando frazioni visibilmente artefatte con altre prative sempre ai piedi delle poderose quinte del Monte Pietravecchia. Guadagniamo la Sorgente San Martino (m 1580 – ore 1 dalla partenza), una bella fonte con abbeveratoio scavato nella roccia viva. Subito oltre si procede ancora in piano sotto grandi strapiombi; aggiriamo quindi un profondo canale che interrompe la continuità del sentiero con fune metallica come corrimano per qualche metro e un breve arco artificiale di roccia sotto il quale transitiamo. Raggiungiamo in breve un pulpito dal quale appare la distante sommità del Toraggio. Siamo ora alla frazione più bella e spettacolare del Sentiero degli Alpini: perdiamo quota con un paio di tornanti quindi il sentiero appare, sempre in discesa, completamente scavato nella parete con impressionante esposizione alla sinistra. I meno esperti potrebbero intimorirsi per la sensazione di essere sospesi in una cengia nel bel mezzo della rupe; in realtà procedendo ci si rende conto che il tracciato non è mai più stretto di 80 – 100 cm si tratta quindi di tenersi il più possibile a destra, scostati dal salto, senza in realtà affrontare alcun problema se il tempo è buono e il fondo è asciutto. Da rilevare la presenza di qualche spezzone di fune come corrimano anche se la attrezzature sono invece assenti dove sarebbero più utili per i meno esperti, soprattutto psicologicamente. Il tratto più esposto impegna per qualche minuto quindi siamo al punto più basso dell’intera escursione (circa m 1500 – ore 1,30 dalla partenza). Il Sentiero degli Alpini procede volgendo a destra aggirando il versante meridionale del Monte Pietravecchia. Il percorso, sempre privo di qualsiasi passaggio d’arrampicata, richiede comunque una certa attenzione in quanto resta piuttosto stretto ed esposto a sinistra con un paio di punti in parte crollati comunque superabili con un po’ d’attenzione affidandosi talvolta a brevi spezzoni di fune. Una frazione boschiva pressoché piana porta a scorgere infine la marcata Gola dell’Incisa e l’omonima forcella alla sua sommità, che divide il Monte Pietravecchia a destra dal Toraggio a sinistra. Per raggiungere la base inferiore della gola procediamo in pratica senza dislivelli lungo l’ardita cengia artificiale scavata nella parete. L’attenzione dev'essere rivolta, nei punti più stretti ed esposti, al ghiaino instabile che si stacca dalla parete a destra depositandosi sul percorso rendendo il piede meno fermo. Sulla sinistra osserviamo le impressionanti “pieghe” della roccia modellate nei millenni dalle immani forze della natura. Siamo quindi nella Gola dell’Incisa che risaliamo a tornantini rimontando faticosamente il pendio tra massi e rocce mobili. In breve siamo a pochi metri dal Passo dell’Incisa. Appena al di sotto della forcella il Sentiero degli Alpini prosegue a sinistra con la sua seconda parte tuttavia vale prima la pena di salire, in pochi metri, sino al passo, posto proprio sul confine di stato italo francese (m 1685 – ore 2 dalla partenza). Il paesaggio si estende in territorio francese alla Valle Roja con splendido scorcio sulle cime delle Alpi Marittime.

Sono molte le guide turistiche che consigliano a questo punto d’interrompere la percorrenza del Sentiero degli Alpini passando al versante francese per salire al Toraggio in minor tempo. In realtà, la seconda parte del sentiero non è affatto meno bella della prima e anche le difficoltà non sono per nulla maggiori. Ci sentiamo di consigliarne la percorrenza di sèguito restando nel versante italiano per completare un percorso per certi versi unico e di straordinaria suggestione, sempre sospeso tra rocce e strapiombi: proseguiamo con la sua descrizione.

Lasciato il Passo dell’Incisa si procede dapprima tra rada vegetazione con spettacolare vista alle spalle sull’enorme parete del Pietravecchia mentre di fronte a noi si stagliano le rupi del Toraggio. Il tratto su erba è breve: il percorso avanza infatti su roccia, tagliando il ripido pendio praticamente in piano con nuove, brevi frazioni esposte, parzialmente assicurate con funi metalliche fisse. Tra rupi strapiombanti e guglie rocciose prestiamo sempre la massima attenzione al salto esposto al di sotto di noi. Il colpo d’occhio è di rara spettacolarità aperti come siamo verso gli strapiombi di roccia calcarea del Pietravecchia. Il percorso volge poi a destra con le difficoltà e l’esposizione che scompaiono progressivamente accedendo infine al mite e pascolivo versante meridionale del Toraggio. Il sentiero cambia completamente carattere: dopo le precedenti rocce verticali siamo ora in località Prati del Toraggio (ore 2,30 dalla partenza) con il pendio erboso, che appare comodo e riposante. Seguiamo il sentiero in ambiente luminoso ed aperto dove possiamo godere di una vista che si estende liberamente in direzione del mare. Su fondo prativo raggiungiamo quasi in piano la biforcazione con il sentiero che sale dalla Gola di Gouta (m 1661). Passiamo ora a destra risalendo con tornanti in moderata salita sino al Passo di Fonte Dragurina (m 1821 – ore 3 dalla partenza) dove raggiungiamo nuovamente il confine di stato con la Francia.

Ci troviamo ai piedi della struttura sommitale del Toraggio. La via normale alla cima prevede ora l’ultima breve frazione, non difficile ma comunque consigliabile ad escursionisti in grado di districarsi tra facili passaggi di 1° grado. Bolli di vernice rossa guidano nel versante italiano tra roccette e brevi frazioni erbose restando subito a destra del crinale spartiacque. Alla nostra sinistra scorgiamo, sul lato francese, la profonda e in gran parte alberata Valle Roja. I segnavia conducono ad un modesto valloncello che si apre proprio sotto la vetta. Si affrontano ora le uniche difficoltà, per altro contenute, del percorso. La segnaletica guida attraverso un pendio molto ripido ma ben appigliato e gradinato con roccette calcaree affioranti. Le difficoltà, come anticipato, non varcano in alcun punto il primo grado tuttavia è sempre importante avere piede fermo prestando attenzione al pendio in parte esposto aiutandosi con le mani per mantenere l’equilibrio. In breve accediamo al pianoro della vetta occidentale del Toraggio (m 1973 – ore 3,30 dalla partenza). La vetta orientale è appena più bassa e dista 250 metri in linea d’aria ma non è raggiungibile con facilità. Le due cime sono infatti unite da una cresta aerea ed esposta che raggiunge a tratti il 2° grado.

Meritevole appare il paesaggio, aperto su un ampio settore delle Alpi Liguri e delle Alpi Marittime nonché sulla sottostante Valle Roja. Il rientro avviene a ritroso sino al Passo di Fonte Dragurina (m 1821), prestando nuovamente attenzione al settore sommitale per via dell’esposizione e dei passaggi su roccette.

Dal valico la nostra escursione procede a destra entrando in territorio francese. Su facile e ampia mulattiera traversiamo sotto ai poderosi strapiombi sommitali del Toraggio sino allo stretto anfratto che ospita la  Fonte Dragurina. La mulattiera prosegue oltre la sorgente mantenendosi alta rispetto alla Valle Roja. Il sentiero volge quindi verso settentrione calando in discesa debole ma costante lungo il fianco occidentale del Toraggio. Il percorso entra in uno splendido lariceto e in una mezz’ora dal Passo di Fonte Dragurina riporta al Passo dell’Incisa al sommo dell’omonima gola, già raggiunta in precedenza dal versante italiano (m 1685 – ore 4,30 complessive). Il rientro alla partenza prevede ora il rientro in territorio italiano. Ripercorriamo a ritroso la prima frazione del Sentiero degli Alpini compresa tra il Passo dell’Incisa e la Fontana Itala per riportarci infine, su carrareccia, al Rifugio Allavena presso la Colla Melosa dove avevamo lasciato l’automobile (m 1542 – ore 6,30 complessive).

Cenni sulla flora:

L’intero versante delle Alpi Liguri e delle Alpi Marittime rivolto a meridione in direzione del mare, nonostante sia impervio e in gran parte isolato, è molto noto agli esperti di botanica per la straordinaria quantità di piante endemiche, uniche al mondo, che trovano rifugio negli anfratti e sulle pareti calcaree. Si tratta infatti di un settore che, all’epoca delle glaciazioni, fu risparmiato dai ghiacci pertanto diverse specie altrove estinte trovarono rifugio proprio in queste aree. Altre specie mutarono per adattarsi al particolare clima e al substrato sino a divenire “endemiche” in senso stretto dell’area. In generale tutti i settori prealpini presentano un’eccezionale concentrazione di piante endemiche; nelle Alpi Liguri e Marittime il massimo numero di specie si rileva proprio sul Toraggio. Si dice inoltre che la zona Pietravecchia – Toraggio presenti addirittura un quinto dell’intera flora italiana in quanto la vicinanza del mare determina la sovrapposizione di piante alpine ad altre spiccatamente mediterranee. Pur non potendo ricordare tutte le piante ci limitiamo, in una sorta di viaggio virtuale, a portarvi alla conoscenza di alcuni affascinanti endemismi.

La nostra escursione floreale ha inizio presso la Fonte Itala, muovendo i primi passi sul Sentiero degli Alpini. Quasi immediatamente troviamo le bellissime infiorescenze di colore intensamente arancio del Giglio a fiocco (Lilium pomponium) che ci accompagneranno con particolare abbondanza nella prima parte, sino alla Gola dell’Incisa. Altri isolati esemplari sono presenti nei Prati del Toraggio. Si tratta di una pianta in Italia molto rara, con poche stazioni nell’imperiese mentre gran parte dell’areale interessa la Provenza. Presso Fonte Itala troviamo inoltre le Vedovelle minori (Globularia repens), endemismo delle Alpi Occidentali con una stazione disgiunta sui Pirenei. Nel proseguo dell’escursione, in prossimità della Sorgente San Martino, incontriamo la bella Campanula della riviera (Campanula macrorhiza) qui presente con una delle sue stazioni più in quota nonché l’Alisso ligure (Alyssum ligusticum) endemico delle Alpi Cozie, Marittime e Liguri. Si tratta di un arbusto nano dalla caratteristica infiorescenza corimbosa di colore bianco.

Siamo ora nella parte più famosa e celebrata del Sentiero degli Alpini: un occhio attento noterà, nelle pareti calcaree, la bellissima Sassifraga spatolata (Saxifraga cochlearis); parlavamo di un occhio attento, infatti nelle rupi verticali abbonda Saxifraga lingulata, specie che le assomiglia molto e con cui potrebbe essere scambiata. Saxifraga cochlearis è ben più rara trattandosi di un endemismo in senso stretto delle Alpi Marittime con una sola stazione disgiunta sul promontorio di Portofino. Poco oltre, nel punto più basso del Sentiero degli Alpini e quindi poco prima della Gola dell’Incisa, ecco negli anfratti ombrosi a monte del sentiero una grandissima rarità: la Moehringia di Le Brun (Moehringia lebrunii). L’infiorescenza candida della pianta non è molto appariscente ma l’esclusività della specie la rende oltremodo affascinante: sono note appena 4 stazioni della specie, 2 in Valle Roja e due nel versante italiano per un totale di nemmeno 1000 esemplari.

La nostra rassegna di splendidi endemismi prosegue oltre il Passo dell’Incisa, nella seconda parte del Sentiero degli Alpini. Dapprima scorgiamo, tra prati e vegetazione rada, la piccola Stellina delle Alpi Marittime (Asperula hexaphylla), inconfondibile per il verticillo formato da 6 foglie ed endemica delle Alpi Marittime, come suggerito dal nome italiano della specie. Subito oltre, nella parete a picco che sovrasta il sentiero, siamo attratti dalle inconfondibili infiorescenze blu del Raponzolo delle Alpi Marittime (Phyteuma cordatum). L’areale della specie, anche in questo caso, è davvero limitatissimo in quanto ridotto ad una sottile striscia a cavallo tra le province di Imperia e Cuneo. Raggiungiamo i Prati del Toraggio dove le rocce lasciano spazio ad una splendida prateria. In giugno non è difficile trovare in questa zona diversi esemplari del raro Meleagride piemontese (Fritillaria involucrata); l’inconfondibile livrea a scacchi dei tepali rende la specie molto attraente e apprezzata dai fotografi. Anche in questo caso si tratta di una specie il cui areale si limita alle province di Imperia, Savona e Cuneo oltre ad essere presente nel contiguo versante francese. Raggiungiamo il Passo di Fonte Dragurina e le pendici sommitali del Toraggio dove si è insediata, abbondante, la Viola di Valdieri (Viola valderia). L’escursione deborda ora in territorio francese attraversando un bellissimo lariceto dove abbiamo altri due splendidi incontri: nelle zone ombrose, presso affioramenti calcarei, notiamo la bella Primula impolverata (Primula marginata) che trae nome dalle secrezioni farinose presenti sulla lamina delle foglie e attorno alla fauce dei fiori. Endemica delle Alpi Marittime, sono presenti due sole stazioni disgiunte della specie, una presso il Monte Carmo di Loano e un’altra nell’Appennino Ligure a cavallo tra le province di Genova e Piacenza sulle pendici del Groppo Rosso e sul Monte Ciapa Liscia. La nostra rassegna di piante termina con le splendide infiorescenze blu della Genziana ligure (Gentiana ligustica) anch’essa presente esclusivamente nelle Alpi sudoccidentali.

Non abbiamo certo elencato tutti gli endemismi presenti che sono incredibilmente numerosi in questa zona, ma le piante indicate sono più che sufficienti ad apprezzare la grande varietà floreale del Toraggio.

Elenchiamo ora di seguito un estratto delle altre piante osservate in occasione della stesura di questo testo, alla fine del mese di giugno.

1)      Peonia selvatica (Paeonia officinalis). E’ uno dei fiori più spettacolari osservabili sul Monte Toraggio per via dei grandi ed appariscenti fiori fucsia. E’ presente nel tratto compreso tra il Passo di Fonte Dragurina e la vetta.

2)      Orchidea militare (Orchis militaris). Forse la più bella tra le orchidee spontanee presenti lungo il percorso. Alcuni splendidi esemplari crescono nelle immediate vicinanze del Passo dell’Incisa.

3)      Orchidea dei pascoli (Traunsteinera globosa), osservata in località Prati del Toraggio.

4)      Orchide bruciacchiata (Neotinea ustulata). Sebbene diffusa in gran parte delle regioni italiane, resta per ampi tratti un’orchidea assai rara e di grande effetto dal punto di vista estetico. E’ presenti con diversi esemplari in località Prati del Toraggio.

5)      Campanula spigata (Campanula spicata), il cui nome si riferisce alla grande spiga fiorita, è presente dal Passo dell’Incisa ai Prati del Toraggio con parecchi esemplari.

6)      Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata), Lungo la prima parte del Sentiero degli Alpini ha colonizzato le rocce che sovrastano il sentiero. Al tempo dell’antesi, dalle rocce pendono centinaia di steli fioriti che offrono uno spettacolare panorama. Da non confondersi con Sassifraga spatolata (Saxifraga cochlearis), con la quale condivide l’habitat.

7)      Sassifraga solcata (Saxifraga exarata), proprio in vetta al Toraggio.

8)    Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

9)    Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

10)   Viola gialla (Viola biflora)

11)   Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

12)   Silene pendente (Silene nutans)

13)   Reseda comune (Reseda lutea)

14)   Camedrio montano (Teucrium montanum)

15)   Borracina cinerea (Sedum dasyphyllum)

16)   Giglio martagone (Lilium martagon)

17)   Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

18)   Genziana maggiore (Gentiana lutea)

19)   Erba viperina comune (Echium vulgare)

20)   Astro alpino (Aster alpinus)

21)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

22)   Campanula tosca (Campanula medium)

23)   Elleborina bianca (Cephalanthera longifolia)

24)   Elleboro verde (Helleborus viridis)

25)   Eliantemo maggiore (Helianthemum mummularium subsp.berteroanum)

26)   Iberide sempreverde (Iberis semprevirens)

27)   Giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum)

28)   Orchidea maschia (Orchis mascula)

29)   Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum)

30)   Pigamo colombino (Thalictrum aquilegifolium)

31)   Lino suffruticoloso (Linum suffruticosum subsp.appressum)

32)   Clematide alpina (Clematis alpina)

33)   Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

34)   Paradisia (Paradisea liliastrum)

35)   Vedovella dei prati (Globularia vulgaris)

36)   Primula odorosa (Primula veris)

37)   Asfodelo montano (Asphodelus albus)

38)   Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

39)   Potentilla caulescente (Potentilla caulescens)

40)   Bocca di leone gialla (Anthirrinum latifolium)

41)   Vulneraria montana (Antyllis montana)

42)   Atamanta comune (Athamanta cretesi)

43)   Succiamele rossastro (Orobanche gracilis)

44)   Scrofularia comune (Scrophularia canina)

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